La sira “lu friscu” a San Cisariu
All'imbrunire a San Cesario le sedie uscivano fuori di casa,
“intrha alla curte” oppure sul marciapiede, di fronte alla strada. Erano
passate le ore caldissime e c’era l’esigenza di “stare allu friscu”.
Non è cambiato nulla per tanti e questa vecchia tradizione c’è
ancora. Eccole le sedie che appaiono e assieme a loro le donne che hanno
terminato i servizi in casa e che si apprestano a osservare chi passa, che non
vedono l’ora di farsi una sana chiacchierata con la vicina, anche lei seduta
sulla sedia, fuori la porta di casa, sul marciapiede, davanti alla strada.
Sentire quel venticello dopo aver detto “nu sse sta mmoe l’aria”
è un momento di sollievo condiviso con i vicini, facendo a gara per attribuire
un nome a quell’aria che si muove: “è tramuntana, è punente, è sceroccu, è
levante!”.
“Lu friscu” il Social Network che resiste ancora, le notizie
che volano di bocca in bocca, di porta in porta sino a giungere a invadere
tutto. Le notizie che arrivano prima di qualunque altra forma di comunicazione,
prima della Tv, prima di Internet. Ognuno aggiunge un colore, una sensazione,
una intuizione e la notizie diventa il racconto di una storia, la narrazione
della realtà, l’atto di conoscenza assoluta.
“Lu Friscu” con le ragazze “fitanzate a casa” che si
aggiungono alla compagnia e attendono il giovane che arriva in bicicletta, una
volta finito il lavoro, mentre i vicini scrutandolo arrivare sussurrano “sta
bbene cu nni parla”.
“M’ha parlatu l’Antoniu” era il modo di definire una
dichiarazione d’amore, conseguenza degli sguardi ma che si manifestava davvero
solo con la parola. La parola bastevole per sospendere i sentimenti, necessaria
a stigmatizzare il desiderio e ottenere di avere in esclusiva lei che tanto
bramavi.
Quel desiderio prepotente che doveva restare compresso nel
corpo, perché la presenza dell’altra c’era esclusivamente all’interno della
Comunità, dove gli sguardi e la parola dominavano, dove era concesso al massimo
di sfiorarsi, senza esagerare, per quello che si poteva alla presenza degli
sguardi di una strada in cui i vicini erano assiepati sui marciapiedi con lo
sguardo sempre pronto a vedere ogni minimo movimento, ogni cosa accadesse sotto
le stelle d’estate del paese più bello del Mondo.
Ancora oggi accade, “lu friscu” coinvolge solo una minima
parte delle donne e degli uomini del paese più bello del Mondo, ma ancora
accade. E m’è venuto in mente un grand’uomo, un uomo buono, Don Gennaru Pasca
che in tante di quelle sere mi chiamò don Frittella dandomi un titolo di cui
vado orgoglioso perché mi ricorda mia Nonna Memmi che mi rimpinzava con le
frittelle di pane, uovo e menta che ancora mi riempiono gli occhi e il cuore
del paese che non posso scordare, che è nel mio cuore, che è l’essenza di ciò
che sono, San Cesario di Lecce il paese, per me, più bello del Mondo .
Antonio Bruno
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