SIAMO NOI I RESPONSABILI DI CIO' CHE ACCADE IN MEDIO ORIENTE, SIAMO TUTTI RESPONSABILI DELLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINESI
SIAMO NOI I RESPONSABILI DI CIO' CHE ACCADE IN MEDIO ORIENTE, SIAMO TUTTI RESPONSABILI DELLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINESI
Lucia Annunziata ha scritto un articolo pubblicato dal quotidiano LA STAMPA di oggi 9 ottobre 2023 che descrive ciò che gli esseri umani stanno facendo nel Mondo.
Lucia Annunziata così descrive ciò che sta accadendo:
“Stiamo rapidamente precipitando verso un ignoto luogo in cui il mondo come lo conosciamo è in via di dissoluzione.”
Ecco la buona notizia. Il Mondo che conosciamo è basato sulla competizione per l’accaparramento delle risorse che vengono percepite in scarsità. Un Mondo in cui la guerra è il modo con cui accaparrare ricchezza per poi difenderla affinché non vada ad altri esseri umani.
Cero è che Lucia Annunziata in questa frase non intende annunciare la fine delle discriminazioni e delle guerre. Semplicemente desidera segnalare che i padroni del Mondo di ieri possono essere sostituiti dai padroni del Mondo di oggi. Quindi posso affermare che Lucia Annunziata pensa allo stesso Universo Mondo come se fosse una Tragedia dal titolo “La competizione e le guerre per guadagnare e difendere la ricchezza ed il benessere” con gli stessi personaggi MA CON DIVERSI INTERPRETI.
Per analogia è quello che è accaduto in Italia quando al governo Conte – Salvini è succeduto il governo Conte- Partito Democratico e a questo il governo Meloni.
In Italia stessa tragedia, stessi personaggi ma INTERPRETI DIVERSI.
È la stessa cosa che è accaduto nel mio paesello bello San Cesario di Lecce, stessa tragedia, stessi personaggi ma INTERPRETI DIVERSI.
Lucia Annunziata insieme a tutti i colleghi giornalisti ci raccontano solo il susseguirsi dei diversi interpreti ma la tragedia che raccontano è sempre la stessa.
A questo punto desidero fare con voi una riflessione partendo da una ipotesi. Se gli esseri viventi hanno avuto origine 3,8 miliardi di anni fa, cosa ha avuto origine? Un sistema che si produce da solo, ma che non ha origine nel vuoto, ha origine in un ambiente che lo rende possibile, se quell'ambiente che lo rende possibile non c'è, il sistema chiamato essere umano non può avere origine o se ha avuto origine non può continuare a vivere, quell’ambiente che rende possibile la vita umana è quello delle nicchie biologiche.
Se esistiamo come esseri umani è perché la nostra esistenza si realizza attraverso un mezzo che ci rende possibili, che rende possibile la nostra vita e questo mezzo è quello che nasce con noi e che cambia mentre noi cambiamo, proprio come ogni essere vivente.
Che cosa c'è di peculiare nell'essere umani? Che viviamo nel linguaggio, che la lingua si apprende, che diventiamo umani vivendo con altri esseri umani. Abbiamo una genetica particolare, ma che cosa è la nostra nicchia ecologica? Ebbene la nostra nicchia ecologica sono gli altri esseri umani.
La lingua
"Vivere non è umano", infatti se il bambino biologicamente umano non incontra un ambiente ecologico che nasce con lui, che ha a che fare con il linguaggio, non emerge come essere umano.
A questo punto, confrontiamo questi presupposti con quello che accade in Ucraina ma anche con quello che è accaduto in Israele.
Per capire dobbiamo chiederci che cos'è il linguaggio? Un sistema di comunicazione. Con cosa comunichiamo? Con l'informazione. E cos'è l'informazione?", desidero rispondere a questa domanda con un aneddoto di Humberto Maturana attraverso il quale voglio spiegare.
