Le sardine, ovvero perché il modo con cui si arriva al potere ne determina poi la natura

 


Le sardine, ovvero perché il modo con cui si arriva al potere ne determina poi la natura

Immagina un gruppo di amici che decide di trovarsi in piazza per giocare insieme. Non hanno un piano preciso, non ci sono regole scritte, ma sono uniti da un desiderio comune: stare insieme e fare qualcosa di diverso dal solito. Le Sardine sono un po' così: nate come un'aggregazione spontanea nel 2019, persone che si incontrano nelle piazze per dire che non vogliono più sentire parole piene di odio o litigi inutili tra politici. Vogliono un mondo più gentile, ma non hanno un programma chiaro o un progetto definito.

Mattia Santori, uno dei ragazzi che ha dato inizio a questo movimento, viene spesso intervistato dai giornalisti. Gli chiedono cose complicate, come se fosse un politico esperto: “Cosa pensano le Sardine di questa o quella questione?” Ma Santori non è un rappresentante ufficiale di tutte le persone che si radunano nelle piazze. Ognuno ha le sue idee, e questo è normale, perché le Sardine non sono un partito politico: sono persone comuni che vogliono far sentire la propria voce.

Le persone che si ritrovano nelle piazze spesso si sentono deluse dai partiti politici che esistono oggi. Non si sentono rappresentate da nessuno e vogliono qualcosa di diverso. Vogliono che chi governa si occupi del bene comune, cioè del benessere di tutti, senza divisioni o discriminazioni. Questo desiderio è forte, ma non è ancora un vero progetto, perché nessuno si è seduto a scrivere insieme un piano per cambiare le cose.

Alcuni dicono che le Sardine siano contro i partiti di destra, che spesso usano parole dure per parlare di migranti o di chi è diverso. Ma nelle piazze ci sono persone con idee molto diverse tra loro, e non tutte vogliono schierarsi da una parte o dall’altra. I giornalisti e gli osservatori cercano di mettere un “confine” alle Sardine, dicendo che appartengono a una certa area politica, ma questa etichetta non rispecchia la realtà.

Quello che le Sardine mostrano è che c’è tanta gente che vuole partecipare e farsi ascoltare, ma senza urlare o attaccare gli altri. Questo è un buon punto di partenza, ma ci fa anche capire una cosa importante: il modo in cui si comincia un progetto o si ottiene potere… cambia tutto. Se si parte con la voglia di includere tutti e di ascoltare, allora il risultato potrà essere positivo. Ma se ci si chiude in un’idea di esclusione o di divisione, si rischia di creare ancora più problemi.

Quindi, il messaggio delle Sardine è chiaro: si può fare politica in modo diverso, partendo dalle persone, dall’inclusione e dal rispetto. È anche bello che queste persone, così come si sono ritrovate spontaneamente, ora non si ritrovino più, vivendo una precarietà sana che dovrebbe caratterizzare ogni responsabilità pubblica. Ma per costruire qualcosa di davvero nuovo, serve andare oltre il semplice desiderio e iniziare a lavorare insieme per un progetto concreto.

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