Li tassì te “lu largu te lu palazzu”
A San Cesario di Lecce negli anni 60 le notizie correvano
veloci come il vento. Un giorno arrivò a casa mio padre e annunciò a tutti che
il suo amico Biagio Capone aveva un taxi, che a San Cesario veniva chiamato
TASSI’.
E’ vero che c’era la corriera e la littorina delle Ferrovie
Sud Est, ma vuoi mettere con al comodità di arrivare a Lecce con un TASSI’?
C’erano varie macchine ferme “ALLU LARGU TE LU PALAZZU”.
A proposito ci pensate se lo chiamassimo tutti cosi come lo chiamavano i sancisariani dei primi del '900? Mi chiedo perché non si possa lasciare al suo posto la lapide che ricorda Garibaldi e tornare a chiamare la Piazza principale del paese con una frase che la riporta alla sua vera natura, ovvero quella di largo spazio nelle vicinanze del palazzo ducale?
A proposito ci pensate se lo chiamassimo tutti cosi come lo chiamavano i sancisariani dei primi del '900? Mi chiedo perché non si possa lasciare al suo posto la lapide che ricorda Garibaldi e tornare a chiamare la Piazza principale del paese con una frase che la riporta alla sua vera natura, ovvero quella di largo spazio nelle vicinanze del palazzo ducale?
Ma torniamo alle automobili che facevano servizio taxi a San
Cesario. Erano ferme nei pressi del Monumento dei caduti e partivano alla volta
di Lecce una volta che la vettura si riempiva di 5 - 6 passeggeri. Allo stesso
modo a Lecce, se non sbaglio nei pressi della piazza coperta che era la tettoia
Liberty addossata alle mura prospicienti a Viale Marconi, attendevano che l’automobile
si riempisse per fare ritorno a San Cesario. Insomma non c'era un orario, c'erano le macchine ferme e si partiva una volta raggiunto il numero massimo di passeggeri.
A San Cesario di Lecce negli anni '60 se c’era una esigenza della popolazione, qualcuno creava un
servizio. Funzionava così in quegli anni. I sancesariani si inventavano il lavoro in
funzione delle esigenze che si percepivano sorgere dal popolo.
Chissà magari qualche giovane potrebbe farci su una bella
riflessione.
Ci sono anche degli aneddoti intorno ai viaggi in Taxi, come
quello di un noto maggiorente dell’epoca che pare prendesse il tassì per approfittare
del fatto che in quelle auto si fosse per forza di cose addossati le une agli
altri, e poter fare quello che in gergo viene definito “la mano morta”. Pare che
ci siano state reazioni anche violente da parte dei mariti le cui mogli erano
vittime di questo signore che veniva definito “rattusu”(*).
Antonio Bruno
(*)
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