Loose coupling
“Interazioni ricorrenti e ricorsive producono un
accoppiamento strutturale”. Con questo concetto, dice Humberto Maturana,
studioso degli organismi viventi, “designo una storia di cambiamenti
strutturali reciproci che rende possibile il sorgere di un dominio condiviso”.
“Si dà un accoppiamento strutturale quando le strutture dei due sistemi
-strutturalmente plastici- si modificano in conseguenza di interazioni
ricorrenti, senza che per questo si distrugga l'identità dei sistemi
interagenti”. (Humberto
Maturana Romesín, Bernhard Pörksen, Vom Sein zum Tun. Die Ursprünge der
Biologie des Erkennens,
Carl Auer, Heidelberg, 2002; cit. dalla trad. spagnola Del
ser al hacer. Los orígenes de la biología del conocer, Granica: Juan Carlos
Sáez, Buenos Aires, 2008).
Così possiamo vedere ‘accoppiate strutturalmente’ due
persone, un insieme di persone; due organizzazioni, un insieme di
organizzazioni. Possiamo vedere ‘accoppiati strutturalmente’ anche la persona
ed il Personal Computer con cui lavora.
Si tratta di ‘accoppiamenti deboli’. Deboli perché il
legame, la connessione non deve rispondere ad astratto criterio di solidità;
deve essere, semplicemente, adeguata alla situazione che di volta in volta si
presenta. E deboli anche perché il legame non è dato un volta per tutte.
L’importante, per ogni organismo vivente, è la sua predisposizione ad
accoppiarsi con altri organismi, con chi serve, quando serve, nella misura in
cui serve.
Maturana -così come il suo allievo Francisco Varela- è un
neurofisiologo che ha allargato lo sguardo alla ‘logica del vivente’, potremmo
anche dire che è -non per scuola, ma per pratica- un filosofo della conoscenza.
Ma si è sempre guardato bene dal proporre applicazioni strette dei suoi
ragionamenti al mondo delle organizzazioni.
Molte meno cautele ha Karl Weick, psicosociologo, uno dei
tanti che si nella scia di Maturana e Varela, hanno applicato le riflessioni
sulla complessità allo studio delle organizzazioni. Pur privo di originalità,
il pensiero di Weick porta comunque qualcosa di nuovo nell’asfittico campo del
management.
Eccolo così riprendere intelligentemente il lavoro di
Maturana e Varela -che si consolida tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio
degli anni Settanta del secolo scorso-. Resta un punto di riferimento l’articolo del 1976: Educational
organizations as loosely coupled systems (Karl Weick, “Educational
organizations as loosely coupled systems”, Administrative Science Quarterly, 21
(1976), 1-9 (part)., 21 (1976), 1-9).
I sistemi organizzativi fondati su accoppiamenti deboli sono
ridondanti, mancano di un coordinamento, sono carenti di procedure, hanno tempi
di reazioni lenti. Ma limitano ad un sottosistema le conseguenze di una
catastrofe, permettono adattamenti locali, favoriscono l’emergere di soluzioni
creative, garantiscono spazi di autodeterminazione agli attori.
E’ facile per noi pensare come questo modo di vedere si
presti stimolare riflessioni sulla forma più conveniente per organizzazione
dedite ad attività educative - è questo il tema sviluppato dell’articolo di
Weick. Ma è anche subito evidente come il ragionamento possa essere allargato,
ed in particolare come il ‘loosely coupling’ possa essere inteso in un ambito
sociotecnico, dove persone e risorse informatiche convivono. Questo più vasto
scenario è chiaro quando, nel 1990, Wwick torna a scrivere sul tema (J. Douglas
Orton, Karl Weick, “Loosely Coupled Systems: A Reconceptualization”, The
Academy of Management Review, Vol. 15:2 (1990), pp. 203-223.
A questo punto, appare a tutti evidente che Internet è
sistema -rete di reti, senza centro, priva di gerarchie e di controlli fondati
su una superiore autorità- la cui struttura si spiega proprio pensando al
‘loosely coupling’. E ancor più: il World Wide Web -sistema di conoscenze
appoggiato su Internet, che veniva messo a punto proprio nell’anno in cui esce
il secondo articolo di Weick- è la prova vivente dei vantaggi del ‘loose
coupling’.
Tutto appare più chiaro dieci anni dopo, quando David
Weinberger -formazione filosofica, esperienze di marketing, sguardo visionario,
una certa tendenza a fare il guru- pubblica Small Pieces Losely Joined (David
Weinberger, Small Pieces Losely Joined. A Unified Theory of the Web, Perseus, 2002; trad. it. Arcipelago Web,
Sperling & Kupfer, Milano, 2002).
Il Web non solo unisce in un modo nuovo gli 'oggetti di
conoscenza', unisce anche gli esseri umani, tutti noi, tramite connessioni
labili e flessibili, prima impensabili. Weininger coglie dunque nella
riflessione sugli ‘accoppiamenti deboli’ la chiave di lettura del Web che
chiameremo Semantico, e 2.0: il Web che si propone come piattaforma per fare da
base a “interazioni ricorrenti e ricorsive” tra persone.
PUBBLICATO DA FRANCESCO VARANINI
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