Introduzione di Humberto Maturana a: “Il Piacere è Sacro” di Riane Eisler
Introduzione di Humberto Maturana a:
“Il Piacere è Sacro” di Riane Eisler (versione spagnola)
Traduzione a cura di Marco Baggi –
http://www.yogadinamico.it. autorizzata dall'autore (agosto 2001)
Questo libro nasce all’interno di un intreccio storico;
appare in un momento in cui da un lato si espande la consapevolezza del fatto
che, come esseri umani, apparteniamo ad un presente culturale che ci porta ad
una negazione dell'umano con la distruzione della biosfera e, d'altro canto,
sembra affascinarci l'espansione tecnologica e la promessa che renda tutto
possibile, se sappiamo utilizzarla. Sarà vero? A mio avviso l'umano sorge non
meno di tre milioni di anni fa, con il vivere nel linguaggio come modalità
quotidiana di esistenza dei nostri antenati. Nel momento in cui sorge l'umano i
nostri antenati non sono come noi. A giudicare dai resti fossili devono essere
stati di dimensioni molto più ridotte, con un volto più scimmiesco ed un
cervello grande più o meno un terzo del nostro. Erano già bipedi e, senza
dubbio, vivevano in piccoli gruppi di circa cinque/otto individui d’età
diverse. Come ha potuto originarsi, per essi, il vivere nel linguaggio? Il
linguaggio è un modo di convivere facendo cose insieme, in una dinamica
ricorsiva di coordinazioni comportamentali che si sono stabilite nella
convivenza stessa. Quindi, vivere nel linguaggio è una modalità di convivenza
in coordinazioni di coordinazioni di comportamenti e azioni, propria al
convivere condividendo lo spazio, il cibo ed il piacere, conservando tale
modalità di generazione in generazione, attraverso l'apprendimento dei bimbi.
Queste sono certamente affermazioni difficili da fondare, e gli argomenti su
cui basarle sono di diversa natura; desidero enumerarne alcuni.
Vediamo un’argomentazione di carattere sistemico generale:
• Ogni volta che si conservano determinate relazioni nella
storia di un insieme d’elementi, si apre uno spazio perché tutto cambi intorno
a ciò che si conserva. In questo modo, ad esempio, nascono le specie: come
famiglie nella conservazione trans-generazionale di un modo di chiamarsi, come
classi di esseri viventi nella conservazione di un determinato modo di vivere,
lungo più generazioni, attraverso il vivere dei figli. Pertanto, come esseri
umani, siamo il presente della storia di conservazione del vivere nel
linguaggiare che ci ha resi umani, attraverso tutti i bambini dei nostri
antenati. Questa non è un’affermazione banale. Noi adulti facciamo il presente,
ma i nostri i bambini fanno la storia.
Vediamo ora un'argomentazione di carattere biologico:
• Attualmente, come esseri umani, esistiamo così pienamente
nel “linguaggiare” che senza esso scompariamo. Il nostro viso, il nostro
sistema nervoso, la nostra dinamica respiratoria, il nostro il modo di vivere e
convivere hanno caratteristiche che devono essere sorte nel corso di molte
generazioni di cambiamento, intorno 2 alla conservazione del vivere nel linguaggio.
Noi esseri umani siamo biologicamente umani, potremmo dire che lo siamo
letteralmente, anima e corpo.
