Lei, la mia vita, il mio Mondo
"Eravamo insieme tutto il resto del tempo l'ho scordato"
Walt Whitman
La mia vita è una poesia da quando mi ricordo di me e della
mia vita. Lei che mi chiamava, mi prendeva la mano e poi mi consolava. Quando
avevo male le sue mani mi facevano stare bene, in estasi, mani dolci e
delicate, sguardo pieno di tenerezza. Faceva freddo in inverno, proprio come
adesso, e lei preparava il caldo. Andava fuori, sul marciapiede di fronte casa con
il braciere, prima la carta e poi i sarmenti secchi e la carbonella tutta
intorno. Poi con un batuffolo di cotone
intriso di alcol denaturato innescava il fuoco e veniva fuori il fumo, l’innesco
cominciava e prima prendevano fuoco le carte, poi i sarmenti e poi la
carbonella che rovente diveniva innesco per chi doveva produrre il caldo per
tutti noi e che venivano aggiunti solo alla fine: i carboni. Quei rami neri,
neri erano stati acquistati con tutto il resto che era servito da quel signore
che portava in giro il carbone di tutti i tipi e forme che era l’energia di
allora. Quell’uomo che passava con il camion aveva la faccia sporca di carbone,
sembrava lo spazzacamino di Mary Poppins ma la mamma diceva che tutti lo
chiamavano “faccetta nera” come la canzone dei tempi del fascismo e del mito
dell’Impero italiano.
Poi una volta che da quel fuoco non veniva più fuori fumo e
rimaneva solo la brace incandescente, lei portava tutto in casa, in un porta
braciere sul quale ci potevi poggiare pure i piedi, e che era tondo,
permettendo a tutta la famiglia di stare intorno al fuoco, per scaldarsi il
corpo e l’anima.
Più ci penso e più mi viene l’emozione che provavo allora,
la gioia dello stare assieme a lei, che accanto a quel fuoco ricamava con quei
fili di cotone di tutti i colori, e raccontava le storie che le avevano
raccontato, piene di fate, folletti, principi e principesse dai riccioli d’oro.
La mia vita è una poesia da quando mi ricordo di essere vivo
e la mia poesia sono quegli occhi, quei sorrisi, quella voce e quelle parole
che sono diventate mie, perché da lei le ho ascoltate la prima volta, e da lei
ho imparato il loro significato che erano i suoi significati, costruendo il
Mondo che è il suo Mondo che poi ha integrato il Mondo dei nonni Pietro e
Domenica, della zia Rita, della Comare Annina e delle vicine di casa.
Un Mondo bello che mi accompagna ancora perché ho deciso di
conservarlo e, intorno a lui, tutto intorno al Mondo che conservo, cambia il
resto che ancora c’è.
Antonio Bruno Ferro
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