Cosa manca? Manca la fiducia

 

Cosa manca? Manca la fiducia

GIORGIA SERUGHETTI ricercatrice in Filosofia politica all'Università di Milano-Bicocca che si occupa di genere, teoria politica e migrazioni, ha scritto un articolo pubblicato dal quotidiano DOMANI oggi 15 settembre 2023 in cui osserva che il popolo non partecipa alle conversazioni dei potenti del Partito Democratico che si auto definiscono RIFORMISTI e che esprimono disagio per la Signora Elly Schlein ed i suoi discorsi.

Questa osservazione deriva dal prendere atto che sui Social, nei luoghi di lavoro, nelle piazze, la gente non conversa di quello che dice la Signora Elly Schlein.

Non così è accaduto per il Libro del Generale Roberto Vannacci. Ricordiamo tutti che sin dai primi giorni e con degli echi che giungono sino ad oggi, tutti, ma proprio tutti, hanno detto la loro opinione anche se il libro non l’avevano letto basandosi sulle opinioni che la Signora Elly Schlein e compagnia bella avevano diffuso attraverso i mezzi di comunicazione di massa.

Si parla e si scrive del libro di Roberto Vannacci, e si tace sulle dichiarazioni di disagio per quello che dice la Signora Elly Schlein, che mette a disagio i Potenti del Partito democratico che si auto definiscono riformisti.

Tradotto significa che il popolo non difende la Signora Elly Schlein e non difende nemmeno i potenti che si auto definiscono riformisti.

In pratica il popolo della sinistra, difende chi critica il Generale Roberto Vannacci per ciò che ha scritto nel suo libro, ma non critica i riformisti per gli attacchi alla Signora Elly Schlein.

Roberta Forni ha fatto un meme che mi ha fatto riflettere e che riporto qui di seguito:

Ma se oggi le sinistre hanno tutte le soluzioni per risolvere la povertà..perché non le hanno attuate loro in 10 anni.?? Chiedo

Franco Frascaro ha risposto:

La risposta è non facile ma FACILISSIMA...

Per lo stesso motivo che ci fa dire che quelli di adesso non li risolvono.

Quelli che ci sono adesso, che dicevano avere tutte le soluzioni ed erano pronti ad attuarle... non riescono a risolvere, loro adesso danno la colpa a quelli di prima per tutti i loro fallimenti... TANTI !!!

La biologia attraverso gli studi di Humberto Maturana, ce lo dice chiaramente: noi, tutti noi, abbiamo in potenza tutte le risorse che servono per autorealizzarci in maniera virtuosa. Quello di cui c’è bisogno è di un ambiente umano intorno che sappia far emergere questo tesoro.

Se un essere umano fallisce non sta fallendo lui ma l’ambiente intorno a lui, ed è bene cominciare a ripensare la nostra comunità partendo da questo assunto fondamentale.

Cosa manca, che cosa è di impedimento a questo sentirsi partecipi alla conversazione della Signora Elly Schlein?

Manca quel misto di simpatia e serietà, che insieme consentono di sentirsi e stare con l’altro, nella sua unicità, in un incontro accogliente come una carezza, e di assumersi la responsabilità del proprio agire. Manca la fiducia nelle persone che si preparano alla guerra delle elezioni per la conquista del potere. È questo che ho imparato: accarezzato da un contesto ospitale, ho sperimentato il valore di accarezzare il mondo e la fiducia di provare a costruire un contesto di cambiamento in cui aprire alla possibilità di essere felici, in senso etimologico, capaci di dare frutto, obiettivo complesso che richiede più piani di intervento. A cominciare dall'atteggiamento verso la vita e il senso che diamo a quello che ci succede intorno coinvolgendoci ‘ora', nel momento in cui "la vita ha luogo", direbbe lo scienziato e filosofo Humberto Maturana.

Buona riflessione

DISTANZA SEMPRE PIÙ GRANDE
Il grande assente nel dibattito del Pd è il suo "popolo"
GIORGIA SERUGHETTI filosofa
Un disagio, a quanto pare cova nel Partito democratica quello di frange cosiddette "riformiste" che, ad appena sei mesi di distanza dall'elezione di Elly Schlein, avvertono la sua leadership come troppo "radicale", parlano di "pluralismo" da difendere e vocazione maggioritaria" da preservare. La segretaria, da parte sua, risponde con fermezza. tenendo fede al proposito di mutare il volto del partito da formazione "pigliatutto", interclassista, a forza che guarda più chiaramente a sinistra. Se le parole, in politica, avessero un significato, parlare di "sinistra" non dovrebbe far paura a una formazione che apre il suo Manifesto per un nuovo Pd (approvata sia detto per inciso, prima della vittoria di Schlein) parlando di «una promessa di giustizia sociale inclusione e uguaglianza da realizzare attraverso un impegno collettivo», e di «disuguaglianze povertà, discriminazioni e marginalità sociali» come «il più grande impedimento a ogni forma di coinvolgimento collettivo e di emancipazione».
Per decenni — quasi secoli, ormai — a muovere le persone a fare politica in questa parte politica è stato «il disagio di fronte allo spettacolo delle enormi diseguaglianze, tanto sproporzionate quanto ingiustificate, tra ricchi e poveri, tra chi sta in alto e chi sta in basso nella scala sociale»: quello di cui parla Norberto Bobbio in una nota personale contenuta nel suo classico Destra e sinistra, ripubblicato da Donzelli nel trentennale dall'uscita. Cosa muove oggi le persone a fare politica nel Pd, se avvertono campagne come quelle sul reddito minimo e la sanità pubblica, l'opposizione alle politiche contro poveri, migranti o persone lgbt, l'impegno sulla giustizia climatica come troppo "radicali"?
Come ha scritto Marco Damilano, dopo il caso dei fuoriusciti della Liguria, gli eletti se ne vanno senza analisi del perché se ne sono andati gli elettori, senza chiedersi se la catena di insuccessi del partito sia da imputare alla perdita di identità, alla pretesa di rinunciare a collocarsi dentro quella grande dicotomia che divide il campo della politica, senza, dunque, l'ambizione dì rappresentare alcun "popolo".
Sembra proprio il "popolo" il grande assente dal dibattito sulla natura, il presente e il futuro del Pd. Quel popolo che il filosofo Mario Tronti chiamava «perduto», nella sua critica a una sinistra post-comunista sempre più lontana dai bisogni della classe lavoratrice. Anche Schlein fatica ad accorciare la distanza, a causa di una dissomiglianza quasi antropologica che la separa dal corpo largo del paese. Però lei questo popolo lo va disegnando e cercando, quando parla — come ha fatto dal palco della Festa dell'Unità di Ravenna — di riders, donne che fanno le pulizie negli hotel, lavoratrici e lavoratori poveri e precari. Persone che hanno perso, insieme alle tutele e al potere d'acquisto, anche la speranza in un cambiamento possibile. C’è una destra che in Europa e a casa nostra, difende apertamente le diseguaglianze — tra uomini e donne tra eterosessuali e omosessuali, tra nativi e migranti, tra maggioranze e minoranze, tra ricchi e poveri, tra vecchi e giovani — e che tuona contro l’ambientalismo ideologico" negando il cambiamento climatico, di cui proprio i gruppi più svantaggiati faranno le spese. Combattere questa destra significa quindi combattere le diseguaglianze. Ma per farlo serve capacità di costruire consenso. Non tanto — o non solo — nel dibattito asfittico interno al partito, ma nella società. Con meno discussioni sulla leadership, e molta più ambizione di riconquistare pezzo a pezzo, il «popolo perduto».

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