Occupiamoci della Comunità, non abbiamo bisogno di un papà che lo faccia per noi
Occupiamoci della
Comunità, non abbiamo bisogno di un papà che lo faccia per noi
"Sentirsi ‘comunità’ significa condividere valori,
prospettive, diritti e doveri. Significa ‘pensarsi’
dentro un futuro comune, da costruire insieme.
Significa responsabilità, perché ciascuno di noi è,
in misura più o meno grande, protagonista del
futuro del nostro Paese. Vuol dire anche essere rispettosi
gli uni degli altri. Vuol dire essere consapevoli
degli elementi che ci uniscono e nel battersi, come è giusto,
per le proprie idee rifiutare
l’astio, l’insulto,
l’intolleranza, che creano ostilità e timore”.
Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica
I giornalisti e commentatori oltre che i politici che
osservano il movimento delle sardine conversano sulle dichiarazioni rese in Tv
o ai giornali dall’onnipresente Mattia Sartori.
Mattia Sartori ha detto che le sardine pensano questo, che
le sardine fanno quest’altro. Ma possibile che nessuno faccia notare che Mattia
dice solo quello che pensa lui e la cerchia delle persone che conversano con
lui?
Invece secondo me, le persone vanno in piazza ognuna con le
sue motivazioni ma con un’unica certezza: la piazza non è organizzata da nessuno
dei movimenti, associazioni e partiti esistenti. Qual è l’emozione che porta un
cittadino al comportamento di lasciare a casa poltrona e computer per andare in
piazza per ascoltare altri cittadini che affermano di desiderare che i politici
si relazionino tra loro e con noi con parole pacate e rispettose?
Io ci ho riflettuto. L’emozione è che questi cittadini
vogliono il benessere e non credono gli possa essere dato dai movimenti,
partiti e associazioni che oggi si propongono come portatori di questi
interessi utilizzando parole violente per mancare di rispetto e delegittimare gli
altri partiti, movimenti o associazioni che esprimono i loro pensieri e idee.
Ma la cosa buffa è che queste persone che scendono in piazza
formando le sardine sperano che ci sia qualche partito, movimento e
associazione che si faccia portatore della richiesta di benessere e che poi
riesca a realizzarlo facendo in modo che tutti possiamo usufruirne.
Se proprio vogliamo dirla tutta, il limite dell’emozione delle
persone che stanno scendendo in Piazza, è lo stesso di quel 48% delle persone
che dichiarano di desiderare di essere governate da un uomo forte che, così
come ha rilevato Censis, non si dovrebbe nemmeno preoccupare del Parlamento e delle
elezioni.
Insomma le persone che vanno in piazza e che costituiscono
il movimento delle sardine stigmatizzano la mancanza di funzionalità della
rappresentanza politica e, allo stesso tempo, chiedono a gran voce che la
soluzione arrivi sempre da una rappresentanza politica, magari diversa da
quelle che ci sono oggi; così come il 48% degli intervistati del Censis che
addirittura propongono una deriva autoritaria che determini il governo di un
uomo forte.
L’ingenuità è sempre la stessa, ovvero quella di chi crede che
basti cambiare le persone per ottenere finalmente che ci sia chi si occupa del bene
comune. Invece è mia opinione che l’ottenimento del benessere non sia una
questione relativa ai nomi, o al nome in caso dell’uomo forte, di chi mettiamo
al potere.
Amici miei è mia opinione che, se non si abbandona la
cultura Patriarcale della competizione, qualunque persona che si proponga al governo
avrà gli stessi identici comportamenti dei governi che si sono susseguiti nella
storia del nostro Paese sintetizzabili nella conquista del potere per poter
esercitare il dominio sulle altre persone.
Dovremmo riflettere sulle speranze che, nel corso della
nostra vita, hanno suscitato in noi tutte le persone che si sono proposte e che
abbiamo votato. Possiamo inoltre riflettere sull’esito che abbiamo osservato una
volta che queste persone hanno conquistato il potere.
Prendete una persona a caso che nel corso della vostra vita
avete votato e che è stata eletta e conseguentemente abbia esercitato il potere,
non importa se di genere maschile o femminile. L’avete individuata? Bene, vi ricordate la speranza che nutrivate per
questa persona nella fiducia che si sarebbe occupata dei vostri problemi per
farvi ottenere il benessere? Com’è andata a finire? La risposta ve la posso
dare io, perché se questa persona è rimasta nella cultura della competizione,
ha utilizzato il potere per esercitare il dominio su di voi che avete provato a
ottener ciò che speravate di conquistare con l’ubbidienza e la sottomissione.
L’esito è stato la delusione e la frustrazione se avete
ottenuto ciò che speravate di ottenere al costo della vostra ubbidienza e
sottomissione oppure della rabbia se invece non avete ottenuto nonostante vi
siate sottomessi perché il modo con cui si arriva al potere ne determina poi la
natura.
La mia proposta è quella di passare alla cultura della
collaborazione in modo tale che con delle conversazioni si elabori un progetto
comune che poi cooperando si possa realizzare.
La mia proposta è quella di sentire la responsabilità della
partecipazione attiva alla vita della comunità, perché c’è il piacere di stare
insieme nel rispetto e nel riconoscimento della legittimità reciproci. Ognuno
di noi è diverso dall’altro e ognuno di noi è legittimo e desideroso di vedersi
riconosciuta dagli altri questa legittimità attraverso il rispetto. Tutto
questo, secondo me, darebbe luogo a una cooperazione auto organizzata con esito
soddisfacente per tutti.
Antonio Bruno Ferro
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