Vediamo un'argomentazione di carattere evolutivo:
• Nel divenire degli esseri viventi non avviene nulla che
non sia permesso dalla loro costituzione genetica. Bisogna però anche dire che
la costituzione genetica non determina a partire da sé il corso che segue il
vivere di un organismo, esso sorge di momento in momento, nell'intreccio
ricorsivo tra la costituzione genetica dell’essere vivente e le circostanze che
gli capita di vivere, a partire dal suo concepimento. Quest’intreccio non
avviene con un gioco di modulazioni reciproche, in cui la costituzione genetica
e le circostanze ambientali determinano diversi aspetti del vivere, ma sorge
come qualcosa di nuovo, in un processo epigenico di carattere sistemico. Ciò
che rende l'epigenesi un processo sistemico è che il suo corso non è
predeterminato, ma si delinea de novo nel fluire del vivere di un organismo, in
un processo in cui s’intrecciano due dinamiche deterministe indipendenti:
quella dell'organismo con la sua costituzione genetica e quella dell’ambiente
con la sua dinamica strutturale autonoma. Pertanto non possiamo parlare di
determinazione genetica in senso stretto, dato che anche i tratti che un
osservatore vede come ereditabili, perché li vede, riappaiono associati alla
costituzione genetica dell'essere vivente nella successione delle generazioni,
sorgono in un processo d’epigenesi che si ripete in maniera sistemica
generazione dopo generazione, in una dinamica che implica tanto gli esseri
viventi quanto l’ambiente che li contiene. Da ciò risulta che le specie
sorgono, si conservano o cambiano, nel processo evolutivo, solo se avviene la
conservazione sistemica delle diverse dinamiche epigeniche che permettono la
ripetizione dei differenti modi di vita che le caratterizzano.
Vediamo un’argomentazione di carattere relazionale:
• nella conservazione sistemica trans-generazionale della
dinamica epigenica che assicura il ripetersi di un modo di vita, il
comportamento gioca un ruolo centrale, in quanto determina di momento in
momento l'incontro dell'organismo con l’ambiente. E nell'ambito del
comportamento, le emozioni hanno un carattere fondamentale perché definiscono,
di momento in momento, lo spazio relazionale in cui un organismo si muove.
Pertanto il comportamento in generale, e le emozioni in particolare,
determinano come vive un animale e dove si trova in ogni momento. Al contempo,
il fluire di comportamenti ed emozioni è essenzialmente dipendente dalle
abitudini che gli animali acquisiscono nel loro vivere individuale e, nei
mammiferi come noi, tali abitudini si configurano nella convivenza delle
cucciolate con la madre e con altri adulti. Nella successione delle
generazioni, ciò converte il divenire di questi animali in un processo di
conservazione dei modi di vita acquisiti nell'infanzia. Pertanto la
conservazione o meno, da una generazione all'altra, di abitudini
comportamentali ed emozionali nell'apprendimento delle cucciolate, è fondamentalmente
ciò che determina il corso del divenire di una specie, mantenendo o meno, da
una generazione all'altra, la ripetizione della dinamica epigenica che lo
definisce.
Vediamo un'argomentazione di carattere comportamentale ed
emozionale:
• noi esseri umani esistiamo nel linguaggiare ma viviamo e
attuiamo in reti di conversazioni. Il conversare avviene nel convivere,
nell'intreccio dell'emozionare e 3 del linguaggiare. Distinguendo le diverse
emozioni in altri animali o in noi stessi ciò che distinguiamo sono modi di
relazionarsi, classi di comportamento relazionale che definiscono diversi modi
d’essere che danno ai diversi comportamenti il loro carattere d’azione di una
determinata classe. Pertanto, un movimento, un gesto, è un invito o
un'aggressione a seconda dell'emozione a partire dalla quale si realizza o si
riceve. Prima dell'origine del vivere nel linguaggio, i nostri antenati devono
aver vissuto nell'emozionare coordinando il loro comportamento, nel fluire
delle emozioni nella convivenza. Quando si è originato il convivere nel
linguaggio, non meno di tre milioni d’anni fa, ciò deve essere avvenuto
nell’intreccio dell'emozionare nel convivere quotidiano, in modo che ciò che
deve essersi originato all'origine dell'umano è il convivere in conversazioni nella
coordinazione di azioni ed emozioni della vita quotidiana. In queste
circostanze che cosa possiamo dire rispetto l'origine della nostra specie nel
contesto di cui ci occupiamo, che è "il piacere è sacro"?
Il piacere è sacro è la sessualità, però che cosa rende
sacro il sesso?
Questo libro mostra molti aspetti della storia di
de-sacralizzazione del sesso nella violenza contro la donna e le emozioni a
partire dalla cecità di una cultura che distrugge i fondamenti della
comprensione della biosfera e del cosmo nella loro dinamica sistemica. In
seguito proporrò risposte a queste domande utilizzando implicitamente le
premesse che ho presentato più sopra. Vediamo.
