Una proposta culturale per scongiurare i pericoli conseguenti ai cambiamenti climatici
Una proposta culturale per scongiurare i pericoli
conseguenti ai cambiamenti climatici
L’emergenza climatica è la conseguenza della cultura della
competizione, l’ho detto ieri sera intervenendo ai lavori del seminario sull’emergenza
climatica presso l’aula Ferrari dell’Università del Salento.
Il processo messo in atto dall’economia di mercato che è
regolata dal neoliberismo economico produce i cambiamenti climatici.
E qual è questo processo?
Il liberismo economico si basa sulla libera impresa che
ricerca il profitto e sui cittadini che acquistano i prodotti e servizi che
sono quindi ridotti al rango di consumatori.
Per produrre le merci si utilizza l’energia fossile che
determina, con l’immissione nell’atmosfera di Anidride Carbonica, l’aumento
della temperatura terrestre e conseguentemente i cambiamenti climatici.
Come fare in modo di non aumentare la temperatura dell’atmosfera
terrestre?
Seguitemi in questo breve susseguirsi di conseguenze:
Dovremmo consumare meno energia e questo risultato può
essere ottenuto da noi cittadini acquistando meno prodotti e servizi che
significa ridurre i nostri consumi.
Riducendo i nostri consumi si riduce la produzione e il
profitto dei Capitalisti.
Riducendosi il profitto dei Capitalisti questi ultimi chiudono
le imprese.
Chiudendo le imprese noi cittadini rimaniamo senza lavoro e
conseguentemente senza alcun reddito con una esistenza nel disagio economico e
sociale.
Ho dimostrato in maniera inequivocabile che per ridurre il
riscaldamento dell’atmosfera terrestre, e quindi scongiurare il pericolo
derivante dai cambiamenti climatici, non si può agire in alcun modo sul
processo generato dal neoliberismo economico.
Per completezza dell’esposizione c’è da ricordare che all’interno
della cultura della competizione c’è la tecnologia che trova le soluzioni ai
problemi e quindi anche al problema delle pericolose conseguenze derivate dai
cambiamenti climatici. Ad esempio se per i cambiamenti climatici il Pianeta non
dovesse essere più compatibile con la vita umana si potrebbe fare quello che
già facciamo quando mandiamo le persone nello spazio, ovvero possiamo creare
delle condizioni artificiali che consentono la vita.
Una semisfera di plexiglas sottomarina ad esempio potrebbe
essere una delle possibili soluzioni.
A questo punto possiamo farci la domanda: “Conosciamo la
nostra esistenza così come si svolge oggi sulla superficie terrestre immersi
nell’atmosfera. Cosa vogliamo conservare di questo modo di vivere?”
C’è una sola risposta a questa domanda: se desideriamo
vivere sulla faccia della Terra immersi nell’atmosfera dobbiamo abbandonare la
cultura della competizione che ha come conseguenza il neoliberismo economico.
Solo una volta che la si sia abbandonata emergerà la cultura
della collaborazione che porterà alla progettazione di una vita delle persone sulla
faccia della Terra immersi nell’atmosfera e alla conseguente cooperazione per fare
in modo di ottenerla.
Antonio Bruno Ferro
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