La logica del vivente
La logica del vivente
Ritornando alle idee originali di Darwin, bisogna invece
dire che "ambiente ed organismi co-evolvono" (J. Lovelock).
Nella concezione dell'accoppiamento strutturale È implicita
l'idea dell'evoluzione come possibilitÀ
di compatibilitÀ tra organismo ed
ambiente e tra sistemi diversi.
Nel corso del processo ontogenetico, esiste perciÒ uno
stretto legame tra evoluzione, sviluppo ed apprendimento, poichÈ i vari livelli
gerarchici reticolari di un sistema autopoietico si riconfigurano continuamente
sulla base delle strutture interne precedenti.
È qui che entra in gioco una nuova visione della conoscenza.
I processi cognitivi sono gli stessi processi della vita,
cioÈ quelli che permettono alla rete autopoietica di continuare a perpetuarsi
attraverso la dinamica dell'accoppiamento strutturale.
Secondo Maturana:
"I sistemi viventi sono sistemi cognitivi ed il vivere
in quanto processo È un processo di cognizione. Questa dichiarazione È valida
per tutti gli organismi, con o senza un sistema nervoso".
Quella che qui emerge È una visione radicalmente nuova della
mente, che viene vista come un aspetto di fatto non-separabile dal piÙ generale
processo vitale; È una "qualitÀ " globale del sistema che
"emerge" dalla sua complessitÀ
interna e dalle possibilitÀ di
accoppiamento strutturale con l'esterno.
Secondo questo punto di vista la mente sta al cervello come
il processo alla struttura: il sistema nervoso dei mammiferi superiori È una
particolare struttura legata ad un certo modo di "farsi" e di
"regolarsi" della nostra attivitÀ
cognitiva, ma non basta a spiegarla se considerato come un sistema a se
stante.
La razionalitÀ che
tradizionalmente, e cartesianamente, identifichiamo con la mente, ossia la
capacitÀ di manipolare
concettualizzazioni astratte, È in realtÀ
un prodotto assai recente della nostra storia evolutiva e non sarebbe in
grado di rendere conto dell'ampiezza della nostra "apertura
cognitiva" nei confronti del mondo non piÙ di quanto non lo sarebbe il
famoso "cervello in bottiglia" di Putnam.
Secondo la teoria di Maturana-Varela-Bateson, anche un
batterio ha una mente, essendo in grado di avere una sua cognizione volta
all'esplorazione dell'ambiente:
È infatti in grado di percepire differenze di concentrazioni
chimiche, si allontana dagli acidi e si sposta verso gli zuccheri, È sensibile
alle variazioni di temperatura, È in grado di "sentire" la luce e di
rilevare la presenza di campi magnetici.
Un risultato importante consiste in una migliore
comprensione del perché organismi differenti cambiano in modo differente.
Poiché qui entrano in gioco fenomeni non-lineari e si ha una
estrema sensibilità alle condizioni
iniziali ed alle fluttuazioni, È evidente che la differenza in questione può
anche essere minima.
Due individui della stessa specie, posti nello stesso
ambiente, reagiranno diversamente ad una perturbazione; questo evento "innescherà
" una biforcazione evolutiva destinata ad "allargarsi" sempre più
nel corso dei processi di accoppiamento strutturale, che risulta così¬ l'anello
di congiunzione tra sviluppo ed apprendimento.
Entrambi non sono che il risultato dei vari
"riassestamenti" stratificati della rete autopoietica.
Lungo la sua storia evolutiva un singolo organismo si troverà ad avere una certa configurazione che
costituisce, in tutti i sensi, la sua identità , e comporterà un modo peculiare di "rispondere"
agli stimoli.
Si sarà infatti
costituita una certa "soglia di sensibilità " in base alla quale il
sistema selezionerà certe perturbazioni
piuttosto che altre e sceglierà di
conseguenza dei percorsi elaborativi invece di altri.
Si viene così¬ a stabilire una "rete semantica"
che definisce il dominio cognitivo di ogni sistema autopoietico: questo dominio
non caratterizza soltanto quello che ci arriva e come ci arriva, ma anche - e
forse in misura maggiore - tutto ciò che non "vediamo" del mondo.
I processi cognitivi
La rete semantica È anch'essa un processo e dunque il
dominio cognitivo cambia in continuazione.
Tramite l'utilizzazione delle inter-relazioni e delle
perturbazioni nell'accoppiamento strutturale ogni organismo non rappresenta il
mondo, ma lo genera continuamente.