Come ha origine l'umano?
Noi esseri umani siamo esseri amorosi e ci ammaliamo a
qualsiasi età quando scompare l'amore nel nostro vivere. E cos'è l'amoroso? Ho
detto e scritto a più riprese che l'amore si produce quando il nostro
comportamento è tale che l’altro, maschio o femmina, sorge attraverso tale
comportamento nella sua piena legittimità in convivenza con noi. Dunque l'amore
avviene nei comportamenti relazionali quando l’altro, maschio o femmina, non
deve discolparsi del proprio essere, qualunque sia la relazione nella quale
c’incontriamo con lui/lei. Dunque l'amore fonda l'esistenza sociale. Ma come
sorge? Per quanto possa sembrare strano l'amore non ha fondamento, è una
condizione d'esistenza; se non avviene non c'è convivenza sociale e questo è
quel che avviene, non c'è convivenza e ci sono altre cose come aggressività,
parassitismo o indifferenza. Quindi semplicemente l'amore costituisce la
convivenza sociale e questa dura in quanto dura lo spazio relazionale amoroso.
Noi esseri umani apparteniamo evolutivamente alla biologia dell'amore. Siamo
mammiferi e almeno nell'infanzia i mammiferi esistono nella biologia
dell'amore. Ma la nostra peculiarità come esseri umani è che apparteniamo a una
storia evolutiva centrata nella biologia dell'amore come qualcosa che va ad
abbracciare non solo la relazione maternoinfantile. Vediamo come. In qualità di
primati, siamo animali caratterizzati da neotenia in diverso grado. La neotenia
è caratterizzata dalla conservazione evolutiva dell’espansione dell'infanzia
nel corso del vivere. La neotenia non è un fenomeno biologico strano o
infrequente. La peculiarità che ci interessa è che ciò che più si è espanso nel
corso di tutta la nostra vita individuale, come risultato del nostro essere
neotenici, è stata l'amorevolezza materno/infantile come modo di convivere
nella biologia dell'amore. La relazione amorosa materno infantile propria ai
mammiferi è una relazione d’accettazione e fruizione della vicinanza e del
contatto corporeo nella piena fiducia e nel piacere del gioco. Ma la neotenia
non solo espande l'essere amoroso di base del nostro essere mammiferi,
estendendo l'accettazione e la fruizione della vicinanza e del contatto
corporeo dell'altro a tutta la vita e ad ogni momento come un aspetto naturale
del convivere, ma espande anche a tutta la vita e ad ogni momento la fruizione
delle relazioni di sensualità e 4 tenerezza che caratterizzano l'intimità della
relazione materno infantile. Ma la neotenia non basta a spiegare l'origine
dell'umano come convivere in conversazioni che creano uno spazio ricorsivo di
convivenza. Noi esseri umani esistiamo nel conversare come in quella modalità
di convivenza che intreccia e coordina il fare e l'emozionare e affinché questo
convivere abbia potuto sorgere dove prima si viveva in altro modo e abbia
potuto conservarsi nel convivere, devono essere avvenute altre due
trasformazioni biologiche: il bipedismo nella savana e l'espansione della
sessualità della femmina. Circa sei milioni d’anni fa in Africa, dove questa
storia si svolge, si riduce la foresta per via di cambiamenti climatici e,
contemporaneamente, si espande la savana. Alcuni fra i primati arborei
divengono terrestri passando a vivere nella savana e lì, talvolta, nella
conservazione dell'abitudine di occuparsi del pascolo e mantenersi
interconnessi sonoramente al gruppo movendosi tra i pascoli, danno origine ad
una specie bipede che si ciba di granaglie, insetti, uova, piccoli vertebrati e
resti d’alcuni animali cacciati dai carnivori. Ma il bipedismo ha altre
conseguenze e possiamo dire che, liberandosi la mano dall’azione del camminare,
si libera anche per la manipolazione e la carezza. Complessivamente possiamo
dire che i risultati storici della vita nella savana di una specie neotenica