"Una coppia di contadini ascoltano un discorso fatto dal figlio di uno di loro. 'Che cosa ha detto tuo figlio, non ho capito niente', disse un contadino all'altro, 'se studi ciò che studia mio figlio capirà quello che ha detto." ", rispose l'altro. Se A non partecipa al mondo di B, non capirà mai il messaggio. Non avrà modo di associarlo a qualcosa che abbia senso per lui. L'informazione non è nel messaggio, ma appare nel ricevitore. Codifico qualcosa qui, il decodificatore deve cercare la coerenza, decifrare il messaggio", e voglio sottolineare un'altra idea chiave di Humberto Maturana: "Per capirci dobbiamo parlare, dobbiamo incontrarci. Cambiare insieme. Se ho due "esseri viventi, due organismi che interagiscono, inevitabilmente cambieranno insieme".
I mondi in cui viviamo
Il Prof. Maturana nei suo scritti ha formulato l’ipotesi secondo cui "L'origine dell'essere umano deve essere avvenuta in un momento storico in cui il linguaggio è emerso nella convivenza. Se prestate attenzione a ciò che fa il linguaggio, vi renderete conto che "Coordina comportamenti, relazioni, azioni, sentimenti, idee. Cosa deve succedere perché avvenga il coordinamento? Dobbiamo incontrarci, se non ci troviamo a parlare, questo fenomeno informativo non accadrà. "Dobbiamo trasformarci insieme e per questo gli esseri umani devono vivere insieme e dobbiamo voler vivere insieme, dobbiamo amare la vita insieme."
Dopo avervi partecipato tutte queste informazioni, desidero che riflettiamo insieme sulla circostanza che noi esseri umani siamo sistemi autopoietici, siamo sistemi molecolari e che spieghiamo il nostro vivere con l'esperienza del nostro vivere e in quella spiegazione compaiono i mondi in cui viviamo. Maturana più volte ha indicato che "Siamo generatori dei mondi che abitiamo, e abitiamo i mondi che ci permettono di abitarli. Non incontriamo qualcosa di indipendente dalla nostra storia, siamo responsabili delle conseguenze perché generiamo i mondi in cui viviamo, in modo che possiamo generare i mondi in cui vogliamo vivere.”
In conclusione ho dimostrato che siamo responsabili di tutto quello che accade nell’universo Mondo e quindi anche di ciò che ha descritto Lucia Annunziata non incontriamo qualcosa di indipendente dalla nostra storia, siamo responsabili delle conseguenze perché generiamo i mondi in cui viviamo, in modo che possiamo generare i mondi in cui vogliamo vivere.
Buona riflessione
Risiko pericoloso
LUCIA ANNUNZIATA
I miliziani hanno regalato la peggiore pagina del conflitto Israele-Palestina
Alla base delle tensioni in Medioriente c’è il collasso dell’Impero sovietico
LA GEOPOLITICA: ADESSO IL MONDO CHE CONOSCIAMO È DESTINATO ALLA DISSOLUZIONE
di Lucia Annunziata
Voglio dire innanzitutto,
prima di
ogni altra parola, che
Hamas ci sta regalando
una delle peggiori
pagine di sempre del conflitto
Israele-Palestina, pur denso di
stragi. Che sia il popolo palestinese
a vendicarsi con gli strumenti
del terrore, della violenza, della
violazione delle donne, dei bambini,
dei vecchi, rompendo lo spazio
di ogni diritto umano, quello
stesso diritto che ha sempre invocato
per la propria difesa, è un atto
indegno, repellente sul piano
umano, che sporca la dignità delle
stesse sofferenze dei palestinesi.
Immagino che ci saranno discussioni
in merito. Ma ora la parte
più rilevante del nostro impegno
– se ancora c’è spazio per
qualcosa da fare – è guardare bene
in quello che sta succedendo.
Proviamo intanto a offrirvene subito
una sintesi, cruda come gli
avvenimenti.
Stiamo rapidamente
precipitando verso
un ignoto luogo in
cui il mondo come lo
conosciamo è in via di dissoluzione.
E la guerra in Ucraina
ha agito come accelerazione
di questo processo. Proprio
perché è in Europa sta facendo
ammalare il globo, come
una seconda
pandemia
dei rapporti fra
Stati e popoli.
Comincerei
dai fatti. «Un attacco
come nessuno
prima», è in sintesi l’opinione
generalizzata dell’assalto
allo Stato Ebraico arrivato
a sorpresa, con riferimento
all’audacia e preparazione
dei palestinesi.
