Noi, Comunità
Mi ricordo come fosse ieri quando intorno al 1968 a San
Cesario di Lecce invece del Bollettino Parrocchiale arrivò il momento di
fondare un giornale. Io non ero nella redazione, a 11 anni non avevo la
possibilità di parteciparvi, ma ricordo i racconti dei nostri educatori di
Azione Cattolica che ci dissero perché avessero preferito chiamare il giornale “Noi,
Comunità”. Mi ricordo anche perché misero quella virgola. Insomma un dibattito
che coinvolse tutti, ma proprio tutti. Penso che il senso di questo mio scritto
provenga da quegli anni, da quel paese di allora.
Se poi metto nel conto la bellissima esperienza dei quattro
giorni dedicati alla festa del Santo Patrono 2017, soprattutto per la partecipazione
popolare ai giorni della festa di quest’anno, mi è venuta la speranza che tutta
questa gente, che si è riappropriata del suo paese. continui in questo stare
insieme.
Non so se ci avete mai fatto caso ma dopo venti giorni dalle
elezioni comunali nessuno più ricorda chi erano i candidati. E’ un fatto certo,
scontato, che si verifica ad ogni competizione elettorale. Dopo venti giorni
non c’è più nessun vincitore e nessuno che è stato sconfitto, c’è solo il
Sindaco.
E’ così e secondo me è giustissimo che sia così.
Si vota per eleggere il Sindaco e, una volta che lo si è
eletto, si prende atto che sino alle prossime elezioni il paese più bello del
Mondo ha un Sindaco nella persona di chi è stato eletto.
Di Sindaci ne abbiamo visti passare tanti e, mentre loro
passano, il paese più bello del Mondo, invece, resta.
L’incarico di Sindaco è un servizio che alcuni cittadini volontariamente
sono disposti a fare, nell’interesse del bene comune.
Tutto il resto degli abitanti del paese più bello del Mondo
è chiamato al più alto incarico mai ricevuto che è quello di cittadino.
Nei secoli che ci separano dalla fondazione del paese più
bello del Mondo tante persone si sono spese per il bene comune. E' una
tradizione che rivive ogni volta che qualcuno si occupa dei servizi necessari
alla nostra Comunità. E’ una tradizione che si ripete e che, proprio nella sua
ripetizione, ci ricorda di appartenere a una comunità di donne e di uomini che
hanno in comune un pezzetto di territorio nel quale hanno vissuto delle
esperienze significative.
In genere quelle esperienze avvengono negli anni della
fanciullezza e dell'adolescenza, almeno per me è stato così, ed è proprio per
questo che ognuno si porta dentro il vissuto di quegli anni che identifica con
un luogo, con chi abitava questo luogo e con le relazioni che ha intessuto. Ci
sono tanti paesi, uno diverso dall'altro, quante sono le donne e gli uomini che
hanno vissuto in un pezzetto di territorio. Ma tutti, quando la suggestione
delle tradizioni che si ripetono si attiva, ecco che rivivono quel paese di
quegli anni, le emozioni, i suoni, i sapori, le voci che hanno come epilogo
quel "SENTIRSI A CASA" che ognuno di noi tanto ama.
Io penso che questo sentimento prevale su ogni altro. Se
così non fosse, ci sarebbe la spinta ad allontanarsi dalla Comunità, l’esigenza
di andare da qualche altra parte dove ritrovare questa sicurezza, che può
essere percepita solo quando si è casa, al sicuro.
Pensaci, sei a casa, al sicuro e questa casa si chiama San
Cesario di Lecce. Se in cuor tuo provi questi sentimenti sempre e comunque farai
“del tuo meglio”, che poi è l’incarico che ci è stato affidato e che concorre a
rendere sempre più bello il nostro paesello.
Da soli non si va da nessuna parte, solo quando siamo
Comunità diveniamo capaci di qualunque impresa. Il compito di favorire e
armonizzare questo senso di appartenenza è la missione impossibile a cui tutti
siamo chiamati. Io ho avuto questi sentimenti quando ho visto la piazza piena
di gente, mi sono sentito di nuovo che sta rinascendo un orgoglio di essere “sancisariani”.
Accadrà che saremo uniti? Non è facile ma sono sicuro che ce la faremo.
Antonio Bruno
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