quali il bipedismo, la coordinazione sonora e le abitudini alimentari d’animale
raccoglitore, devono aver avuto come conseguenza l'acquisizione di una modalità
di convivenza intima, con un ruolo importante della manipolazione,
nell'espansione della capacità di fare ed accarezzare. In base ai resti fossili
conosciuti ad oggi, già quattro milioni d’anni fa i nostri antenati risultavano
essere bipedi. A mio parere anche l'espansione della sessualità della femmina
dev’essere avvenuta durante quest'epoca. Per affermarlo non ci sono
argomentazioni paleontologiche. Però credo che debba essere avvenuto in questo
lasso di tempo per le implicazioni che tale avvenimento biologico avrebbe avuto
in relazione alla creazione dell'ambito dell’intimità nella convivenza in cui
sarebbe sorto e si sarebbe conservato il vivere nel linguaggiare ed il
conversare. Penso che quello che deve essere successo sia quanto segue. Il
sesso non ha solo a che fare con la genitalità bensì con la totale accettazione
e fruizione della vicinanza e del contatto corporeo con l'altro in una dinamica
relazionale nella quale la genitalità acquisisce una presenza fondamentale
quando l'interesse e la fruizione del piacere che comporta cessano di essere
periodici (scansione annuale) e divengono continui nella femmina. All'inizio
della specie che (ipoteticamente) ci ha dato origine sei milioni di anni fa, le
femmine dei nostri antenati primati, che hanno dato origine anche agli
scimpanzé, devono essersi interessate al sesso genitale come le femmine di
questi ultimi, una volta all'anno o con una simile bassa periodicità. Quando
ciò avviene, la sessualità si associa alla riproduzione e la fruizione della
convivenza sessuale genitale è, anch'essa, periodica. Con l'espansione della
sessualità della femmina nei nostri antenati, la conseguenza più radicale
dev’essere stata l'espansione della fruizione dell'intimità sessuale genitale e
la sua separazione dalla procreazione. E il risultato storico più rilevante di
questa separazione dev’esser stato la comparsa della famiglia, come piccolo
gruppo di convivenza intorno ad una femmina, la cui stabilita e conservazione
si fondavano nella fruizione e nel piacere della sessualità, della sensualità e
della tenerezza. Come aggregato armonico, sessualità, sensualità e tenerezza
sono gli elementi o i pilastri relazionali che danno consistenza, stabilità e
durata alla coppia ed alla famiglia. Questo diviene evidente nel fatto che le
famiglie e le coppie si distruggono se una di queste dimensioni scompare e le
terapie famigliari e di coppia sono efficaci nel recupero della famiglia o
della coppia solo si ripristina la convivenza. La sessualità senza tenerezza è
5 violenza, la sessualità senza sensualità non è tenera, e la tenerezza senza
sessualità non è possibile o, meglio, è transitoria. Con la neotenia si
espandono la sessualità, la sensualità e la tenerezza, nell'espansione
dell'amorevolezza materno/infantile. Ma la sessualità senza la sua espansione,
che è l’accettazione e la fruizione dell'intimità genitale, non ha durata nello
stabilizzare la permanenza di una convivenza famigliare centrata sulla
condivisione di alimenti e sulla fruizione costante della compagnia, a
qualsiasi età, intorno alle azioni del convivere. Il linguaggiare come modalità
di convivenza in coordinazioni di coordinazioni comportamentali consensuali,
cioè la cui forma si stabilisce nella convivenza stessa, per sorgere richiede
uno spazio d’intimità piccolo e stabile nel piacere di fare cose insieme. In
generale non ce ne rendiamo conto perché viviamo immersi nel linguaggiare come
condizione della nostra esistenza umana. Ma se prestiamo attenzione alle
condizioni in cui i bambini piccoli apprendono a vivere e convivere nel
