SECONDO TE SUCCESSO E RICCHEZZA SONO VALORI RELATIVI O ASSOLUTI?
Americo Pepe ha scritto:
Antonio, stabilire meriti è complicato, osservare i demeriti è più semplice.
Personalmente il successo e la ricchezza non li ritengo valori assoluti.
Per essere considerati valori (relativi) dovrebbero derivare da prestazione di attività di valore.
Personalmente il successo e la ricchezza non li ritengo valori assoluti.
Per essere considerati valori (relativi) dovrebbero derivare da prestazione di attività di valore.
Antonio Bruno ha scritto:
Americo Pepe SUCCESSO E RICCHEZZA sono valori ASSOLUTI per tutti. Nessuno si preoccupa di chiedersi cosa accadrà, se farà ciò che desidera fare, alle altre persone, all'ambiente e al Paesaggio perché il successo e la ricchezza sono VALORI ASSOLUTI CHE HANNO L'EFFETTO DI DERESPONSABILIZZARE CHI È INFORMATO DA QUESTI VALORI. Basta pensare alle industrie, alla gestione dei rifiuti, alla gestione del paesaggio rurale e potrei continuare così elencando tutti gli aspetti della nostra vita.
Americo Pepe ha scritto:
Antonio Bruno certo nella attuale società è così, per questo ho scritto che "personalmente" non li considero tali.
Ma, come vedi, si rischia che dalla competizione, quella nostra nei confronti del "pensiero corrente", possa emergere qualche valore sopito dalla collaborazione tra tutti quelli che desiderano mantenere lo "status quo"
Ma, come vedi, si rischia che dalla competizione, quella nostra nei confronti del "pensiero corrente", possa emergere qualche valore sopito dalla collaborazione tra tutti quelli che desiderano mantenere lo "status quo"
Antonio Bruno ha scritto:
Antonio Bruno Americo Pepe tu pensi che io non desideri vivere con persone che hanno i valori di rispetto e riconoscimento della legittimità di tutti? A me piacerebbe, ma non si può costringere nessuno ad abbandonare la competizione e quindi ad abbracciare la collaborazione. Ed io non competo con te, te lo assicuro. Io converso con te ed ho piacere nel farlo e lo faccio per il solo piacere di conversare con te.
Americo Pepe ha scritto:
La conversazione è
reciproca, ma di fatto io e te siamo in competizione con chi compete con noi.
Antonio Bruno ha scritto:
Americo Pepe mi dispiace deluderti. Io non sono in
competizione con te e non sono in competizione con le persone che mi fanno il
grande onore di leggere quello che scrivo. Io rispetto e ritengo legittime
tutte le persone di qualunque razza, sesso, religione, CULTURA e gusto sessuale
siano.
Americo Pepe ha scritto:
Antonio Bruno ma sei in competizione con chi agisce per
ottenere risultati non conformi ai tuoi valori di riferimento.
Che poi competizione non significa contrapposizione frontale
o peggio ancora scambio di accuse o similari.
Antonio Bruno ha scritto:
Americo Pepe mi dispiace deluderti ancora una volta, ti
assicuro che io rispetto e ritengo legittimo chi agisce per ottenere risultati
non conformi ai miei valori di riferimento.
Americo Pepe ha scritto:
Antonio Bruno ma rispettare e ritenere legittime le idee
altrui non significa collaborare, ma nel dualismo da te proposto significa
competere con rispetto.
Forse l'ho detto un'altra volta, competere non significa
voler l'annientamento altrui.
Antonio Bruno ha scritto:
Mi dispiace ma ancora una volta devo deluderti. Se tu ritieni
sia giusto candidarti alle elezioni per vincere e conquistare il potere io ti
rispetto e ritengo legittimo quello stai facendo. Io non faccio quello che fai
tu ma per me è legittimo che tu lo faccia e rispetto quello che fai. Ora ti
chiedo in che modo sto in competizione con te?
Americo Pepe ha scritto:
Antonio Bruno dipende da ciò che fai e non da ciò che non fai.
Tu poni la questione della competizione in alternativa a quella della collaborazione.
Io no. Considero la competizione come una delle possibili vie per arrivare alla collaborazione.
In alternativa a queste due io vedo tante possibilità, alcune anche non schematizzabili, che di fatto impediscono la collaborazione.
Stiamo conversando da un bel po di tempo, ma non abbiamo stabilito alcun rapporto, sull'argomento, né di collaborazione né di competizione.
Stiamo soltanto impiegando tempo a conversare in maniera sterile, cioè siamo in versione "passatempo".
Antonio Bruno ha scritto:
Americo Pepe io sto conversando con te per il piacere di conversare e lo sto facendo ritenendoti legittimo in tutto quello che scrivi e fai. Non sto collaborando con te. La collaborazione per poter essere agita deve essere preceduta da una conversazione nella quale raggiungere un progetto comune condiviso. Quello che ho fatto e che faccio con te è ciò che ho fatto e faccio con tutte le persone con cui entro in relazione nella mia deriva.
