Teoria del multiverso e Congresso di Verona sulla famiglia
In questa teoria viene negata la realtà oggettiva
indipendente dell'osservatore. L'osservatore è riconosciuto come un
partecipante costitutivo di ciò che osserva, il cambiamento qui proposto è
ovviamente radicale: il passaggio di un Universo, cioè di una realtà oggettiva
univoca che è uguale per tutti, a un Multiverso, in cui ciascun mondo costruito
dall'osservatore è ugualmente valido e unico rispetto agli altri.
Dal punto di vista della formazione della famiglia,
l'esistenza di queste due concezioni del fenomenologico psicologico - e,
quindi, l'esistenza di due diversi punti di vista su ciò che accade nella vita
quotidiana alla persona che consulta lo Stato per sapere se la relazione che ha
posto in essere che per lui è famiglia lo è anche per lo Stato; di due diverse
concezioni di ciò che accade nella trasformazione che ha luogo in esso come
risultato della formazione della famiglia, coinvolgerà due diversi modi di
concepire in che modo si può fare famiglia. Nel primo, la credenza che ci sia
un universo e che abbiamo accesso a esso pone lo Stato in una posizione
privilegiata: lo Stato è il portatore della verità che viene codificata in una
regola e crede che questa verità sarà trasmessa alla persona che desidera fare
famiglia. Nell'altra posizione, quella suggerita dal Multiverso di Maturana, lo
Stato non si percepisce come portatore della verità e considererà che il mondo
che la cittadina o il cittadino costruisce è il suo unico mondo possibile.
Cos’è Multiverso?
Innanzitutto un luogo di confronto e scambio di idee, una
“casa” per tutte le iniziative che pongono l’attività al servizio delle persone
e della società, per il miglioramento della salute, la prevenzione del disagio,
la ricerca e la condivisione di strumenti che, siamo convinti, debbano
incontrare i vari contesti sociali, dal lavoro, al tempo libero, alle attività
che riguardano l’intero ciclo di vita dell’individuo. Nella società orientata
all’obiettivo e al risultato, si fa un gran parlare di felicità, spesso
abusandone, alla ricerca sempre più frenetica di soluzioni, letture affrettate
dei fenomeni sociali, “ricette” preconfezionate più simili alle “formule
magiche” che al ruolo che la felicità dovrebbe avere per lo sviluppo della
persona e per la funzione adattiva dell’individuo nel proprio contesto e nella
propria rete di relazioni.
Sostituire le
certezze con le domande, gli etichettamenti con il dialogo; è questo lo spirito
che anima Multiverso.
Il multiverso al quale ci riferiamo è quello teorizzato da
H.R. Maturana (1987), tra i principali teorici del costruttivismo e padre della
teoria autopoietica; basi epistemologiche sintetizzate nella massima “Vivere è conoscere” e che pongono la
persona, con il suo modo di funzionare, all’interno di un ambiente in
accoppiamento strutturale con esso, in una situazione tale per cui il soggetto
crea, inventa, costruisce una realtà che continua ad andare avanti, per lui
esclusivamente, fintanto che lui sopravvive. Per Maturana quindi, più che
parlare di un unico universo conoscitivo è il caso di parlare di un multi-verso
o di tanti multi-versi. Una visione che comunque non si arrende al puro
relativismo e non sacrifica il concetto di oggettività che piuttosto viene
posto tra parentesi.
E’ all’interno di questa cornice che si dovrebbe muovere lo
Stato nel capo delle relazioni: non prescindendo dalle esperienze che ci sono e
allo stesso tempo pronto a rivalutare e ridefinire ogni ipotesi; un osservatore
costante e curioso che non rinuncia a distinguere, a mettere le proprie ipotesi
(il proprio universo) “tra parentesi”, consapevole al contempo di essere parte
integrante del sistema che osserva, parte integrante, appunto, di un
multiverso.
L’incontro tra le persone, i contesti lavorativi e sociali e
le professionalità rappresentano le basi della felicità e del benessere.
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