La SOCIETÀ ORIZZONTALE presuppone di desiderare di abbandonare LA NOSTRA SOCIETA’ GERARCHICA
La SOCIETÀ ORIZZONTALE presuppone di desiderare di abbandonare LA NOSTRA SOCIETA’ GERARCHICA
Marco Damilano, nel suo articolo pubblicato dal quotidiano DOMANI oggi 2 luglio 2023, cita il sociologo Giuseppe De Rita che è stato tra i fondatori del Censis (Centro Studi Investimenti Sociali), tra i dirigenti della Svimez (Associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno) oltre che Presidente del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL). Secondo Marco Damilano leggendo gli scritti di Giuseppe De Rita si possono ottenere le indicazioni per evitare di scivolare verso le rivolte alla francese, con la politica come un RE INERME, O UNA REGINA CHE INSEGUE O REPRIME, MA NON INTERPRETA.
Ebbene le indicazioni del Prof. Giuseppe De Rita sono le seguenti:
1. la società orizzontale;
2. la cura dei territori e delle reti.
Queste due indicazioni che, per sgombrare il campo da qualunque fraintendimento, io condivido totalmente, sono la possibilità di una convivenza sociale che sia fonte di benessere per tutti. Ecco perché vanno suggerite a tutti i partiti e a tutti i movimenti oltre che a tutti i cittadini che oggi hanno la responsabilità della redistribuzione della ricchezza.
La società orizzontale rappresenta la realizzazione del VALORE DELL’UGUAGLIANZA, che insieme alla Libertà e alla Fraternità, sono il mio orizzonte ideale.
E allora la prima conseguenza di questa indicazione è quella di desiderare di rinunciare AI LEADER, AI CAPI E AI CAPETTI.
Per ottenere la SOCIETA’ ORIZZONTALE non dobbiamo far altro che aprire spazi di conversazione dove possiamo incontrarci. Questa è la mia raccomandazione che poi è il modo, semplice ma efficace di ottenere una SOCIETA’ ORIZZONTALE e in sintonia con questi tempi, dove è consigliabile che le organizzazioni siano orizzontali piuttosto che verticali, che le persone lavorino come una squadra e che il potere dell'ascolto sia infinito.
Per realizzare questo spazio di conversazione possiamo desiderare di tenere l’atteggiamento che segue: se in nostra presenza, qualcuno presenta qualcosa di diverso, noi possiamo pensare che sia bello ascoltarlo. Tutti gli esseri umani sono belli nella realizzazione del nostro vivere, le differenze sono motivo di riflessione per cui in questo modo di vivere che suggerisco non c'è discriminazione.
Il fatto è che viviamo in un'epoca in cui le gerarchie stanno scomparendo. Veniamo da una cultura che confonde la collaborazione con l'obbedienza, invece siccome tutti noi facciamo compiti diversi, tutti allo stesso tempo facciamo parte di un quadro essenziale.
I processi naturali non implicano l'obbedienza, che è un fenomeno culturale e umano. La persona fa ciò che non vuole fare, perché qualcun altro lo chiede, ma questo non può essere un modo di vivere che produce benessere.
Invece all’opposto quando siamo consapevoli di fare quello che facciamo, per piacere, ecco che si realizza un modo di vivere che da benessere. QUESTO MODO DI VIVERE CHE IO STO SUGGERENDO SI CHIAMA COLLABORAZIONE.
L'obbedienza in Italia è vista come un valore. Mentre tutti siamo consapevoli che l’obbedienza ha a che fare con la sottomissione.
Invece il rispetto è diverso, perché emerge dall'esempio, dalle conversazioni, e comunque possiamo dire si o no, a seconda del rispetto che abbiamo per noi stessi e per gli altri, e lo stesso accade nelle organizzazioni.
L'obbedienza porta sempre rancore. La collaborazione porta sempre al benessere.
I leader possono cadere nella tentazione di mantenere il POTERE, e per farlo tendono a disconnettersi dalla comunità. Come è possibile osservare anche in Italia, i leader durano un po’, e di quelli che abbiamo avuto e abbiamo tutt’ora, nessuno ha ottenuto, né ottiene, niente di veramente riconosciuto.
La co-ispirazione, invece, è data da conversazioni, da un progetto comune, non da un progetto stabilito.
La storia dell'umanità mostra che i leader politici conducono alla tirannia. In Italia c’è in atto una conversazione che ha l’intenzione di ottenere un modo di vivere democratico che scongiuri qualunque sistema autoritario.
Quello che ho scritto rappresenta il mio contributo a questa conversazione.
Buona riflessione
IL PD E I SONDAGGI Schlein non è un'influencer Il suo lavoro inizia adesso
MARCO DAMILANO
L'effetto Schlein è finito, ha scritto ieri Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera: il Pd è tornato al 19,4 per cento, come nel voto 2022, il gradimento della leader è sceso di cinque punti. Il dato fotografa il momento più difficile, l'ultimo mese, con la sconfitta alle amministrative e le polemiche nel partito, ma consente almeno di chiarire (anche ad alcuni sostenitori) quella che dovrebbe essere una ovvietà. Elly Schlein non è una influencer, è la segretaria del Pd, il suo effetto non si giudicherà sulla bolla dei follower, ma sulla leadership, sulla sua capacità di incidere su quelli che un tempo si sarebbero chiamati i processi reali, Schlein è partita nelle condizioni peggiori. Una coalizione di centrosinistra inesistente. Un Pd spezzato, vedi le ultime primarie per il segretario del Lazio, sulla scheda erano stampati i simboli delle correnti (Lazio democratico, A Sinistra per Leodori...), come se fossero partiti diversi. Un contesto culturale di riferimento appassito. In più, una informazione in gran parte conformista che incensa senza pudore la premier e si dà di gomito nel bastonare la leader dell'opposizione, è l'esercizio di stile in cui si gonfia il petto e si rispecchia il giornalista collettivo (maschio). Se la crisi del Pd non è contingente, ma strutturale, viene da lontano, la risposta non è una fiammata social richiederà un periodo lungo, mettiamoci comodi, giusto. Chi ha scelto alle primarie Schlein non ha votato per una figurina, ma per una politica ritenuta in grado di imprimere una svolta non per la superficie ma per la profondità. E non solo sul tornare nelle piazze, dopo anni in cui era «desolato deserto il panorama», come nella poesia di Mariangela Gualtieri. «il popolo è disperso«. Le ultime iniziative (l'ordine del giorno su Santanché, la campagna sulla casa, il salario minimo) sono l'embrione di costruzioni più larghe: l'azione parlamentare, le alleanze. i progetti. Come hanno richiesto su Domani Gianni Cuperlo e Luigi Zanda. Il cambiamento del Pd si dovrà vedere, passa per un cambio di agenda e per le persone con le candidature 2024 per le europee le città, le regioni. Il terreno dell'Europa è il più congeniale per Schlein. Giorgia Meloni è in bilico tra il comiziaccio sovranista a uso della tifoseria domestica e l'ansia di essere la prima della classe nell'Europa delle nazioni. Schlein incarna l'idea di un'Europa solidale inclusiva aperta. Per citare Giuseppe De Rita (nominato a sproposito da Meloni alla Camera al posto del grillino Domenico De Masi): la società orizzontale, la cura dei territori e delle reti che evita di scivolare verso le rivolte alla francese, con la politica come un «re inerme«, o una regina che insegue o reprime, ma non interpreta L'effetto Schlein è finito. E la lunga partita della segretaria comincia davvero.
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