In effetti Israele, per propria
stessa ammissione, non
era preparata: ma possiamo
davvero accettare la spiegazione
della “sorpresa”? Sorpresa
perché? C’è davvero da
meravigliarsi se nel pieno di
una guerra nel cuore dell’Europa
che dura da più di un anno,
iI Medioriente diventa
un fronte di guerra? Parlare
di sorpresa, in queste circostanze,
vuol dire sfuggire alla
verità.
Intanto va detto che Hamas
ha agito perché poteva
farlo. Nell’attacco ci sono
una dimensione intellettuale
– fisica – e un impiego di
mezzi che possono derivare
solo da una lunga e minuziosa
preparazione. L’impiego
di strumenti creativi ed economici
– i deltaplani e le monoeliche
– combinati con i
mezzi pesanti per bombardamenti
intensivi, le squadre di
assalto ai carriarmati, le cellule
di spie dormienti, e l’uso
degli ostaggi come esempio
di punizione e come scudi
umani per rallentare e controllare
il peso della ritorsione
di Israele – tutto ciò sa di
denaro e tanto, di addestramento,
e tanto. Hamas, insomma,
ha agito con le spalle
coperte. Hamas può fare
quello che sta facendo perché
agisce con la copertura
di varie potenze mediorientali
(soltanto?), la prima firma
delle quali è l’Iran. Ed è
proprio il paese degli Ayatollah
la prima tessera che ci
porta alla guerra in Ucraina.
Al centro di tentativi di essere
addomesticato o contenuto,
il regime di Teheran nato
nel 1979 come Repubblica
Islamica d’Iran è fin dalla prima
ora uno dei grandi protagonisti,
in quanto uno dei tre
maggiori Stati produttori petroliferi,
del domino mediorientale;
nonché un regime
religioso shiita fonte di ispirazione
e attrazione dell’islamismo
militante nel mondo.
Asse di questa nuova egemonia
culturale sono fin
dall’inizio l’aperta ostilità
verso Washington, che viene
sfidata con la crisi degli
ostaggi (novembre 1979) e
un intenso sentimento antiisraeliano,
ma anche contro
gli altri stati arabi del Golfo
di religione Sunnita. Eppure
la molla decisiva dello sviluppo
dei conflitti in Medioriente
non è nei rapporti con
l’Occidente, ma nel collasso
dell’Impero Sovietico.
Le date sono da notare. C’è
un lungo conflitto Iraq/Iran,
la Qadisiyya di Saddam fra il
1980 e il1988, combattuta
per il controllo della supremazia
petrolifera – condita
con motivazioni religiose, le
differenze far Sciiti e Sunniti-
che poi proseguì quasi direttamente
nella prima guerra
del Golfo. Nel 1989 cade
l’impero di Mosca, lasciando
un grande vuoto di potere
dentro il quale si infilerà prima
Saddam Hussein, che invade
il Kuwait il 2 agosto del
1990, e poi la coalizione occidentale
per bloccare Saddam
e stabilizzare il pericoloso
domino a proprio favore.
Dopo il cessate il fuoco del
1988 e per tutti gli anni Novanta,
Teheran è concentrata
soprattutto sull’economia.
Ma nel 2001, con l’invasione
dell’Afghanistan da parte delle
forze Nato, l’Iran fornisce
intelligence e collegamento
fra Usa e l’Alleanza del Nord
(forze contro i Talebani).
Nella seconda guerra in Iraq
da parte dell’Occidente per il
“regime change” di Saddam,
nel 2003, gli sciiti iracheni,
in stretto rapporto con gli sciiti
iraniani, dopo la caduta del
dittatore diventano addirittura
la nuova classe dirigente
del paese, sostituendo i
sunniti (atto che alimenterà
la nascita del terrorismo sunnita
di Al-Qaeda). Nella seconda
guerra in Iraq nasce così
una nuova egemonia degli
sciiti, che sono centrali prima
nel combattere l’Isis, e
poi nel difendere il regime di
Assad in Siria. Dall’Iraq alla
Siria al Mediterraneo, Teheran
oggi controlla un vasto
territorio con i suoi due bracci
armati: Hezbollah nel sud
del Libano, a guardare Israele,
e Hamas dentro Israele. Il
rapporto fra Iran e Usa, che
stabilizzava una parte delle
tensioni con l’Occidente, ha
sempre preoccupato i tradizionali
alleati di Washington,
le monarchie sunnite
del Qatar, degli Emirati e soprattutto
dell’Arabia Saudita.
