Una conversazione con Umberto Uccella sulle elezioni dell'Amministrazione Provinciale di Lecce



Umberto Uccella ha scritto:
SINISTRA E DESTRA

Non capisco la ragione per la quale Stefano Minerva aveva proposto che, per l'elezione del Consiglio Provinciale, gli schieramenti in campo avrebbero dovuto convergere in un'unica lista. E non capisco la ragione per la quale il PD abbia sostenuto quella stessa proposta. Per fortuna di tutti, l'ipotesi è sfumata. E centrosinistra e centrodestra si presenteranno al voto (anche se solo di secondo grado) con liste separate e concorrenti, così come a me sembra naturale. Ma il punto rimane. Ad ogni piè sospinto, si ripropone il medesimo dilemma. Il tormentone del "listone unico" si affaccia ogni volta sulla scena. E, spesso, nelle elezioni locali, lo si teorizza pure, quasi fossimo in presenza di una mera dimensione tecnica dell'azione amministrativa. Ma si vuole capire una volta per tutte che l'alleanza innaturale tra schieramenti avversi è trasformismo politico? Si vuole capire una buona volta per tutte che questa concezione è carburante nel motore di ogni forma di populismo? Di coloro che, in sostanza, si riconoscono nel presunto superamento di destra e sinistra e vi sostituiscono un'altra dialettica: popolo/elites, avanti/indietro, vecchio/nuovo. Tutti coloro, insomma, che, poi, nella realtà effettiva dei fatti, alla fine, si acconciano ad una politica di destra. Per capirlo al meglio, basterebbe guardare la parabola politica del M5S: si dichiarano né di destra, né di sinistra, ma poi fa la politica della Lega di Salvini.

Io ho commentato con la riflessione che segue:
Il Consiglio provinciale è un "parlamento" inteso come luogo delle conversazioni finalizzate a un’azione che parta da un progetto comune. Se il listone è solo una soluzione che serve alla spartizione dei posti tra manipoli decisi di donne e uomini che hanno l’obiettivo della conquista del potere, un'unica lista, sarebbe una finzione, e quindi come tu sottolinei un comportamento disonesto. Molto meglio la lotta per la conquista del potere e la conseguente esclusione dalla progettazione dei soccombenti.
Invece se la lista unica è la realizzazione della presenza nel “parlamento provinciale” delle diverse ipotesi di progetto che con la conversazione collaborativa intendono raggiungere con sincerità un progetto comune di Provincia sarebbe una bella trasformazione culturale che a quanto ne so non ha precedenti. Quest’ultima ipotesi è da me fortemente auspicata. La conquista del potere è stata più volte da me osservata e in genere si condensa in una bella frase che ascoltai dal prof. Raffaele De Giorgi “Il popolo non esiste, esiste il singolo che viene chiamato a votare ogni cinque anni in elezioni di cui si conoscono già i risultati. Dopo le elezioni non viene più coinvolto e gli eletti fanno tutto quello che c’è da fare nel modo che segue: la giunta si riunisce per risolvere un problema. La soluzione presa dalla giunta crea un altro problema. La giunta si riunisce per risolvere il problema che si è generato dalla soluzione del precedente problema presa dalla giunta. E così via all’infinito.”
Molto meglio per me la presenza di tutti i progetti possibili nel “parlamento” e la conversazione collaborativa che prevede il rispetto di tutti per il raggiungimento di un progetto comune.

Umberto Uccella mi ha risposto:
Vedi, Antonio, la tua opinione è legittima ovviamente. Ma coincide esattamente con ciò che io definisco come "dimensione meramente tecnica dell'esercizio del governo locale. E, perciò, da contrastare, perché sfocia nel trasformismo. Dopodiché, naturalmente, ad elezioni concluse, capisco che, in assenza di maggioranze possibili e di coerenza tra queste è la collocazione del Presidente, si possa pervenire ad un'intesa su programmi concordati e non sulla pura sommatoria di progetti contrastanti e alternativi tra loro.

Ed io ho replicato:
Comprendo la tua opinione che deriva da una cultura che prevede la concorrenza tra forze politiche e che, una volta raggiunto l'obiettivo della conquista del potere, per forza di cose lo esercitano come Oligarchia. La mia opinione parte invece dal presupposto che le Oligarchie siano oramai non più funzionali e che storicamente è dimostrato che tendano alla tirannia.

Umberto Uccella ha nuovamente commentato:
Ma quale oligarchia? Chi vince le elezioni governa. Ha la maggioranza ed esercita l'azione di governo. Il potere delle oligarchie prescinde dalla logica elettorale.

Ed io gli ho risposto:
E come definire quel governo di pochi? Il sistema della concorrenza è tra coalizioni, tra forze della stessa coalizione, tra gruppi o correnti dello stesso movimento o partito ed infine tra persone della stessa corrente o gruppo. Il sistema della competizione ha come conseguenza le esclusioni successive sino alla logica di quel famoso film: “ne rimarrà solo uno”

Umberto Uccella ha commentato:
Rinuncio a seguirti.

Ed io ho risposto:

Ed io ti rispetto oltre a scusarmi per l'intervento

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