Grazie ai bivi non presi


 Grazie ai bivi non presi

Dobbiamo anche essere grati per ciò che non è stato, dice il cuore nei suoi silenzi. Perché è nei vuoti che troviamo la danza nascosta della vita, quella che ci porta dove nemmeno noi sapevamo di voler andare. Ciò che non è accaduto è il maestro discreto, che con passo leggero ci insegna che non tutto deve essere nostro, non tutto deve compiersi per essere vero.
È strano, no? Quei bivi non presi, quelle porte mai aperte. A volte li guardiamo come ombre sul nostro cammino, ma forse sono luci poste per segnare il confine tra il nostro destino e quello che non ci appartiene. Lì, in quel non vissuto, ci sono lezioni che non avevamo bisogno di imparare, battaglie che non dovevamo combattere, amori che non erano fatti per abitarci.
C'è poesia anche in ciò che non arriva, c'è un senso. Un perché che forse non capiremo mai, ma che ci fa alzare lo sguardo e dire: grazie. Grazie a quei sogni rimasti sospesi, come aquiloni che non si sono mai staccati dal filo. Grazie a quelle strade mai percorse, a quei treni che abbiamo perso senza sapere che su altri binari ci attendeva una destinazione più nostra.
Ogni cosa ha il suo perché, anche quello che ci è sfuggito tra le dita. Non è un fallimento, è un dono mascherato. E allora impariamo a ringraziare anche il vuoto, anche l’assenza. Perché è lì che il nostro spirito si allarga, è lì che lo spazio si fa fertile per nuovi sogni. Quello che non è stato è il respiro profondo prima del prossimo passo, è il silenzio che prepara la musica.
E se ogni tanto ti chiedi “Perché non è successo?”, prova invece a dirti: “Grazie. Perché non è successo”. Forse è proprio questo il miracolo più grande.

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