"Risplende il Natale: Un Viaggio Nell'Atmosfera Festosa dell'Antico 1900"
In un affascinante ritorno al passato, ci immergiamo nell'anno 1900 attraverso le parole di un redattore anonimo, testimone di un'epoca in cui la festa di Santa Lucia segnava l'inizio di una gioiosa attesa per il Natale. Le descrizioni dettagliate ci conducono in un mondo intriso di laboriosa preparazione, dove la piazza di S. Lucia si anima con esposizioni di pupi e presepi, suscitando nell'animo dei lettori un calore avvolgente di tradizioni e affetti familiari. Attraverso le sue parole, riviviamo il fervore nell'allestire il presepe, la gioia contagiosa dei piccoli nel partecipare, e la cura amorevole nel creare un'atmosfera magica. Questo articolo, scritto 123 anni fa, offre un prezioso scorcio nel passato, regalando una prospettiva vibrante e autentica di un tempo in cui il Natale era atteso con un'anticipata e laboriosa dolcezza familiare.
“PANIERI DE LI PUPI ALIAS PASTURI”
Punti, appunti e puntini....
Santa Lucia.
Oggi ricorre la festa di Santa Lucia e per noi Leccesi una fiera caratteristica, Il “panieri de li pupi alias pasturi”, che preludia ad un'altra grande festa imminente, alla più grande festa dell'anno, al mistico Natale, a cui tanti e tanti ricordi domestici, tante intime e vere gioie ci legano.
Stamane, nella piazza di S. Lucia, oltre l'esposizione dei prodotti della stagione, tra cui fan piramidale mostra i “pigni”, oltre tutti i soliti giocattoli e gli altri oggetti e tutto quanto si suole portare nel mercato, vi è un'altra esposizione, molto simpatica, che ha un carattere tutto locale: Li pupi e li presepi di qualunque specie, di qualunque grandezza. Essi formano la delizia dei ragazzi ed adescano altresì il gusto dei babbi e delle mamme, che mentre vogliono contentare i loro bambini, amano di mantenere in famiglia il più simpatico dei sacri riti domestici.
C'è chi comprerà quei pupi che mancano all'addobbo del presepio: si sa, ogni anno bisogna riparare con nuovi acquisti alle rotture del Natale precedente; c'è chi manca della sola nascita o sacra famiglia; c'è chi cerca il magio; un altro vuole un pescatore, questi un cacciatore con la “scuppetta”, quello il massaro che fa le ricotte; chi desidera la così detta città dei re magi, altri vuole una casipola da situare in fondo a qualche grotta secondaria. Ecco: un bambino vuole i serafini, un altro chiede San Silvestro e nu zzampugnaru; un altro ancora cerca delle pecorelle, un altro il villano che sull'asinello porta il formaggio al Bambino.
I gusti e i bisogni sono vari: ed è tutto un movimento di scegliere i pupi meglio ben fatti. Non parliamo dei presepi, perché se ci sono coloro che amano comprarli, i più preferiscono di fabbricarli da loro, in casa. E lì è tutto il piacere, tutto tutto il gusto. Domani nelle famiglie incomincerà il movimento per fare il presepe ed incomincia lu scigghiu, tormento delle madri.
Al posto scelto della sala il babbo o il fratello più grande farà l'ossatura di legno, e man mano che spunta la scisa dei magi o la rutta del Bambino, senti i piccini mandare esclamazioni di gioia, tutti contenti, tutti presciati. E come sono felici nel fare da garzoni a coloro che fabbricano il presepio; nel prendere il martello, i chiodi, le asche; e quando l'ossatura è fatta, essi, i piccoli fanciulli, sono tutti contenti di imbrattarsi le minuscole mani nella colla per preparare la carta con cui il fratello più grande o il babbo rivestono il nudo scheletro dell'apparato simbolico.
Né il tramestio finisce qui: mentre si fa asciugare ed indurire la carta, quando il presepio n'è tutto rivestito, si preparano i colori che dovranno dare la sembianza della nuda roccia; altro lavoro: si scioglie con la colla da falegname prima il color cenere, poi il nero, quindi il giallo di croma, poi la così detta terra russa; si da ultimo il verde, molto verde, il colore più necessario. E poi tutto si riveste di foglie di frasche e di mirto; si mette il velluto, il lichene che si cerca in campagna e sui solai, e quindi si preparano i pupi.
I pupi bisogna accomodarli: a questo manca la testa, a quello la base che regge i piedi; un altro è senza paniere, un altro ha perduto un braccio; il cavallo di Re Becchiu manca di una zampa; un orecchio è caduto a quello del Re Tromba, ed un corno di un bove della masseria non è più; ai volanti del Magi bisogna mettere in mano la bandierina: bisogna rifare con la carta inargentata o dorata la Stella guida del Re e del pastore; bisogna su una striscia nuova ricopiare la scritta dell'angelo di gloria e poi è d'uopo trovare il mezzo di librare nell'aria la Stella e l'angelo.
Sono tutte cose che bisogna fare e di cui non può farsi a meno. E poi non è tutto finito: bisogna collocare i pupi, cospargere il presepio di aranci, di pini, di fichi d'India, di pere e di tutti quanti i frutti che si sono conservati per l'inverno e che potranno, nella vigilia di Natale, dopo la cerimonia della Nascita del Bambino, costituire il così detto benedittu, desiderato dagli intervenuti. Le botti, gli uscapiedi, Il trent, il trintracchi, quelli si acquisteranno qualche giorno prima dell'avvenimento...
Come si vede la Santa di oggi è più importante di quel che non si pensi: essa dà luogo a tutto questo lavoro, a tutta questa preparazione della festa più lieta e più simpatica dell'anno, del mistico Natale, cui tanti dolci ricordi, tante intime gioie, tanti domestici gaudi ci legano.
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