Io sono tempesta


 Attraverso – una parola che contiene un augurio, un invito a cercare un verso, una direzione. Non è solo un termine, ma un atto di coraggio, un moto interiore che ci sospinge verso l’oltre, il non detto, ciò che si svela solo ai più attenti. Attraverso è il percorso dei marinai, che trovano nel solcare le onde e affrontare le tempeste una sfida e una promessa. In ogni tempesta, vi è un’ombra di speranza, un messaggio nascosto: è il vento che sfiora la pelle, la nuvola che lascia intravedere uno spiraglio di luce.

E così, nella tempesta di questi tempi incerti, ci troviamo a misurare la nostra forza e a domandarci cosa ci resti di prezioso. Le onde violente del dolore ci scuotono, eppure ci fanno dono di un tempo lento, sospeso, che ci invita a riflettere su ciò che ci rende umani. Come una perdita del gusto che non è solo un sintomo, ma un’immagine della vita moderna, di una società che rischia di perdere il sapore stesso del vivere. Tuttavia, come chi conosce bene il mare sa che dopo la burrasca ritorna il sereno, così anche noi cerchiamo un nuovo verso, un nuovo senso.
Viviamo sospesi, quasi sull’orlo di una scoperta, in bilico tra nostalgia e rinascita. Ogni anziano che abbiamo perso, ogni abbraccio negato, ogni volto nascosto dietro una maschera, è un richiamo a ciò che realmente conta. Gli adulti e i giovani, i bambini e gli anziani: a ognuno è stata sottratta una parte di vita, eppure ci rimane il coraggio di ritrovarla.
C’è un futuro che ci attende, un approdo oltre le tempeste. Per giungervi, è necessario affrontare la scomodità del cambiamento, del non sapere dove approderemo. È un invito ad abbandonare i porti sicuri, a navigare tra le incertezze come gli antichi marinai, spinti non solo dal bisogno di sopravvivere, ma dalla voglia di scoprire. E così, forse, riemergere con una nuova consapevolezza: la bellezza del viaggio, la gioia di un incontro inatteso, il coraggio di non abbandonare mai il timone.
Ecco allora il segreto: tenere salda la rotta, lasciarsi sfidare dal mare aperto, dalle onde sconosciute. Tornare a provare la scomodità, come spiega Crepet, per lasciare un segno, per sentirci vivi.
Antonio Bruno suggestionato dalle parole di Paolo Crepet

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