Le “sardine” hanno gli stessi comportamenti delle persone che dicono di non voler imitare
Le parole sono importanti. Le parole del giornalista per descrivere il movimento delle sardine purtroppo fanno percepire, ancora una volta, un recinto formato da persone che si organizzano contro altre persone. Come può essere di un qualche interesse una cura che ha gli stessi effetti della malattia?
Io desidero la collaborazione ed invece di osservare delle conversazioni nel rispetto e legittimità reciproci mi si propone la criminalizzazione di quelli che stanno nell’altro recinto. Leggiamo insieme quello che c’è scritto sul Corriere della sera di oggi 9 dicembre 2019 a pagina 6:
“manifestare contro una politica che alza inutilmente i toni, ragiona per slogan, semplifica e offende. Chi siano le Sardine è difficile dirlo. Neanche loro lo sanno bene. Non ci sono persone note in prima fila, solo singoli cittadini. Un movimento trasversale, anche se più colorato a sinistra.”
Questo scritto del giornalista fa capire cosa sia il movimento delle sardine perché il giornalista descrive comportanti che sono propri della cultura patriarcale.
Nella nostra cultura patriarcale non accettiamo disaccordi come situazioni legittime che costituiscono punti di partenza per un'azione concertata di fronte a uno scopo comune, e dobbiamo convincerci e correggerci a vicenda, e tolleriamo solo il diverso nella fiducia che alla fine saremo in grado di portarlo a convincersi dell’unico modo buono che è il nostro, oppure finché non possiamo eliminarla o eliminarlo sotto la giustificazione che quello che pensa, dice e fa è sbagliato.
Io desidero la collaborazione ed invece di osservare delle conversazioni nel rispetto e legittimità reciproci mi si propone la criminalizzazione di quelli che stanno nell’altro recinto. Leggiamo insieme quello che c’è scritto sul Corriere della sera di oggi 9 dicembre 2019 a pagina 6:
“manifestare contro una politica che alza inutilmente i toni, ragiona per slogan, semplifica e offende. Chi siano le Sardine è difficile dirlo. Neanche loro lo sanno bene. Non ci sono persone note in prima fila, solo singoli cittadini. Un movimento trasversale, anche se più colorato a sinistra.”
Questo scritto del giornalista fa capire cosa sia il movimento delle sardine perché il giornalista descrive comportanti che sono propri della cultura patriarcale.
Nella nostra cultura patriarcale non accettiamo disaccordi come situazioni legittime che costituiscono punti di partenza per un'azione concertata di fronte a uno scopo comune, e dobbiamo convincerci e correggerci a vicenda, e tolleriamo solo il diverso nella fiducia che alla fine saremo in grado di portarlo a convincersi dell’unico modo buono che è il nostro, oppure finché non possiamo eliminarla o eliminarlo sotto la giustificazione che quello che pensa, dice e fa è sbagliato.
Antonio Bruno Ferro
“Un partito? No grazie Ma se Salvini cala è merito delle
Sardine”
Santori, uno dei leader: a noi interessa soltanto che la
gente si alzi dal divano e venga in piazza
Ieri su Repubblica il sondaggio di Ilvo Diamanti: un
elettore su 4 è tentato dalle Sardine. Che fare? «Niente», risponde Mattia
Santori, 32 anni, il volto del movimento. «A noi importa solo la partecipazione
effettiva». E sul calo della Lega: «Noi proviamo a riempire il cervello delle
persone».
L’Atlante politico
Le sardine
Secondo il sondaggio Demos & Pi pubblicato ieri da Repubblica,
le sardine tentano un elettore su quattro
Il leader del movimento che ha preso il via da Bologna
Mattia Santori “Noi un partito? Ecco perché non accadrà mai
«In televisione mi danno tutti del tu. A me non dà fastidio.
A mia madre sì. Mica sei un dodicenne, dice». Mattia Santori, 32 anni,
bolognese, economista e istruttore sportivo («basket, frisbee, atletica»), è il
volto delle Sardine, il movimento nato in Emilia Romagna che ha contagiato
decine di piazze italiane. Tutto è partito dal tam tam di quattro ragazzi:
Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa. Sabato a Roma la
prova del fuoco in piazza San Giovanni dopo il pienone dell’altro ieri in
Piazza Maggiore con Stefano Bonaccini. Ieri su Repubblica la vertigine del
sondaggio di Ilvo Diamanti: un italiano su 4 mostra attenzione per i “pesci”
bolognesi. Un potenziale del 25 per cento. Che farci? «Niente», risponde
Santori.
Come niente?
«Questi sondaggi fotografano l’interesse nei nostri
confronti, ma non la partecipazione effettiva. A noi importa solo quella.
