Io ce l’ho già il mio Pinocchio
Come faccio a raccontare quello che mi succedeva nel 1965, quando
andavo vicino all’armadietto, che conteneva la biblioteca di classe a prendere
quel libro? Ma cominciamo dall’inizio. Il maestro aveva detto che, per due giorni
a settimana, dovevamo leggere un libro in classe, ma non un libro letto tutti
insieme, lui aveva proposto che ognuno scegliesse il libro che desiderava
leggere. Il maestro ne aveva portati moltissimi, erano i libri che ci aveva
raccontato aveva acquistato in edizione economica ai tempi in cui lui andava a
scuola, e li aveva riposti su un piano dell’armadietto di legno della classe.
Io ero con il mio bel grembiule nero, il fiocco blu e l’immancabile
colletto bianco che mia madre mi diceva di raddrizzare perché lo portavo sempre
storto e, tutto emozionato, quel giorno mi avvicinavo all’armadietto. Giuro mi
sforzo di ricordare, ma per quanto lo faccia non riesco proprio a immaginare
come fu che scelsi quel libro. Sino ad allora non ne avevo mai letto uno, preferivo
il Cinema o la Tv Grundig di casa, ma il maestro ci teneva tanto e non potevo
sottrarmi alla sua richiesta, anche perché avrei dovuto pur far qualcosa per quell’ora
di quei due giorni.
Aveva la copertina di color avorio e la scritta era dorata.
Il titolo lasciava intendere una marea di emozioni, afferrai quel libro e tornai
al mio posto. Posai quel libro sulla fòrmica verde del banco e lessi di nuovo
il titolo: “Le Avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi, quello era il mio
primo libro.
Non so quanto tempo ci misi, so solo che quando arrivò il
giorno dell’ultima pagina ero triste, non volevo lasciare quel Pinocchio
monello e adorabile, indomito e comunque mai prevedibile.
Oggi ho visto la pubblicità dell’ennesimo film di Pinocchio.
Stavolta a parlarne è Benigni che, dopo aver interpretato lui stesso, in un
film precedente, il terribile burattino adesso ha deciso di trasformarsi nel
babbo Geppetto.
Non so se andrò a vederlo, ogni volta quando mi sono avventurato
nella visione del Cartone di Walt Disney o nel film Tv a puntate di Comencini
del 1971, sono rimasto deluso. Nulla di ciò che vedevo era minimamente
paragonabile a quello che vidi io nel 1965, seduto sul banco di scuola, sia piovesse
o che ci fosse il sole.
Io non l’ho mai più letto. Sono certo che se lo facessi
cancellerei quelle emozioni che ci sono ancora dentro di me, che mi commuovono
adesso mentre scrivo. Sono tutte dentro di me le emozioni di rabbia quando si faceva
prendere in giro dal gatto e la volpe e credeva che le monete d’oro potessero
essere seminate, ed è ancora dentro di me la pena infinita quando lui, per
debolezza, non sapeva mantenere le promesse fatte a quell’adorabile fata turchina.
Ero io Pinocchio, sono io Pinocchio. Il libro non è più di Collodi, il libro
sono io. Ecco perché quei Pinocchio li che vedo sullo schermo non hanno nulla a
che fare con quello che conosco io.
Leggete quel libro, fatelo! Se lo farete il vostro unico,
inconfondibile ed inimitabile Pinocchio prenderà vita e sarà per sempre con voi,
così come il mio Pinocchio è sempre con me, insieme alla mia bellissima mamma Fata
Turchina.
Antonio Bruno Ferro
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