È in questo senso che Varela afferma che la mente ed il
mondo sorgono assieme: "noi non possiamo "saltare fuori" dal
dominio specificato dal nostro corpo e dal sistema nervoso.
Non vi È un mondo salvo quello che sperimentiamo attraverso
quei processi che ci sono dati e che ci rendono quello che siamo.
Ci troviamo in un dominio cognitivo, e non possiamo uscire
da esso con un balzo, né scegliere i suoi inizi o le sue modalità ".
Viene così¬ re-integrato ad un livello fondamentale
l'osservatore nel processo della conoscenza: non si dà alcun "Mondo" indipendente dagli
osservatori, bensì¬ un mondo per ogni osservatore.
Questo non significa in alcun modo rinunciare ad ogni forma
di elementare e "sano" realismo, ma semplicemente affermare che È
impossibile definire nettamente un confine tra conoscenza del mondo e
funzionamento della mente; la cognizione È sempre "incarnata" e
"situata".
A questo punto il problema cruciale della comunicazione non
consiste tanto nella costruzione di isomorfismi tra diverse rappresentazioni
del mondo, ma di capire come si producano visioni diverse e che tipo di compatibilità È tra loro possibile.
Va poi ricordato che c'È un "limite superiore"
naturale al solipsismo; mutui accoppiamenti strutturali tra sistemi diversi
fanno si che ogni sistema possa in una certa misura partecipare al mondo
dell'altro.
Se È vero perciò che in effetti ogni osservatore È il
processo della conoscenza, È pure vero che questa si configura come un'
ecologia di mondi tra osservatori diversi.
Negli organismi più complessi, poi, intervengono i
comportamenti linguistici a rendere più vincolante la condivisione dei mondi
individuali.
Superando ogni divisione drastica tra mente e corpo,
sviluppo ed apprendimento, razionalità
ed emotività , nella teoria di Maturana-Varela-Bateson l'intelligenza si
presenta come la ricchezza e la flessibilità
del proprio accoppiamento strutturale con l'ambiente, un'apertura alla Realtà che non può essere pensata in modo puramente
intellettuale ma implica necessariamente una più ampia dimensione percettiva e
sensoriale.
Se nella concezione tradizionale dell'epistemologia
l'informazione, attraverso una serie ben specificata di procedimenti, veniva
"presa" dal mondo ed andava poi a costituirne una rappresentazione la
cui ambizione era quella di essere una "fotografia" del mondo, nella
visione di Maturana-Varela-Bateson si ha la situazione esattamente inversa:
ogni dominio cognitivo, ad un momento del suo sviluppo, È una rappresentazione
del mondo peculiare del sistema ed È entro questa rete semantica che le
perturbazioni esterne diventano informazioni ed assumono una valenza
significativa.
Non può esistere perciò una fotografia del mondo, magari
scattata dalla prospettiva di Dio, ma una galleria di quadri della Realtà ,
ciascuno diverso dall'altro, con soggetti, colori, prospettive e stili estremamente
diversificati: un paradigma "artistico" della conoscenza.
La teoria di Maturana-Varela-Bateson si È dimostrata feconda
in molte aree, sia per dare un significato nuovo a dati e campi che sembravano già "stabilizzati", in accordo con gli
stessi assunti di "riassestamento strutturale" delle reti
autopoietiche della teoria, sia nell'acquisire nuove conoscenze e prospettive
di ricerca: scienze neurologiche e cognitive, teoria dell'evoluzione, ecologia,
economia, immunologia.
In quest'ultima si È potuta definire una nuova immunologia
cognitiva che ha permesso di studiare nella sua globalità la rete psicosomatica come struttura
tri-sistemica nella quale sistema nervoso, sistema endocrino e sistema
immunitario sono strettamente interconnessi da processi di auto-organizzazione
mediati dai peptidi che agiscono da vettori d'informazione e da agenti
regolatori.
Questo ha aperto nuove frontiere nella comprensione di molte
malattie, tra cui quelle auto-immuni come l'AIDS, e più in generale ci sta
conducendo verso una nuova visione della salute come una dinamica di processi
compatibili tra "mente diffusa" e "corpo di significati."
La Coscienza
Ci limiteremo in questa sede a ricordare alcuni risultati
particolarmente interessanti sulle questioni del linguaggio e della coscienza.
Come risultato del attività
cognitiva, una seppur rudimentale consapevolezza dell'ambiente È comune
in ogni forma di vita.
