Una conversazione con Italo Porcari sull’ECUMENISNO A TUTTI I COSTI e sui limiti

 

Una conversazione con Italo Porcari sull’ECUMENISNO A TUTTI I COSTI e sui limiti

Italo Porcariha scritto:

Antonio Bruno già: purché quel lavoro " remunerato " sia fatto nel segno del " bene comune ", del governo per il benessere dei propri concittadini e non -- come avvenuto a San Cesario per talune vicende -- contro i propri concittadini.

Non mi piace l'ecumenismo a tutti i costi: la grave vicenda delle contravvenzioni e della testarda arroganza SPENDACCIONA dell'allora sindaco e sodali di governo non può e non deve passare sotto silenzio e VA PUNITA nell'urna elettorale dal popolo di San Cesario.

Antonio Brunoha scritto:

Italo Porcari ci sono teorie economiche che pretendono di avere una base biologica: la competizione degli esseri viventi in natura. Ma si scopre che Darwin prende la nozione di concorrenza dagli economisti inglesi. Penso che in natura non ci sia competizione. Nello spazio umano, sì, perché la competizione, o quella che chiamiamo competizione nello spazio umano, che spesso vogliamo addolcire in qualche modo, implica la negazione dell'altro, l'altro deve essere distinto come un altro, e questo succede nelle conversazioni, non succede senza conversazioni. Per quanto riguarda questo comportamento di escludere, di competere, di criminalizzare l'altra/o penso che abbia a che fare con l'origine della nostra cultura patriarcale. Ha a che fare con la vita in lotta e l'appropriazione. Il patriarcato non ha niente a che fare con il maschile. Ha a che fare con l'emozione dell'appropriazione e dell'esclusione, e ciò sorge, penso, nella storia, con l'origine del pascolo in Asia. Lì appaiono l'appropriazione, l'esclusione dell'altro, la difesa della cosa appropriata, la lotta, gli strumenti della caccia si trasformano in armi, che stanno per essere strumenti di sterminio. Inizia il controllo della sessualità femminile. Viene fuori tutta una serie di cose che, nel lungo periodo, man mano che diventano modi di vita dominanti, conducono in una certa direzione che è la competizione. Io spiego l'esistenza di classi sociali antagoniste è conseguenza della nozione di lotta di classe e tra le classi e sorge proprio perché non esistono istituti di reciproca accettazione. Se non stabilisco un vantaggio reciproco, non ho una collaborazione, ho la competizione e posso arrivare a fare ciò che accade in Ucraina.

Ecco perché penso che quando si determina un margine, si forma un'identità. Si stabilisce l'identità di un gruppo, di una categoria di persone, perché stabilisco un confine che definisce la categoria, che può essere economica, che può essere intellettuale. Quello che chiamo il limite ho osservato sia un limite che può essere stabilito nello spazio oppure è funzionale o ha una giustificazione argomentativa.

Per quanto riguarda la teoria marxista che dice che il vantaggio dipende dalla condizione economica ho molto riflettuto e scoperto che le condizioni economiche portano a stabilire un vantaggio solo non appena si nega l'accesso a qualcosa che si restringe da un punto di vista economico. Cioè, ha a che fare con l'appropriazione.

Che fare allora, ti starai chiedendo. Penso che non ci sia altro modo che voler cambiare. Dipende se vuoi farlo o non vuoi farlo. Ora, credo che i desideri siano acquisiti, si incarnino, si formino nel vivere. Non si è determinati a desiderare qualcosa, ma si impara a desiderare o non desiderare le cose a seconda di come si vive, secondo la propria esperienza. Questo è il motivo per cui è molto importante ciò che accade durante la crescita del bambino, perché impara a desiderare uno stile di vita o un altro in base a come vive.

Per questo ho riflettuto molto sugli effetti della pubblicità. Tutta questa cosa della propaganda è una manipolazione dei desideri. La creazione di uno spazio di mercato è una manipolazione dei desideri. Il vedere se c'è un mercato o no è uno sguardo ai desideri. Quindi, quello che è in gioco nel corso della storia, penso, sono i desideri, non la ragione. Il corso della storia non segue il corso delle risorse, né il percorso delle possibilità, né il percorso della ragione, ma segue il percorso dei desideri. Questo non ci rende meno umani, meno responsabili o meno consapevoli. Certo, se non ce ne rendiamo conto, ci muoviamo nei nostri desideri senza rendercene conto. Ma quando realizziamo e riflettiamo sui nostri desideri, e l'altro appare come un'entità di fronte alla quale ciò che desideriamo ha una conseguenza, l'etica appare. Perché l'etica appaia, devo vedere l'altra persona. Ecco perché dico che l'etica dipende dal sentimento dell’amicizia, non dipende dalla ragione.

Dovremmo diventare consapevoli dei desideri di realizzare un'azione e una relazione etica, si deve prendere coscienza dei desideri infatti se si diventa consapevoli dei desideri, si diventa responsabili. Se divento consapevole dei desideri e ne guardo le conseguenze, allora non posso sfuggire alla presenza dell'altro, questa riflessione mi fa pensare se voglio fare ciò che volevo fare che determina quelle tali conseguenze.

