Il festival di Sanremo negli anni 60
Arriva alla fine di gennaio del 1964 il festival di Sanremo.
A casa mia la gara canora è molto attesa dalla mia mamma ma papà non ne vuole
sapere di vederla e, siccome era in casa, la vedeva lo stesso criticando tutto
e tutti, primo fra tutti Mike Bongiorno.
Comunque in quegli anni eravamo in poche famiglie ad avere
la Tv e per le grandi occasioni, quali quella del festival di Sanremo e per lo
Zecchino d’Oro, arrivavano a casa mia tutte le vicine di casa che volevano poter
gustare le nuove canzoni della musica leggera italiana per grandi e piccolini.
Erano tutte assiepate nella nostra stanzetta dei bambini
dove c’era la Tv tedesca grundig. Mio padre optò per una tv germanica perché era
opinione diffusa che i tedeschi fossero imbattibili in tema di costruzione di televisioni a valvole. Si perché nella mia Tv
c’erano le valvole!
Ma torniamo al festival arrivarono tutte le signore delle
palazzine delle case ina e con loro i bambini portando con se le sedie. Si disposero
come se stessero in una sala cinematografica. Mike Bongiorno suscitava commenti
del tipo “ E’ proprio bravo!”, “è il più bravo dei presentatori!” e così via,
tutte le signore tessevano le lodi al famoso presentatore di lascia o
raddoppia.
Solo mio padre sbuffava a ogni complimento rivolto a
Bongiorno perché a lui non piaceva, gli sembrava un maggiordomo, un servitore
di quelli che si vedono nei film, e soprattutto non gli dava l’impressione che
fosse una persona sincera. Chissà chi gli ricordava, non l’ho mai capito.
A ogni esecuzione seguivano i commenti e c’era a chi la
canzone era piaciuta e a chi no. Ma quando arrivò una ragazzina che
assomigliava tanto a mia sorella Maria Rosaria anche mio padre finalmente
esultò. Si, si trattava di Gigliola Cinquetti che cantò “Non ho l’età (per
amarti)”. Tutti rimasero incantati di fronte al candore dell’esecuzione di
questa ragazza con la voce nasale.
Le ricordo tutte quelle signore che venivano a casa mia, ce
l’ho negli occhi quando si assiepavano davanti alla nostra Tv, è come se
vedessi i loro visi ipnotizzati e illuminati dalla luce bluastra del tubo
catodico. Ricordo le mamme di quelle signore che allora vivevano tutte assieme
con le figlie i loro fazzoletti sulla testa. Sono tutte nei miei occhi come
sono nei miei occhi i bambini miei coetanei che erano a casa mia.
Chissà se stasera quelle signore lassù, da qualche parte
oltre l’arcobaleno, saranno di nuovo assieme davanti alla tv a seguire il
sessantasettesimo Festival di Sanremo? Io penso di si. Le signore delle case
ina che non ci sono più e i loro mariti avevano tutti e tutte destinazione
paradiso! Sono certo che sono li, e da li seguono tutto quello che seguivano quando
erano qui. Magari saranno di nuovo a casa di mia madre, che oggi è vuota, in
quella che fu la mia stanzetta e accenderanno la Tv grundig la sintonizzeranno
sul festival e, assiepate davanti a quella Tv, commenteranno le canzoni e
tiferanno per i loro cantanti preferiti.
Siccome mi sono commosso la termino qui, come diceva lo spot
di qualche anno fa mi sono commosso perché Sanremo è Sanremo.
Antonio Bruno
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