La promessa dell'atletica? Nfamara Njie cittadino del paese più bello del Mondo. Immigrato in Italia con un barcone Classe '98, proviene dal Gambia.
Emanuela Carucci - Mar, 06/09/2016 - 09:22
Arrivato tre anni fa su un barcone, ha corso come tanti il
rischio di perdere la vita il giovane 18enne Nfamara Njie.
Ma la corsa, per destino e vocazione, lo chiamava sulla
terraferma, sulle coste di quella Sicilia raggiunta tra mille pericoli e poi a
San Cesario di Lecce, in Puglia, in provincia di Lecce, dove fu trasferito, nel
racconto riportato dal Quotidiano di Puglia.
Già campione italiano nei 10mila metri su strada, Nfamara
Njie, originario del Gambia, quest'anno ha vinto la maratona di Brindisi (la
stracittadina organizzata dall'Amatori Atletica del capoluogo pugliese)
battendo 801 atleti partecipanti. Le doti principali del ragazzo d'Africa, che
ricorda per certi versi addirittura "Un ragazzo di Calabria", lo
straordinario film di Luigi Comencini, sono quelle delle grandi
"antilopi" africane: la resistenza, oltre alla velocità.
“Sabato correrà a Foligno, in provincia di Perugia, per
conquistare un altro titolo”, ha dichiarato al giornale salentino, il suo
allenatore, Gianmarco Buttazzo. Secondo le dichiarazioni del presidente
dell'associazione sportiva “Tre Casali”, Gigi Renis, con cui Njie lo scorso
anno ha vinto la prima gara in Sicilia, appena arrivato in Italia alla domanda
“cosa sai fare” lui rispondeva solo “correre, correre”.
Classe 1998, il nome di Nfamara Njie è già sul sito della
Fidal, la Federazione di Atletica Leggera. Nella categoria mezzofondista i suoi
punteggi promettono bene nelle gare a cui ha partecipato in tutta Italia.
10Mila metri, corsi in 30:03.77 a Castelporziano; 5mila metri, corsi in 14:25.1
a Cosenza; 3mila metri, corsi in 8:32.8 a Lecce e, per finire, i 1500 metri col
tempo di 3:57.38 a Milano.
Insomma una promessa per l'atletica leggera. Con con la
maglia italiana. Magari guardando alle prossime olimpiadi di Tokyo 2020.
La sua corsa intanto continua verso un traguardo più grande,
quello di una vita dignitosa. A dargli le ali il sapore della libertà e quel
senso di rivincita sano, competitivo ma mai sleale, cattivo che solo lo sport
sano può insegnare.
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