linguaggio vedremo che il vivere nel linguaggio, così come il vivere umano in
generale, sorge nell'intimità della convivenza famigliare, intorno alla
relazione amorosa materno/infantile. Separando procreazione e piacere, con la tenerezza
e la sensualità che il benessere dell’intimità sessuale implica, l'espansione
della sessualità della femmina dei nostri antenati costituisce, di fatto, uno
spazio di convivenza amorosa stabile in un piccolo gruppo che si apre alla
collaborazione nelle azioni di una convivenza nella quale si fruisce del
convivere. Penso che l'espansione della sessualità nella femmina dei nostri
antenati, che dev’essere avvenuta fra tre e quattro milioni di anni fa, abbia
creato lo spazio di vicinanza ed attività quotidiana in cui ha potuto sorgere
ed è sorto il vivere nel linguaggio come modalità di vita e convivenza
conservato di generazione in generazione attraverso l’apprendimento dei
bambini. Infine, a partire da questo pensiero, sostengo che noi esseri umani siamo
il presente di una storia evolutiva che ha conservato il vivere nell'amore come
emozione basilare che costituisce lo spazio relazionale di vicinanza ed
intimità nella convivenza che ci rende possibili. Sostengo inoltre che la
neotenia e l'espansione della sessualità femminile, come processi evolutivi
intrecciati, abbiano avuto un ruolo fondamentale nella creazione delle
condizioni del convivere che hanno reso possibile il vivere nel linguaggiare e
la sua conservazione di generazione in generazione nel conversare. Si potrebbe
dire che nella storia evolutiva umana la neotenia e l'espansione della
sessualità femminile costituiscono il fondamento biologico della sessualità
come piacere sacro di cui parla la Riane Eisler in questo libro. Ma nel nostro
presente la sessualità non è un piacere sacro e questo libro mostra la storia
della sua de-sacralizzazione nella cultura patriarcale alla quale ancora
apparteniamo. Non parlerò di questa parte della nostra storia dato che lo fa il
libro stesso. Quello che desidero fare ora è un'altra cosa. Desidero espandere
quello che ho detto affermando, all'inizio della prefazione, che questo libro
nasce in un intreccio storico. Normalmente si parla della storia dell'umano e
della sua periodizzazione prestando attenzione ai cambiamenti tecnologici che
avvengono in essa. Desidero ora fare una cosa diversa, perchè penso che il
corso del divenire umano sia quello del suo emozionare. In quest’ottica una
cultura è una rete chiusa di coordinazioni di coordinazioni di comportamenti ed
emozioni le quali, sotto forma d’intreccio ricorsivo di linguaggiare e
emozionare, costituiscono tutto ciò che, della cultura stessa, facciamo come
esseri umani. Al contempo sostengo che ciò che distinguiamo riferendoci alle
diverse culture che consideriamo, evidenziando ciò che ci appare proprio ad
ognuna di esse, sono le diverse configurazioni dell'emozionare che definiscono
ogni cultura come modo particolare di convivere. In altre parole sostengo che,
descrivendo diverse culture, distinguiamo diverse 6 reti chiuse di
conversazione che, di fatto, realizzano distinti modi di convivere come modi
diversi di vedere, udire, fare, pensare, ragionare, desiderare, relazionarsi ed
emozionare. Infine, riconoscendo che ciò che definisce le diverse culture come
modi distinti di vivere e convivere è la configurazione dell'emozionare che le
caratterizza, propongo una periodizzazione del divenire dell'umano in età
secondo la storia dell'emozionare.
Età 1
Età della collaborazione ed onestà: età matristica. Si
estende dall'origine dell'umano nel convivere e nel conversare, cioè circa tre
milioni di anni fa o più, fino all'origine della cultura patriarcale
occidentale, circa dieci/dodicimila anni fa con l’avvento della pastorizia.
