2 novembre 2024
2 novembre 2024
Immagina un giorno in cui i giornali non sono che fogli bianchi, pieni di rumore, ma vuoti di sostanza. Scrivono di guerre, di scontri tra giovani e famiglie, di conflitti che lasciano cicatrici nel cuore delle città, mentre la vera guerra si consuma in politiche di potere, un conflitto silenzioso che non versa sangue, ma lacrime. I titoli parlano di battaglie tra Russi e Ucraini, tra Israeliani e Arabi, eppure, in tutto questo fragore, noi ci perdiamo, dimentichiamo i nostri morti, coloro che amiamo e che ci hanno preceduto.
Oggi, sotto il cielo che abbraccia le nostre teste, ci ritroviamo al capo santo. La nostra gente si raccoglie, ricorda, non dimentica. Perché tra cento anni, nessuno di noi sarà qui, nessuna voce a raccontare la nostra storia, nessun cuore a battere per questa terra. Eppure, in questo silenzio che ci circonda, i giornalisti continuano a scrivere, intenti nelle loro battaglie, affilando parole come lame, danzando in un duello di linguaggi raffinati, sempre civili, come se il dolore avesse bisogno di eleganza per esistere.
E io, in mezzo a tutto questo, desidero evadere, liberarmi da una cultura che celebra la competizione, abbracciare un modo di vivere che sia autenticamente umano. Perché dentro di noi c'è una forza che può trasformare le ferite in fiori, la guerra in abbracci, e in questa ricerca di connessione, scopro la bellezza di un’esistenza in cui possiamo finalmente essere noi stessi.
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