La vita ai tempi del coronavirus
La vita ai tempi del coronavirus
"La competizione porta alla scarsità,
che porta alla guerra che porta alla morte,
la cooperazione porta all'abbondanza
che porta alla pace che conduce alla vita"
Ernst Götsch Contadino
L’attenzione dei cittadini di tutto il Mondo è concentrata
sul pericolo di contagio da coronavirus. I giornali tv, la carta stampata e i
Social Network sono i luoghi del coordinamento di noi cittadini e in questi
giorni non si parla d’altro.
In Italia da ieri tutto il resto s’è dissolto, evaporato al
calore delle fiamme della nostra voglia di conservarci in vita, dalla nostra
consapevolezza di quanto sia bello vivere e dal desiderio concomitante e
consapevole di fare tutto quello che è necessario per restare vivi.
Una pubblicità Tv di questi tempi ha rispolverato “La Vita”,
una canzone del 1968 presentata al Festival di Sanremo, scritta da Antonio Amurri
e Bruno Canfora e cantata da Shirley Bassey. Ebbene qualche giorno fa ho cercato
la base musicale e, quando mi sono messo a cantare, giunto al ritornello, mi
sono commosso al punto che le lacrime, mi hanno impedito di continuare a
cantare, immerso com’ero in quel pianto liberatorio nel quale mi sono sciolto:
lacrime di pura felicità!
Già la vita!
Ci ho riflettuto e mi sono reso conto che, ogni istante
tutto quello che faccio, è finalizzato a conservare la mia vita e la vita delle
persone che mi sono care. Tutto, proprio tutto, si riduce a questo. Il lavoro,
le scelte, i discorsi, le conversazioni, anche il più piccolo gesto non è altro
che il mio voler conservare la mia vita, la vita!
Ho riflettuto anche che dev’essere così per te che stai
leggendo le mie parole, che dev’essere così per tutti gli esseri viventi di
questo pianeta. Tutti, indistintamente, facciamo quello che facciamo perché
vogliamo conservarci in vita.
Ed è per conservare la vita che accade la violenza.
Perché pensiamo che ci sia qualcuno che minaccia la nostra
vita diveniamo spietati.
Ho riflettuto sul perché ci siano tanti concittadini che
respingono i migranti, e ho capito che è perché sentono la scarsità delle
risorse, e hanno paura che con i migranti non ce ne siano abbastanza per tutti.
E allora ecco che alziamo muri, per respingere chi pensiamo possa minacciare la
nostra vita.
Anche tra noi che siamo al di qua di quel muro accade la
stessa cosa. Le fazioni che abbiamo creato, quelle che stanno facendosi la “guerra
delle piazze”, si sono formate perché ognuna di esse pensa che l’altra minaccia
la propria vita e quella dei propri figli.
Le fazioni sono in competizione e rifletteteci, la
competizione porta alla scarsità, che porta alla guerra che porta alla morte.
Io invece vi propongo una esistenza sociale basata sulla
cooperazione che porta all'abbondanza che porta alla pace che conduce alla vita.
Noi facciamo quello che facciamo per conservare la nostra
vita e quella delle persone che ci sono care, questa è la nostra mission e per
ottenere con certezza la vita non abbiamo altra scelta: dobbiamo cooperare.
Antonio Bruno Ferro
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