La consapevolezza di se stessi, la coscienza, È invece
legata alle menti delle forme più complesse ed alla loro capacità di "pilotare" in qualche modo il
proprio accoppiamento strutturale.
Si nasconde qui lo spinoso problema della libertà e del determinismo, che È talmente importante
per il senso d’identità e di autonomia
di ognuno di noi che È ingenuo pensare ad una qualunque teoria che possa
mettere d'accordo.
Secondo la teoria esaminata, la libertà individuale, qualunque cosa sia in ultima
analisi, si "nasconde" in quella regione delimitata da una parte
dalle perturbazioni dell'ambiente e dall'altra dal livello di non-linearità dei complessi emergenti che ci permettono di
"tirar fuori" una risposta.
Resta il fatto che i sistemi più complessi sembrano essere
in grado di "orientare" il loro accoppiamento strutturale creando
delle coordinazioni comportamentali con altri sistemi.
Questa capacità È
definita comportamento linguistico, che È una forma particolarmente raffinata
di accoppiamento strutturale, pur non essendo ancora linguaggio vero e proprio.
Per vedere più da vicino la differenza tra comportamento
linguistico e linguaggio può essere utile ricorrere ad alcuni esempi.
Consideriamo i famosi cani di Pavlov, nei quali la
salivazione veniva indotta dal suono di una campanella che precedeva sempre
l'arrivo del cibo.
Questo È un esempio di comunicazione linguistica innescata
dallo sperimentatore.
Supponiamo adesso che il cibo non arrivi.
A questo punto il cane potrebbe abbaiare per
"lamentarsi" del mancato risultato del gioco stimolo-risposta.
Tutti questi sono comportamenti linguistici legati ad
interazioni ricorrenti di mutuo accoppiamento tra cane e sperimentatore.
Il linguaggio È invece una comunicazione sulla
comunicazione, ossia un'ulteriore coordinazione di comportamenti linguistici.
Nella situazione presa ad esempio il linguaggio
interverrebbe se il cane dicesse: "Hai suonato il campanello e non È
successo niente, ho anche abbaiato per lamentarmi; sai dirmi dov'È finito il
mio cibo?".
Perché questa situazione possa prodursi È necessario un
codice che agisca da meta-linguaggio, un "ponte" tra due domini
semantici.
Va detto anche che i comportamenti linguistici possono
essere in parte frutto del bagaglio genetico ed in parte appresi, come nel caso
del volo delle mosche e delle api.
Tutte le api si scambiano informazioni attraverso
comportamenti collettivi dello sciame, però api di alveari diversi usano configurazioni
"dialettali" diverse.
Per gli esseri umani È tuttora questione controversa quanto
del linguaggio sia di origine genetica o culturalmente appreso; le osservazioni
sulle scimmie antropomorfe suggeriscono che esista una sorta di predisposizione
genetica pronta a "scattare" in opportune condizioni ambientali e
sociali.
Tra tutte le reti autopoietiche il linguaggio umano sembra
mostrare le più ricche possibilità di
sviluppo attraverso la capacità di
operare quelle che Bateson chiamava "distinzioni di distinzioni di
distinzioni...in una gerarchia di tipi logici".
Grazie alla capacità
di astrazione e di manipolazione concettuale siamo in grado non soltanto
di generare mondi sempre più raffinati, ma anche di comunicarli agli altri.
I comportamenti linguistici ed il linguaggio sono legati al
tentativo di controllare e dirigere il proprio accoppiamento strutturale con
l'esterno: questa È una manifestazione di auto-consapevolezza. Coscienza e
linguaggio, e più in generale consapevolezza e comportamenti linguistici, sono
dunque connessi ad un livello molto profondo.
L'idea della coscienza come accoppiamento strutturale con se
stessi È stata sviluppata da F. Varela nei suoi ultimi studi.
Il risultato chiave consiste nell'associare agli stati esperienziali
particolari configurazioni neuronali con un certo "tempo di
rilassamento".
Ciò ha permesso di impostare secondo un modello formale la
distinzione tra conscio ed inconscio tipica delle psicologie del profondo.
Inoltre la coscienza primaria, comune a tutti i mammiferi superiori, non È
legata ad un'area specifica, ma ad una caratteristica e persistente
configurazione di comportamenti oscillatori sincronizzati, come una sorta di
"clock" cerebrale.
La coscienza appare così¬ connessa anche alla nozione di
"tempo interiore".
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