Una POLITICA con la maiuscola
In questi giorni ho letto le analisi del voto dei
commentatori politici e ho osservato che si carica il voto di significati che
nulla dovrebbero avere a che fare con la scelta operata dai cittadini per eleggere
tra quelli che si candidano chi dovrà amministrare la cosa pubblica.
Ci sono tre categorie di cittadini, tra tutti quelli aventi
diritto al voto, e precisamente le persone che sono attratte dall’esercizio del
potere e si candidano, quelle che vogliono ottenere qualcosa da chi il potere
lo conquista e vanno per ciò a votare, ed infine quelle persone che molto
semplicemente non vanno a votare non appartenendo a nessuna delle due precedenti
categorie.
In genere gli osservatori nelle loro analisi fissano la loro
attenzione sulle prime due categorie ovvero i candidati che vogliono
conquistare il potere e chi va a votare per ottenere ciò a cui aspirano da chi
il potere lo conquisterà, ignorando completamente chi invece a votare non c’è
andato.
Le analisi quindi si diffondono in una considerazione sola
anche se poi scritta con fiumi d’inchiostro che più che altro confondono le
idee.
E qual è quest’unica considerazione?
La maggioranza dei cittadini che sono andati a votare hanno
votato per quelli che avevano già il potere perché hanno ottenuto da loro ciò
che speravano e sperano ancora di ottenere in futuro.
Oppure al contrario la maggioranza dei cittadini che sono andati
a votare hanno cacciato quelli che stavano al potere perché non hanno ottenuto
da loro quello che speravano.
Sono passati appena venti giorni dalle elezioni e, come
sempre accade, ormai delle elezioni, dei programmi, delle visioni di futuro non
se ne parla più, tutto finito, girata pagina, lo spettacolo si replica tra
cinque anni.
Da questo modo di leggere la realtà deriva il dileggio
riservato a chi il potere lo ha perso e l’attesa di ottenere la propria
desiderata da chi il potere l’ha ottenuto.
Ecco perché dai più l’abbraccio della politica viene considerato
fatale. Non c’è un tensione vera di noi cittadini verso la partecipazione alla
vita amministrativa e quindi la politica è da quando mi ricordo io, di fatto,
PURO INTERESSE PARTICOLARE.
In questo modo la partecipazione attiva alla vita politica e
amministrativa, che dovrebbe essere ONOREVOLE e motivo di vanto, diventa invece
DISONORE.
Per non parlare della volgarità in cui cadiamo tutti quando
affermiamo con tutto il cinismo possibile: “finu a mmoi hannu rrubbatu quisti,
moi imu cangiatu . Sine moi cu rubbanu st’auri. Nnu picca a petunu no?”
La prospettiva di essere etichettati come ladri non può
essere superata dalla voglia di fare il bene comune. E’ impossibile! Questa
prospettiva, la certezza di questa prospettiva, è un deterrente, o meglio un ostacolo
insuperabile, per chiunque intenda abbracciare la politica al solo scopo di
fare il bene comune.
Ad aprile il Papa alla festa per i 150 anni dell’Azione
Cattolica ha detto: «Non sedetevi in poltrona, non mettetevi comodi». E ha
continuato dicendo che «nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per
i poveri e la giustizia sociale» e poi ancora «Mettetevi in politica, ma per
favore nella grande politica, nella politica con la maiuscola! ».
Nessuno di quelli che c’erano hanno potuto accogliere questo
invito semplicemente perché non c’è un
luogo CON LA MAIUSCOLA. Non c’è! E’ un fatto.
Ma non perdiamo la speranza e per farlo io scendo dal
piedistallo delle certezze per aprire la porta all’ignoto delle possibilità.
Forse può accadere nel paese più bello del Mondo. Potrebbe
accadere, perché no?
La soluzione non è quella di eliminare per purificare,
isolare la fonte del male per preservare intatta quella del bene. No!
La soluzione è intraprendere la strada della precarietà, la
strada del fare posto a chiunque desideri partecipare, facendosi più piccolo
per fare spazio. Più piccolo, piccolissimo, ma mai restandone fuori. Nessuno può
restare fuori, nessuno può essere mandato a casa, perché a ogni epurato
corrisponde un impoverimento irrimediabile, una perdita insostituibile.
I partiti e i movimenti a furia di fare fuori oggi un
avversario, e domani l’altro si impoveriscono sino a scomparire.
Fare fuori l’avversario NON E’ LA POLITICA CON LA MAIUSCOLA.
Non è quello il luogo dove si possano fare cose preziose. Oggi la politica è il luogo simile a
un Casinò, a un tavolo verde dove chiunque entra e gioca la sua partita che ha
un motto” NE RIMARRA’ SOLO UNO!” e una volta solo, vincitore assoluto su tutti
gli avversari perciò stesso IRRIMEDIABILMENTE SCONFITTO.
Un luogo dei piccoli che si fanno più piccoli in cui tutti
hanno cittadinanza è quello CON LA MAIUSCOLA. Ecco io ci starei in un luogo
così! Si! Mi sentirei a mio agio.
Antonio Bruno
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