L'emozionare spontaneo di base in quest'età è l'amore e, di conseguenza,
l'onestà come componente emozionale propria di quando si vive confidando
implicitamente nella coerenza naturale della biosfera e del cosmo. Quest’età
corrisponde ad un periodo del divenire umano che si stabilisce nella conservazione
sistemica del vivere e convivere nell'emozione che la definisce, con
l'apprendimento dei bambini a convivere in quest'emozionare, crescendo e
convivendo in esso. Inoltre quest'età dura finché questo emozionare si conserva
nell'apprendimento dei bambini come sfondo relazionale nel quale avvengono
tutti i cambiamenti della prassi del vivere che interessassero la tecnica, il
comportamento o le relazioni interpersonali. La collaborazione avviene solo
nell'amore ed è possibile unicamente nell'apertura relazionale che sorge
dall'accettazione della legittimità di ogni cosa implicita nella fiducia nelle
coerenze operative della biosfera e del cosmo. In quest'età non ci sono bene e
male, solo partecipazione o no alle coerenze operative della biosfera e del
cosmo. Quando si rompono tali coerenze, si producono disarmonie nel vivere e,
con ciò, infelicità. Dato che in quest'età non ci sono bene e male, non c'è
colpa, si è solo coscienti o no delle rotture delle coerenze della biosfera e
del cosmo e si attua o meno in accordo a tale coscienza. In tale periodo
attuare nella consapevolezza della rottura delle coerenze naturali della
biosfera o del cosmo implica la realizzazione di un'azione (rituale o magica)
che recuperi tale coerenza.
Età 2
Età di appropriazione, sfiducia e controllo, dominazione e
sottomissione: età patriarcale. Si estende dall'origine della cultura
occidentale patriarcale, da dieci a dodicimila anni fa con l'avvento della
pastorizia, fino al presente. L'emozionare di base di quest'età è la sfiducia, nucleo
su cui poggia una configurazione dinamica d’emozioni che si muovono
intrecciando controllo, appropriazione, dominazione, sottomissione, cupidigia,
arroganza, paura, inimicizia, guerra, svalutazione delle emozioni e della
donna, avvaloramento della procreazione, de-sacralizzazione del sesso…
discriminazione e abuso nell'ambito del bene e del male con sentimenti di colpa
quando la biologia dell'amore attivamente soppressa con la razionalità recupera
la propria presenza per alcuni momenti. Quest'età, così come la precedente, si
conserva in modo sistemico nel vivere, e apprendere a vivere, l'emozione che la
definisce da parte dei bambini che crescono in essa e dura come tale finché si
conserva quest’emozionare come sfondo operativo intorno al quale avvengono
tutti i cambiamenti che si producono (nella tecnica, il comportamento e le
relazioni) nel suo divenire storico. 7 I cambiamenti culturali avvengono come
cambiamenti nell'emozionare e, in generale, si producono in maniera spontanea,
non intenzionale. Se non vi è cambiamento nell'emozionare non esiste
cambiamento culturale, qualsiasi siano i cambiamenti tecnologici o della prassi
dell'agire quotidiano che, per altre circostanze, avvengono nel divenire di una
comunità umana. Per questo ritengo che questa seconda età debba essere sorta in
un cambiamento fondamentale rispetto all’emozionare dell'età anteriore avvenuto
in maniera spontanea, non intenzionale, come conseguenza di alcune variazioni
comportamentali che avrebbero potuto essere state prive di conseguenze. Penso
che questo debba essere avvenuto per il cambiamento nell'emozionare implicato
dal limitare la libertà di movimento di un altro essere, cosa che avviene nella
pastorizia. Ogni agire o atto umano si produce a partire da un'emozione che lo
rende possibile e ogni emozione avviene in un agire o atto. Come si passa
dall'emozionare della prima età, basato sull'amore, all'emozionare della
seconda età, basato sulla sfiducia? Sostengo che ciò avvenga con l’origine
della pastorizia in quanto l'emozionare di base che produce tale modalità di
vita costituisce l'origine del patriarcato. A mio avviso questa seconda età si
instaura con l'origine della pastorizia nel momento in cui i bambini (e, più
tardi, i bambini di questi bambini), come risultato di una perdita occasionale
della fiducia dei loro padri nelle coerenze naturali della biosfera e del
cosmo, iniziano ad impedire ai lupi (che si alimentavano degli stessi loro
branchi migratori, che entrambi seguivano), in forma sistematica e come se il
farlo fosse qualcosa di legittimo, l’accesso agli animali che costituivano il