Ciò premesso mi incuriosisce la tua bizzarra affermazione secondo cui si arriva alla collaborazione attraverso la competizione. Le mie osservazioni non confermano questa tua affermazione perché ho sempre osservato che attraverso la competizione si giunge a un vincitore che esercita il dominio ed a vinti che o si allontanano e quindi vengono esclusi, oppure in alternativa si sottomettono e divengono ubbidienti. Comunque io ho dimostrato di non essere in competizione con te e, con l’esempio della lotta per la conquista del potere, di non essere in competizione nemmeno con le persone che hanno valori contrapposti a quelli che seguo io. Fammi tu un esempio che dimostri la tua affermazione, sono curioso di leggere.
Americo Pepe ha scritto:
Antonio, non si tratta di un'affermazione bizzarra, come ti
sembra forse perché non hai provato a dare al termine "competizione"
il significato positivo che deriva dall'etimologia.
Cum-petere non è contrapposto, a prescindere, a
cum-laborare.
Tutt'altro, i termini hanno in comune il "cum" ed
indicano solo percorsi diversi nelle relazioni tra i partecipanti.
A me è successo tante volte di partire in competizione e
terminare in collaborazione.
Ti dirò di più, spesso provoco la competizione per avere
stimoli maggiori e guadagnare tempo e qualità.
Un percorso che termina con un dominio o una sottomissione
non è corretto definirlo di competizione, ci sono tanti altri termini da usare.
Antonio Bruno ha scritto:
Caro Americo Pepe, si tratta di osservare. Tu scrivi: “A me
è successo tante volte di partire in competizione e terminare in collaborazione”.
Dovresti raccontare l’esperienza per consentirmi di osservare. La tua è solo l’affermazione
che descrive un esito senza descrivere il processo che ha quell’esito.
Americo Pepe ha scritto:
Antonio, potrei parlarti, di due programmi, tanti anni fa,
partiti e sviluppati con due metodiche diverse, ma avevano risultati concreti
corrispondenti alla realtà, destinati allo stesso tipo di utenza, ai quali
giustamente nessuno voleva rinunciare perché frutto di diversi mesi di lavoro.
Competizione "spinta" tra chi arrivava prima e
meglio.
A lavoro ultimato nessuno ha prevaricato l'altro e non c'è
stata nessuna forma di concorrenza sleale, anzi i ragazzi che avevano lavorato
materialmente si accordarono su un equo compenso da chiedere e studiarono
insieme come giungere ad avere uno stampato comune per contenere i costi di
approvvigionamento.
Questo in sintesi.
Ma di episodi potrei raccontarne tanti, visto che, ripeto,
ho sempre considerato la competizione, sana e corretta, una fonte di stimoli.
Non di rado sono entrato in competizione anche con me
stesso.
Antonio Bruno ha scritto:
Antonio Bruno Americo Pepe quello che hai descritto non è
competizione. Ci sono due squadre che chiedono adesioni e persone che
liberamente aderiscono all'una o all'altra proposta. Alla fine siccome i
prodotti erano entrambi ritenuti redditizi l'azienda non ha licenziato. Se
invece avesse licenziato ci sarebbe stata esclusione e quindi competizione.
Come quando un Azienda chiude, hai presente? Comunque aspetti di competizione
possono essere presenti all'interno dei gruppi tra individuo e individuo. Allo
stesso identico modo ci può essere una competizione con sé stessi per raggiungere
non meglio precisati obiettivi. Tutti comunque sono comportamenti a esito
esclusivo. Ad esempio con sé stessi la competizione può arrivare ad escludere
una parte di sé. Circa l’accordo su un equo compenso è la rinuncia alla
competizione che fa emergere la collaborazione che si è espressa in un progetto
comune espresso in una ripartizione equa al di la dei risultati.
In sintesi hai descritto persone che erano nella cultura
della competizione. Poi queste stesse persone hanno deciso di abbandonarla
ripartendosi equamente i guadagni totali che avevano realizzato.
Americo Pepe ha scritto:
none Antonio hanno collaborato in tutti i
sensi, per raggiungere un grande obiettivo per ragazzi circa ventenni a cui due
"in età più avanzata" avevano fornito supporto di conoscenze.
Antonio Bruno ha scritto:
Americo Pepe è la cultura della
collaborazione. Non ci sono dubbi.
Americo Pepe ha scritto:
Antonio Bruno è stata una avventura avvincente, una delle
soddisfazioni intime, mai sbandierate perché intime.
Questo è stato uno degli.aspetti.che hanno consentito ad un
ragazzo di affrontare la vita con fiducia nei propri mezzi.
Da tanto tempo non lo sento, ma l'ho seguito all'inizio
cimentarsi con successo nei campi più disparati, quando ancora non esistevano
tutti gli strumenti moderni e si lavorava con qualche pc con sistema operativo
MS DOS.
Antonio Bruno ha scritto:
Americo Pepe il piacere di aver fatto quello che si è fatto
per il piacere di averlo fatto
Commenti
Posta un commento