Quante persone fisicamente si avvicinano a noi. Quanti ci mettono la faccia e
il corpo. Sabato ci aspettiamo una risposta vera da Roma e dal Lazio. Nel resto
d’Italia è successo. Ma a Piazza San Giovanni deve accadere qualcosa di grande,
altrimenti chi ha manifestato nelle altre città si sentirà solo. Per chi sta
impigrito sul divano è arrivato il momento di alzarsi, di smetterla di pensare
che il problema riguarda altri, che sia ancora il momento di delegare. I numeri
che avete pubblicato ci dicono che Salvini cala ma Fratelli d’Italia cresce.
Non mi pare sia un partito simile alla Dc, né che la Meloni assomigli a De
Gasperi. Il problema rimane. Però un aspetto positivo nel sondaggio c’è».
Ci mancherebbe altro.
«Significa che non veniamo visti solo come un movimento
anti-Salvini. Siamo invece un movimento a difesa di qualcosa che dovrebbe preoccupare
tutti: un linguaggio più rispettoso che non ha bisogno di trucchetti, la
ricostruzione di un tessuto democratico. In un’Italia che si sta sgretolando
dovremmo essere tutti più coesi. Mi rendo conto che a Bologna è più facile far
passare questo messaggio. Ma cresciamo anche altrove».
Però lo slogan l’Emilia non si lega è uno slogan contro.
«Vuole dire che l’Emilia non abbocca a un certo linguaggio
politico».
Se vi muovete solo nel terreno del centrosinistra potete rimescolare
i voti ma il bacino rimane uguale.
«Questo è il grande tema. Il centrodestra fa finta di
essersi ritrovato. Le piazze che noi riempiamo però sono uno spaccato variegato
della società. Molto più potente e molto più attivo della mobilitazione di un
partito. Dimostrano a chi pensava di non avere rivali che un rivale esiste. Negli
eventi delle Sardine si ritrovano omosessuali e cattolici, comunisti e
centristi, 5 stelle e moderati di Forza Italia, renziani e militanti del Pd, ma
c’è soprattutto tanta gente che era assente dalla scena politica. È la chiave
di questo successo. Un senso di unità. Non di fronte a un nemico comune come è il
governo giallo-rosso, ma in difesa di un confronto equilibrato, di regole di
convivenza civile. Poi verranno le tattiche, i leader, la politica. Intanto
riceviamo l’apprezzamento dell’Anpi e delle associazioni cattoliche, degli animalisti
e dei sindacati. Gente a cui sta a cuore il nostro destino democratico».
Si comincia così e si diventa un partito.
«Abbiamo sempre detto che non vogliamo creare una forza
politica. Per questo temiamo i sondaggi che ci lanciano nella stratosfera.
Vogliamo invece riconoscere la competenza della politica. Io farei follie per diventare
assessore allo Sport nella mia regione, ma non sarei in grado».
Con Bonaccini vi siete contaminati?
«In Emilia abbiamo una fortuna che non tutte le Sardine
d’Italia hanno: siamo rappresentati da un centrosinistra senza estremismi. Qui ha
prevalso la razionalità di fronte al baratro di una destra così divisiva».
Francesca Pascale, la compagna di Berlusconi, sarebbe
benvenuta sabato?
«Certo. L’apertura dei moderati è positiva. Ma non dimentico
che Forza Italia, in Emilia e nelle altre regioni, sostiene la Lega e la
Meloni».
La tv, le interviste. Lei è dappertutto. L’esposizione mediatica
non è un virus da evitare?
«Sa quanta gente del mondo della cultura e dello spettacolo
abbiamo contattato prima di metterci in gioco? Ci hanno detto un sacco di no».
I nomi?
«Niente nomi. Non avevano il coraggio di esporsi. Posso fare
molti errori ma vedere un 30enne che con altri tre ragazzi non si fa intimorire
ha aiutato le Sardine a crescere, a rompere il muro di omertà».
Quali partiti vogliono mettere il cappello sul vostro
movimento?
«Mi ha stupito che il Pd e i 5 stelle, il cui elettorato
rappresenta gran parte delle nostre piazze, abbiano rispettato la nostra
autonomia. I partiti più piccoli invece hanno provato a strumentalizzarci.
Potere al popolo, in maniera sporca, si è infilato nella piazza di Firenze.
Così Rifondazione che è venuta a fare volantinaggio dove non doveva».
La Lega sotto al 30 per cento è merito vostro?
«Diciamo che noi proviamo a riempire il cervello delle
persone prima che qualcuno riesca a riempire la loro pancia. Sembra che ci
stiamo riuscendo».
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