loro cibo naturale. Ciò che penso debba essere successo è che gli adulti che
impedirono al lupo il normale accesso agli animali del branco, di cui erano
entrambi commensali, magari perché sentivano che c'erano pochi animali dopo un
rude inverno, sapevano che questo atto rompeva le coerenze normali
dell'esistenza. Allo stesso tempo, penso che sapessero anche di dover fare
qualche rito o atto magico per ripristinare tali coerenze, ma lo dimenticarono
o non lo insegnarono in maniera adeguata ai loro figli, i quali, non
apprendendo il rito, appresero ad escludere il lupo dal cibo comune come se
fosse un atto legittimo che, di fatto, apre la strada ad un cambiamento totale
dell'emozionare che caratterizza il loro vivere e convivere. In sintesi,
sostengo che la pastorizia appaia nel momento in cui una famiglia comincia a
controllare la mobilità di un gruppo d’animali silvestri migratori ed il
cambiamento nell'emozionare quotidiano che ciò implica dia origine al
patriarcato come modalità di convivenza e installi questa seconda età. Mi pare
che per la sua modalità d’origine la pastorizia sorga come modalità di vita
basata sulla sfiducia implicita nell'impedire al lupo l'accesso a quello che
normalmente è il suo cibo, in un atto che costituisce l'emozionare
dell'appropriazione e porta in modo inevitabile alla ricerca del controllo
nella manipolazione dell'esistenza. E con la manipolazione dell'esistenza sorge
anche in modo inevitabile tutta la configurazione dell'emozionare che
costituisce quest'età di appropriazione, controllo della procreazione,
cupidigia, dominazione e sottomissione, discriminazione, inimicizia, bene e
male, lotta, guerra, schiavitù, disonestà, uso politico del sesso e
sottomissione della donna al patriarca come autorità totale, insomma il
presente patriarcale in cui ancora ci troviamo. Allo stesso tempo penso che ci
sia una terza età possibile di cui ci troviamo alle porte, ma credo che il
passaggio richieda un atto intenzionale. Entreremo in questa terza età solo se
lo desideriamo. 8
Età 3
Età dell'onestà e della collaborazione: età neo-matristica.
L'emozionare fondamentale di quest’età è l'onestà che apre spazio alla biologia
dell'amore e, con ciò, all'emozionare della collaborazione e del reciproco
rispetto. Quest’età può unicamente sorgere nel presente a partire da un atto
intenzionale che faccia dell'onestà l'asse dell'emozionare che la definisce nei
suoi principi. Solo dopo aver vissuto in essa alcune generazioni in modo che i
nostri bambini vi crescano come in un contesto naturale, onestà e
collaborazione potrebbero essere nuovamente aspetti della convivenza che i
bambini acquisiscono nella spontaneità del loro convivere famigliare. Questa
terza età potrebbe cominciare adesso, ma non avverrà in maniera spontanea. E’ necessario
che s’invertano le relazioni di collaborazione e onestà della prima età poiché,
in generale, la collaborazione non avviene tra noi come qualcosa che
apprendiamo nell'infanzia e conserviamo durante tutta la vita come un aspetto
naturale e spontaneo della convivenza. Nell'età in cui ancora siamo (la
seconda) la disonestà è vista come abilità, nel vivere quotidiano nella
competizione, e la coltiviamo, accecati rispetto al nostro emozionare, usando
la ragione per oscurare motivazioni e desideri inconsci, motivazioni e desideri
che non desideriamo riconoscere pubblicamente. Potremmo ancora cambiare se lo
desiderassimo ma ciò richiede un atto intenzionale di orientamento verso
l'onestà totale che ci apre alla biologia dell'amore come agire cosciente nel
desiderio di vivere nel rispetto reciproco e nella collaborazione. Viviamo un
crocevia storico in cui il cambiamento d’età emozionale verso l'età dell'onestà
e della collaborazione è possibile, se lo desideriamo. Lo dico perché mi pare
che il mutamento di coscienza che rende possibile il passaggio all'età terza si
stia producendo ora ed è necessario appoggiarlo se si desidera che
effettivamente avvenga e non sia, alla fine, schiacciato dal peso delle
argomentazioni razionali della cultura patriarcale che conservano la cultura
patriarcale stessa. Riane Eisler non parla di cultura matristica, patriarcale e
neo-matristica nel modo in cui lo faccio io. Essa parla di cultura dominante e
di cultura di coesistenza partecipativa nell'ambito del mascolino e del
femminino, perché la sua attenzione è posta alla relazione fra sessi
considerata in misura importante da una prospettiva sia economica che politica.
