ETICA DELLA CONVIVENZA BASATA SUL RISPETTO RECIPROCO
ETICA DELLA CONVIVENZA BASATA SUL RISPETTO RECIPROCO
Piero Ignazi professore ordinario di Politica comparata dell'Università di Bologna ha scritto un articolo pubblicato dal quotidiano DOMANI oggi 28 luglio 2023, in cui descrive LA DELIGITTIMAZIONE della sinistra ad opera della Lega di Bossi, di Forza Italia di Berlusconi e del partito dei Fratelli d’Italia di Meloni.
Mutatis mutandis (fatti i debiti cambiamenti) è possibile osservare una stessa identica DELEGITTIMAZIONE della destra ad opera del Partito Democratico di Elly Schlein e di tutti gli altri partiti di sinistra.
Il Prof. Ignazi ritiene che invece è possibile indicare due comportamenti di reciproco riconoscimento di legittimità che sono informati dall’etica della convivenza basata sul rispetto reciproco:
“L'omaggio reciproco di rappresentanti del Msi alla salma di Enrico Berlinguer nel 1984 e del Pci a quella di Giorgio Almirante nel 1988”
In questa etica osservabile nei comportamenti delle persone ai funerali di Enrico Berlinguer e di Giorgio Almirante, c'è spazio per l'accettazione dell'altro come essere diverso da me, legittimo nel suo modo di essere, autonomo nella sua capacità di pensare e agire.
Ora possiamo osservare che solo i rapporti che si basano sull'accettazione dell'altro come legittimo altro nella convivenza possono essere definiti sociali, e questa reciproca accettazione costituisce un comportamento di rispetto.
In base a ciò riconosciamo la dignità umana dell'altro quando lo accettiamo come un altro legittimo, diverso da me; nella vita di tutti i giorni.
Quale emozione permette di agire l’etica che abbiamo osservato ai funerali di Enrico Berlinguer e a quelli di Giorgio Almirante?
Posso rispondere senza paura di essere smentito, che l'emozione fondante affinché l'accettazione reciproca possa realizzarsi efficacemente è l'amore.
Anche la fiducia avviene nell'accettazione della legittimità dell'altro. Per fidarsi ci vuole rispetto.
L’amore è l'emozione che fonda il sociale. Senza l'amore come emozione fondamentale, l'altro non ha presenza, perché l'amore ha a che fare con il rispetto, con l'incontro con l'altro nella sua legittimità.
E amare è lasciare che l'altro appaia nella sua legittimità.
Possiamo osservare che l'amore avviene nel fluire del vivere nel presente, nella legittimità di tutto, senza dualità, senza fare distinzioni tra buono e cattivo, bello e brutto.
Ma se siamo d’accordo sul riconoscimento reciproco di legittimità e sul rispetto, perché il prof. Ignazi ha osservato i comportamenti finalizzati a delegittimare la sinistra? Perché noi tutti possiamo quotidianamente osservare comportamenti tesi a delegittimare la destra? O più in generale come facciamo a delegittimare?
L'Occidente ha avuto un modo di relazionarsi che si è basato su una verità che ha prevalso su tutto, che è al di fuori dell'essere umano e che è oggettiva, è universale (valida per tutti).
L'Occidente ha privilegiato la ragione rispetto alle emozioni; ha una ragione dignitosa e questo si traduce in competizione, perché questo modo di vedere la realtà determinerà, tra l'altro, il modo in cui ci relazioniamo con gli altri.
Questa oggettività implica la convinzione che ognuno di noi ha accesso e può appropriarsi di una verità che è unica, trascendente e universale. Appropriandoci della verità, non accettiamo la legittimità del mondo dell'altro e la neghiamo irresponsabilmente.
Questa appropriazione della verità da parte dell'Occidente ha generato una storia di guerre, di dominio, di sottomissione, di appropriazione, che esclude e nega l'altro: il patriarcato. La nostra cultura è patriarcale, in cui la lotta, la guerra, le gerarchie, la sottomissione, il controllo, l'autorità e il potere sono stati valorizzati.
Ecco come facciamo a delegittimare, ed ecco perché il prof. Ignazi ha osservato e descritto i comportamenti della destra italiana finalizzati a delegittimare la sinistra e noi, mutatis mutandis, osserviamo quelli finalizzati a delegittimare la destra. Per il prof. Ignazi e per noi questi comportamenti non sono desiderabili. Il prof Ignazi ha anche osservato i comportamenti delle persone che presero parte ai funerali di Enrico Berlinguer e di Giorgio Almirante, che erano incentrati sul reciproco riconoscimento di legittimità, indicando questi comportamenti come desiderabili.
Buona riflessione
LA RABBIA E L'AGGRESSIVITÀ
Quell'odio anti -illuminista della destra italiana
PIERO IGNAZI politologo
Quel piccolo balletto di Zaki doveva marcire in galera per imparare la gratitudine. Così ha detto Vittorio Feltri, a lungo giornalista del più livoroso giornale della destra e ora omaggiato di un seggio al consiglio comunale di Milano nelle liste di FdL. È un piccolo esempio tra i tanti, tali da riempire tutto questo giornale, dell'odio roccioso che trasuda dalla destra di questo paese. La politica italiana ha una lunga tradizione di rissosità, di scontri all'arma bianca, di accuse sanguinose, di baruffe anche in parlamento. Fortebraccio sull'Unità e Montanelli sul Giornale non andavano per il sottile. Quel clima faceva parte della nostra storia nazionale, intessuta di violenza verbale e non. Tanto da portare, per tante vie diverse, alla stagione del terrorismo. Dopo quegli anni terribili la politica ha radicalmente stemperato la conflittualità. La febbre ideologica scese di colpo. La politica trovò un diverso modus vivendi. A livello giovanile, dimenticando la politica con varie modalità, dal riflusso nel privato, alla disperazione dell'emarginazione, dalla riconversione nell'associazionismo e nel volontariato alla ricerca del successo individuale tra edonismo e acquisizione.
A livello del sistema partitico, riconoscendo a tutti "agibilità politica" come si diceva all'epoca dei movimenti degli anni Settanta. L'omaggio reciproco di rappresentanti del Msi alla salma di Enrico Berlinguer nel 1984 e del Pci a quella di Giorgio Almirante nel 1988 simboleggia un diverso, più disteso clima politico. Che però si infrange presto con il crollo dei vecchi partiti e l'irruzione di due homini novi della politica italiana, Umberto Bossi e Silvio Berlusconi.
Con stile diverso ma con analoga aggressività entrambi hanno reintrodotto nel paese la delegittimazione radicale dell'avversario. Già dalle prime parole della sua discesa in campo il Cavaliere innesca di nuovo una minima radicalizzante quando, cosparso di un finto bon ton, bolla con parole di fuoco gli avversari tacciandoli di essere «una minoranza che ci avrebbe inflitto un futuro soffocante e illiberale». E non era l'ingenuità di un neofita, perché tale refrain risuonerà continuamente e ossessivamente negli anni successivi. Questa onda delegittimante continua a montare. Perché c'è un passato che non passa a destra, soprattutto tra i ranghi di Fratelli d’Italia è il fastidio, fino al rigetto, di visioni diverse, frutto di una mentalità monista e integralista che trova nel recupero della Tradizione contro l'Illuminismo il suo ancoraggio ideologico più profondo. Del resto alcuni dei padri politici rivendicati dalla presidente del consiglio consideravano la democrazia una <sifilide dello spirito moderno». Dalle parti di palazzo Chigi sono ancora attivi molti legami affettivi, identitari e ideali con un passato cupo
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