E’ sabato! C’è il Varietà a San Cesario.
Quel clima di allora, la leggerezza del varietà, Mina, le
gemelle Kesller, don Lurio, il quartetto Cetra e gli ospiti, i grandi ospiti di
Studio Uno. Dal 1961 al 1966 il Sabato sera tutte le signore che avevano in
casa la Tv, erano li davanti a gustarsi la trasmissione. Andavamo a prendere le
poltrone della camera da letto e le sedioline per i bambini e tutti insieme ci
godevamo il Sabato sera a casa nostra. Già il sabato che è, ed è sempre stato,
molto più bello della domenica, Leopardi docet.
Io ricordo con simpatia don Lurio, era in Italia da anni ma
parlava con un accento americano fortissimo. Mi era simpatico anche perché lui,
tra quelle due stangone delle gemelle Kesller, sembrava un bambino, certo un
bambino a cui erano caduti i capelli, ma sempre un bambino.
Ogni sabato c’era un ospite d’onore, ricordo quando ci fu
Alberto Sordi che poi ho rivisto alle teche rai qui: http://www.teche.rai.it/2015/06/alberto-sordi-e-mina-studio-uno-1966/
andateci, io l’ho rivisto proprio oggi e ho riso di gusto, è un grandissimo
attore comico che mi ha regalato la spensieratezza che forse oggi nessuno è in
grado di regalarmi.
Il balletto, la scenografia fatta di un mosaico di specchi e
quelle gradinate con quel grande pubblico che applaudiva e che esultava a ogni
gag, ad ogni balletto ad ogni ospite.
Io posso solo testimoniare la presenza di Mina e delle
Kesller in tutta la mia infanzia dai 4 ai 9 anni. La Tv papà la acquistò nel
1961 e quindi ho assistito a tutte le puntate di Studio Uno. Allora non c’erano
altre tv, c’era solo la Rai e tutti guardavano quello che la Rai trasmetteva e
quindi tutti guardavamo Studio Uno.
I miei genitori mi raccontavano che solo 20 anni prima era
inimmaginabile che sarebbero finiti davanti ad uno spettacolo di Varietà che si
faceva proprio in casa loro. Negli anni 40 e 50 il Varietà aveva sostituito
prepotentemente l’Operetta e le compagnie giravano l’Italia riempiendo però i
teatri e non le case.
A Lecce c’erano il Politeama Greco e l’Apollo che erano i
due templi del Varietà. Oggi, dicevano i miei genitori, le stesse persone che
calcavano i palchi di quei teatri erano a casa nostra per farci divertire.
Ho assistito alla narrazione di un Italia che non ho mai
conosciuto personalmente, che mi sembrava così lontana, così improbabile. Negli
anni 60 c’era un Italia in cui tutto era possibile, l’Italia del miracolo
economico e l’entusiasmo dei miei genitori, ma anche quello dei miei nonni che avevano
vissuto gli anni 10 e 20, era contagioso, sprizzavano speranza e gioia da tutti
i pori.
Loro erano come dei visitatori provenienti da un altro
pianeta che erano scesi nel paese più bello del Mondo e non riuscivano a capire
che cosa stesse succedendo.
Io invece non capivo loro, io da quando avevo 4 anni avevo
visto in tv tutto quello che c’era da vedere, anche il prof Cutolo e l’Approdo
che erano dei programmi che non potemmo definire di intrattenimento. Ma avevo
guardato anche tutti i telegiornali, tutti i film, tutti gli sceneggiati
televisivi di Anton Giulio Maiano e di Sandro Bolchi. Insomma io ero già della
generazione TV.0 mentre loro erano della generazione Cinema.60 e Teatro.2000.
Io non capivo il loro stupore, soprattutto quello dei miei nonni che
acquistarono anche loro la Tv e che, nemmeno 10 anni dopo nel 1974, giunsero a gustare il brivido delle Tv
private. Ricordo che mio nonno Pietro si fece mettere l’antenna per vedere Tele
Lecce Barbano.
Tutti questi ricordi grazie allo sceneggiato (io continuo a
chiamarlo così, invece adesso dicono fiction) che va in onda stasera e che è
proprio la descrizione di Studio Uno. Un pensiero va a chi quello spettacolo lo
amava davvero tanto, a mia madre. Una donna che aveva le carte in regola per
affrontare una carriera e che mi ha instillato quella sua voglia d’arrivare.
Adesso lo capisco che, l’ambizione, è quella sua ambizione, solo adesso capisco
che me l’ha insegnata lei.
Ma lei fu la mamma e la moglie, perché mio padre volle così,
lo stabilì prima del matrimonio e lei accettò anche se spesso gli ripeteva che,
se solo lui l’avesse voluto, poteva tentare la strada del lavoro, ma lui non
glielo concesse mai.
Io non guardo mai la Tv, preferisco leggere, preferisco
ascoltare della buona musica, preferisco anche scrivere. Ma stasera guarderò la
Tv, stasera voglio proprio vedere quello che pensava mia madre in quei sabato
sera dal 1961 al 1966.
Antonio Bruno
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