Il mio sguardo in questo è diverso. Per me gli aspetti relazionali che nel presente
chiamiamo il politico o l'economico, corrispondono ai risultati dell'emozionare
che guida le relazioni interpersonali nella nostra cultura patriarcale e
considero che la discriminazione sessuale sia secondaria tanto rispetto alle
relazioni di dominazione e sottomissione quanto rispetto alla valorizzazione
della procreazione. Per questo considero che debba essere primario lo sguardo
alle emozioni come ciò che guida e definisce quanto avviene nei comportamenti
relazionali. Nella periodizzazione della storia dell'umano che propongo,
l'emozione centrale dell'età prima (età della collaborazione e dell'onestà) è
l'amore e, in essa, l'amore costituisce l'asse di tutte le relazioni, quindi in
quest’età non c'è ciò che, partendo dalla cultura patriarcale, chiamiamo
l'economico o il politico. Nell'età seconda (età di cupidigia, appropriazione,
sfiducia e controllo) l'asse emozionale è la sfiducia ed il controllo che essa
genera e tale emozionare definisce tutto ciò che a partire da essa chiamiamo
l'economico 9 e il politico. Infine, se passassimo all'età terza (età
dell'onestà e della collaborazione) l'emozione che potrebbe costituire il suo
asse relazionale sarebbe precisamente l'onestà come atto intenzionale che ci
apre nuovamente alla presenza della biologia dell'amore e non avverrebbe in
essa ciò che, a partire dalla cultura patriarcale in cui ancora siamo,
chiamiamo l'economico o il politico. Ritengo che se non ci facciamo carico del
carattere basilare delle emozioni come fondamento del nostro agire e del nostro
ragionare, non potremo comprendere il vivere umano e animale e non potremo
vivere il cambiamento di coscienza che ci permetterà di entrare, a partire
dalla nostra comprensione come atto intenzionale, all'età dell'onestà e della
collaborazione nel recupero della biologia dell'amore come asse emozionale del
nostro convivere. È vero che ci troviamo nella cultura patriarcale che ci
acceca e ci limita nell'emozionare che desideriamo recuperare. Ma la cultura
patriarcale ci consente la possibilità di uscire da essa con l'unico dono non
ingannevole che ci offre: l'intreccio sempre onesto, se si produce,
dell'emozione e della ragione che è la riflessione. La riflessione è un atto
che scioglie le certezze e permette di guardare al proprio ambito partendo
dalla biologia dell'amore senza auto-inganno per costruire in seguito ciò che
si desidera mediante un ragionare fondato su premesse accettate con
consapevolezza, a partire dall'amore, l'emozione che rende possibile la visione
riflessiva nell'ambito relazionale perché accetta il vedere. La riflessione
come atto che intreccia emozione e ragione ci permette di uscire da qualsiasi
inganno. Il magnifico libro di Riane Eisler è parte di questo cambiamento di
consapevolezza, svelando la storia dell'umano nell'età patriarcale e portandoci
a vederla nella sua continua violazione della biologia dell'amore. Leggiamo e
lasciamoci ispirare per essere partecipi del cambiamento nell'emozionare della
convivenza a cui prende parte, e osiamo porci nell'onestà totale, senza
pretendere che l'errore sia completamente allontanato da noi. La ricerca della
perfezione porta alla tirannia. L'errore possiamo correggerlo se lo
rispettiamo, la disonestà nei nostri confronti e nei confronti degli altri, no.
Humberto Maturana Romesin
Penalolen, settembre 1997
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