Più Israele, che ha sempre
visto in ogni rafforzamento
dell’Iran una crescita esponenziale
delle minacce nei
propri confronti, e non si è
mai fidata del tentativo americano
di coinvolgere l’Iran
nel programma di denuclearizzazione.
La composizione di questo
primo tavolo di contraddizioni
è stato affrontata negli anni
più recenti con l’ambizioso
progetto di creare un nuovo
set di alleanze, con gli accordi
di Abramo, firmati nel
2020, da Israele con gli Emirati
Arabi Uniti, il Bahrein, il
Marocco e il Sudan, con la
mediazione dell’amministrazione
Trump.
Gli accordi di Abramo riportano
in campo le tensioni
con gli sciiti, perché svelano
le dissimulate relazioni fra
Israele, Usa e gli altri stati arabi
sunniti. Questo allarme ha
creato il più recente scarto di
Teheran, che si schiera con la
Russia contro l’Ucraina, fornendo
a Putin armi (soprattutto
droni, per contrastare
quelli Ucraini) e aspettandosene
dalla Russia (quando
questa potrà). Il cerchio, come
si vede si chiude sull’oggi.
L’attacco di Hamas è in questa
luce molto più chiaro, e
certo non inatteso.
Il vuoto creato dalla caduta
dell’impero sovietico ha
nutrito in questi anni tanti
altri pericolosi esperimenti
politici, conflitti che sono
anch’essi pezzi della tela
che si strappa. Parliamo di
quello in Nagorno-Karabakh
e di quello fra Kosovo e
Serbia nei Balcani. Entrambi
con impatto indiretto sulla
guerra in Ucraina.
Nel 1988, Nagorno-Karabakh,
regione dell’Azerbaijan
abitata sia da armeni sia
da azeri, dichiarò la sua indipendenza
da Mosca. Mikhail
Gorbachev, inviò 25 mila soldati
in Azerbaijan per impedire
la secessione e per proteggere
la minoranza etnica armena
dalle violenze degli
azeri. Nel 1991, in era post-
sovietica, segue un decennio
di guerra civile a seguito
della quale il Nagorno-Karabakh
si prende la sua indipendenza
e Armenia e Azerbaijan
continuano la loro guerra.
In questi anni recenti l’Azerbaijan
rafforzato dal punto
di vista economico grazie
all’esportazione di idrocarburi
ha potenziato l’esercito ed
ha sconfitto, a settembre, gli
armeni che hanno lasciato a
migliaia il loro ex paese, ormai
cancellato anche come
entità statale. La Russia non
ci ha fatto una bella figura,
Baku però non teme reazioni
dure, neppure dall’Unione
Europea o dagli Stati Uniti,
che pur protestando non
potrebbero in ogni caso rinunciare
alle forniture di
gas dall’Azerbaijan in questo
momento. La presidente
Von der Leyen, a luglio, ha
ringraziato durante un viaggio
a Baku il presidente
dell’Azerbaijan Aliyev per il
suo sostegno.
L’altro conflitto lo conosciamo
molto meglio perchè
come alleanza occidentale
abbiamo in qualche modo
contribuito a crearlo. Parlo
della rinascita di tensioni fra
tra Pristina e Belgrado. Cioè
fra serbi e kosovari. Vecchie
conoscenze dalle nostre parti.
Nel 1999 siamo intervenuti
come Nato contro la Serbia
per difendere il Kosovo dal
genocidio. Il Kosovo si è dichiarato
indipendente nel
2008 ma né Belgrado, né i
centomila serbi che abitano
in Kosovo riconoscono questa
indipendenza. La Russia
che appoggia i serbi, spera
che mantengano un punto di
“disturbo” con l’Unione Europea.
I generali europei temono
il precipitare – di nuovo –
degli eventi. Intanto la tensione
è arrivata anche sui campi
di tennis di Parigi, dove durante
il torneo Roland Garros,
il campione serbo Novak
Djokovic ha scritto su una telecamera:
«Il Kosovo è il cuore
della Serbia. Stop alla violenza!
». Intendeva quella
contro i Serbi. —
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