Penso però che non tutte le relazioni che noi abbiamo con le altre persone siano dello stesso tipo. Dipendono dall'emozione. Perché ci sia la cooperazione, per esempio, ci deve essere l'accettazione reciproca ... o l'ipocrisia dell'accettazione reciproca. Perché ci sia il particolare tipo di convivenza che connotiamo nella vita quotidiana con la parola sociale, ci deve essere quell'emozione, o i comportamenti che un osservatore esterno vede come accettazione dell'altro, cioè i comportamenti dell’amicizia. Ma ci sono altri comportamenti e relazioni umane che sono di un altro tipo, come le relazioni gerarchiche. Requisito di queste relazioni è l’obbedienza. Non c'è accettazione. Quindi quelle relazioni sono di un altro tipo, meritano un altro nome.

Ho riflettuto anche sul fatto che le emozioni sono domini di azione, domini comportamentali. L’amicizia è il dominio dei comportamenti che costituiscono l'altro nella convivenza con noi che lo viviamo come legittimo altro. Sia chiaro che chi mette in atto tale relazione può essere ipocrita. Posso avere un certo comportamento di accettazione dell'altro, e in fondo sono con un coltello nascosto pronto per pugnalarlo. Ciò può accadere, ma finché ho il comportamento di accettare l'altro, ciò che accade è ciò che accade con l'accettazione.

Infine voglio scriverti come vedo la libertà. Sai mi sono sempre chiesto se c'è davvero libertà o è un'illusione, un desiderio insoddisfatto.

Ho osservato nella mia vita quotidiana che questo ha molte connotazioni, appartiene a molte reti di conversazioni diverse. Può appartenere al dominio della restrizione o meno del movimento. Per esempio: sono libero se il mio movimento non è limitato, in qualsiasi spazio, nello spazio fisico o nello spazio della riflessione. Ma se si guarda bene e si riflette, la parola libertà fa sempre riferimento a una non restrizione all'azione. Penso, tuttavia, che ciò che si riferisce e a ciò che accade a una persona con la nozione di libertà, che è qualcosa che ha a che fare con come ci si sente questa persona con il flusso delle sue azioni, e che si ha l'esperienza di libertà quando uno può mettere i suoi desideri nel regno dei desideri. Al momento posso rendermi conto che voglio qualcosa e posso chiedermi se voglio desiderarlo, e agire secondo quel secondo sguardo, poi provo la libertà. Credo che tutte le circostanze in cui si parla di libertà, alla fine, siano in questo.

L'argomento richiederebbe una maggiore riflessione insieme a delle conversazioni che, mi dichiaro sin d’ora, disponibile ad avere con chiunque abbia interesse. Buona pasquetta di riflessione Italo, a te e a chiunque si sia avventurato nella lettura di questo commento.

Italo Porcari ha scritto:

Antonio BrunoIl voto, il suffragio universale è l'unico mezzo sin'ora escogitato (il sorteggio affidato alla dea bendata riguarda i pari grado delle " caste ") perchè nel segreto dell'urna la coscienza di ciascuno possa esprimere la propria " SCELTA ", cioè diventi " partigiano " di una idea di società o di una consorteria di qualsivoglia natura o, infine, si schieri con un gruppo di interessi etc.etc.Il voto non è ecumenico, è " partigiano ", divisivo quindi, è il gramsciano "odio gli indifferenti", cioè il massimo dell'etica umana contemporanea che cerchi la pace e voglia realizzarla.Alcune delle tue riflessioni sono frutto di " teorie" (compresa quella matriarcale, la più agnostica, quindi la più comoda perchè cieca) da " figli dei fiori", non utopiche ma nichiliste perchè adagiate nell' indiffirenza.La prepotenza e ' l' arroganza spendacciona " esercitate dall'ex sindaco e suoi sostenitori (sino al momento della congiura ordita dal pretonzolo sancerasiano che con i sacestani benedicenti ha devastato San Cesario per oltre 20 anni) sono proprio frutto di quel malcostume etico e pratico che tu chiami " appropriazione ", cioè appropriazione datwiniana del potere che, se non combattuta con l'unica arma disponibile, il voto coniugato delle idee e dei (ai) programmi, ci fa cadere nella bestialità dell'appropriazione, appunto!" Odio gli indifferenti ", sono partigiano delle donne e dei giovani di San Cesario che stanno cercando, faticosamento, di mettere al centro della " SCELTA" una idea di governo della città " solidale e condivisa".

Antonio Bruno ha scritto:

Italo Porcari grazie per questo tuo commento. Storicamente tutti tentativi di scongiurare l'appropriazione sono divenuti solo rovesciamento dei dominatori per appropriarsi di quel dominio. E' una evidenza riscontrabile anche nella nostra piccola storia cittadina. Non voglio e non posso convincere nessuno circa la inadeguatezza della "partigianeria" ai fini della uguaglianza e della collaborazione, posso solo, per l'appunto, appellarmi alla storia Mondiale e, più specificamente, a quella di ognuno di noi. Sostituire un cittadino che attua il processo dominio/sottomissione per poi attuare lo stesso identico processo solo con interpreti diversi, è un impegno velleitario ai fini DELL'UTOPIA del nostro Movimento Cantiere Democratico che ha scritto a chiare lettere di prendersi la responsabilità di vivere una convivenza sociale caratterizzata da gentilezza, inclusione, e reciproco riconoscimento di legittimità e rispetto. Un UTOPIA! Certamente è un UTOPIA, ma per quanto mi riguarda non butterei via il mio tempo per meno.

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