La San Cesario di Lecce effimera
«L'effimero lascia il
segno nella nostra memoria, qualcosa che ci ha emozionato lo si ricorderà per
sempre». Renato Nicolini
Gli anni che arrivarono furono quelli dell’Università dal
1976 e con lei l’esperienza degli anni di piombo. C’era un clima di violenza
quotidiana, c’erano gli spari delle P38 in strada durante le manifestazioni e
per questo stesso motivo c’era bisogno di alleggerire.
L’effimero, l’arte e la cultura erano l’unica risposta a ciò
che aveva prodotto lo scontro ideologico e religioso di quegli anni, c’era
necessità di cercare ciò che ci univa nonostante le diverse visioni della
società e fu la cultura la chiave che aprì la porta.
Per una grande intuizione dell’allora Consigliere Comunale
Franco Scardino che riuscì a far convergere sull’arte e la cultura uomini come
Vito Mortella, Alberto Albanese, Alfredo Ingrosso, Nino Messina, Pietro Panzera
e Nunzio Mariano con tutto un Mondo giovanile che amava l’arte e lo spettacolo
si diede luogo alla fondazione del Gruppo Amici per l’Arte “Carlo Barbieri”.
La sede fu per tanti anni in Via Mazzini in una casa accanto
all’abitazione della mamma di Franco, ma poi ci trasferimmo in Via Immacolata, proprio
accanto al vecchio Ospedale “Giuseppe CASCIONE” odierno Hospice c/o P.O. S.
Cesario di Lecce.
Le iniziative furono tantissime alcune di altissima qualità
altre al limite del folklore. Comunque quell’esperienza favorì l’aggregazione
tra uomini e donne di generazioni diverse intorno a un progetto pacifico, di
tradizioni popolari e di cultura, che serviva a farci sentire uniti superando
le divisioni ideologiche e religiose.
Ma la popolazione non partecipava alle iniziative culturali
dell’Amministrazione Comunale. C’erano sempre i soliti noti assieme a tanta
gente che proveniva da Lecce e provincia. Invece le iniziative del Gruppo amici
per l’Arte raccoglievano migliaia di persone intorno ad estemporanee e mostre
collettive di pittura, a premi di poesia, e serate musicali per bambini.
Ecco la differenza tra una Amministrazione che portava
avanti, in perfetta solitudine, una politica di altissima qualità che aveva un alto costo ed il Gruppo Amici per l’arte che invece intercettava il
protagonismo dei cittadini del paese più bello del Mondo aggregando migliaia di sancesariani nelle iniziative organizzate con pochissime o addirittura senza risorse
economiche, oggi si direbbe a costo zero.
Un primo pensiero va al mio compagno d’avventura d’allora
Renato Cavalera, un gigante buono che se ne andò troppo presto con quel sorriso
che ti apriva il cuore. Curai con lui una pubblicazione con il Crsec di San
Cesario. Veniva a tutte le riunioni perché aveva la passione del teatro ed era
bravo. Scrisse in quella pubblicazione un pezzo dal titolo “il mio hobby è il
teatro”. Renato il teatro lo faceva insieme a sua moglie Gianna, alla di lei
sorella Anna e a suo cognato Peppino; tutti con il nostro gruppo, lo faceva
insieme a noi.
Un pensiero pieno d’affetto lo dedico ad Alfredo Ingrosso.
Veniva decine di volte a casa mia a illustrarmi i suoi progetti. Veniva a coinvolgermi
con una energia irresistibile e io con piacere lo affiancavo in tutto. Un uomo
che era attivo collaboratore di Don Oronzo Margiotta che con lui faceva una
trasmissione radiofonica e mille altre iniziative.
Alfredo caro, Alfredo buono schietto e sincero, pieno di
vita e di soluzioni per tutti. Che bella persona incontrai grazie a quell’esperienza.
E poi come non ricordare la splendida ironia di Vito
Mortella, il suo fare signorile e la presenza nel gruppo fatta di
incoraggiamenti, di battute scherzose e della grande capacità che aveva di
sdrammatizzare qualunque situazione con una battuta.
C'era anche Alberto Albanese con le sue stupende poesie e con la sua
freschezza anche se aveva i capelli bianchi. Collaborava assieme a noi, sempre
pronto a mettersi in gioco.
Di Pietro Panzera ricordo una frase che mi è stata di grande
insegnamento. Parlavamo della fine delle esperienze pubbliche, quelle
associative ma anche quelle politiche. Io gli chiesi che cosa dovesse fare,
secondo la sua opinione, una persona che non fosse riconfermata in una carica
elettiva e che quindi doveva ritornare alle occupazioni della sua vita privata.
Lui mi disse “ deve dire grazie…”. Ringraziare della opportunità che le
persone, votandolo, gli avevano dato. Mi colpì il modo in cui me lo disse, gli
occhi gli brillavano di gratitudine, era davvero sincero.
C’era una grande energia in quel gruppo, c’era una
fortissima voglia di fare, di esprimersi, di comunicare, era davvero bellissimo
collaborare con loro.
La manifestazione di maggiore successo, organizzata dal
gruppo era una kermesse canora di bambini davvero molto sentita e partecipata: il
Nastro d’Oro. L’idea non fu del gruppo ma dello staff di Spazio Radio che
organizzò al Cinema Gigante il fiorellino d’oro. Dopo il primo anno i
ragazzi di Spazio radio non intesero più organizzare quello spettacolo penso perché
richiedeva davvero un gravoso impegno sia agli artisti che agli organizzatori.
Fu Alfredo che insisté per farlo noi e quell’anno lo presentai io
con Maria Grazia Margiotta l’ultimo lunedì di luglio della festa del nostro
Santo Patrono San Cesario.
nella foto partendo da sinistra Alfredo Ingrosso, Maria Grazia Margiotta, Antonio Bruno, Alfio Maniglia e Maria Cristina Panzera. Al centro Milena Faggiano. |
Franco si occupava di trovare gli sponsor, Tonio e Cristina
Panzera delle prove con il complesso il coro e i bambini. Nunzio Mariano era il
vero protagonista perché forniva l’amplificazione e la produzione generale
dello spettacolo dandogli un taglio professionale.
Ho scritto troppo, ma c’era davvero tanto da scrivere e
comunque non ho scritto che una minima parte di ciò che fu quell’esperienza.
Negli anni 80 i gruppi culturali, l’estate della cultura e l’arte
hanno alleggerito il clima di piombo che si era imposto per le ideologie che
dividevano e facevano considerare un nemico l’altro che la pensava in modo
diverso. Grazie a quelle iniziative il clima s’alleggerì e prese la direzione
dell’effimero che poi divenne l’espansione degli anni ottanta in cui tutto si
riteneva possibile.
Antonio Bruno
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