C’era una volta via Liguria
Alla fine mi sono messo a riflettere anche io sulla mia
infanzia alle Case Ina, in quelle quattro palazzine che danno ancora su Via
Liguria.
E’ la strada dove ho vissuto sino alla giovinezza e che è
tuttora proprio accanto al plesso delle scuole Elementari “Michele Saponaro” costruite
nel 1960.
Quelle scuole elementari sono le uniche ad essere sopravvissute
dopo la dismissione della Scuola “Damiano Chiesa”. Già! Perché dobbiamo ricordare
che tra Via Angelo Russo, Piazza Garibaldi e Via Roma (oggi Via Don Oronzo
Margiotta) c’era la scuola elementare che fu costruita nel 1915 ben 45 prima
della Michele Saponaro il cui primo anno scolastico fu il 1963/64.
Nel 1963 le quattro palazzine di Via Liguria ospitavano
sedici famiglie con tanti bambini!
Quando ci trasferimmo ad abitare li non c’era ancora la
luce. C’era la possibilità di prendere l’acqua da una fontana improvvisata
sulla strada polverosa e senza asfalto.
La sera la mamma accendeva il lume a petrolio e dopo un po’,
tutti a nanna.
Ma la luce arrivò e, dopo la luce, il primo di ottobre il
mio primo giorno di scuola.
Nella palazzina dove abitavamo con mio padre Pino (Giuseppe) Bruno che faceva il ferroviere e mia madre Maria c’era di
fronte la Signora Benedetta (Nunna Benetitta) con la figlia Annita Rizzo,
nostra dirimpettaia. Sopra casa mia c’era “Mesciu Olindu” Olindo Carlà con sua
moglie “Cia” Lucia. Olindo ogni mattina con la sua bicicletta raggiungeva il
cantiere edile a Lecce dove lavorava e se pioveva rimaneva a casa. L’altra
abitazione era di Romeo Rollo e sua moglie Nuccia che con tutta la famiglia
lavorava in Germania. Venivano ad abitare solo per l’estate, per qualche mese.
Nella palazzina di fronte c’era Santo che faceva il contadino
e Nunziatina e con loro i figli Antonio che faceva l’elettrauto e Franco Sergio
che faceva, o ancora fa, il falegname con sua moglie Pina e la sua famiglia.
Poi c’era Pisci (Luigi) De Giorgi che lavorava alla Montedison e sua moglie Vittoria
e con loro Nino che lavorava all’aeroporto di Galatina faceva il barbiere con la sua indimenticabile chitarra.
Ancora Mesciu Nzinu (Vincenzo) Bruno che faceva il sarto e la moglie Tita e la
sua famiglia e Alfredo De Simone che lavorava con i fratelli Fanelli che erano
concessionari dei Biscotti Wamar e la signora Annita.
Accanto alla mia palazzina c’era Mesciu Petrinu (Pietro) Vadacca
che faceva il ciabattino e la moglie Ada e di fronte Raffaele De Giorgi che
faceva l’infermiere all’Ospedale e la moglie Gina. Sopra Ntunucciu (Antonio) Zuccaro
che faceva il contadino e la moglie “Mmaculata” Immacolata e di fronte a loro
Cosimino Maniglia che faceva il muratore e la moglie Ezia.
Di fronte nell’altra palazzina Ntunucciu (Antonio) Greco che
faceva il contadino e la moglie Piggia (Luigia), di fronte Ucciu (Antonio) Perrone
che faceva il camionista trasportando bombole di gas e la moglie. Sopra Abitava
una signora anziana di cui non ricordo il nome e di fronte Romildo Fossalto con la moglie Graziella. Rumildu vendeva gli uccelli, che era abile a catturare, .
Ecco, in questo periodo, d’estate, quando calava il sole,
tutti questi signori con le loro consorti prendevano le sedie e si sedevano nell’atrio
antistante la palazzina. Per strada noi ragazzi, a giocare.
Ricordo nitidamente l’arrivo di Mesciu Cesare Capone
(Barbiere) che, alla chiusura del suo salone di barbe e capelli, veniva a
cercare la sua fidanzata “Ita” Vita figlia di Olindo Carlà.
Ricordo i discorsi, li cunti, le risa e la vita di una
strada che era una vera Comunità.
E’ andata avanti così per una decina d’anni, ma con gli anni
70 – 80 le cose pian pianino si trasformavano di giorno in giorno e le Tv
tenevano inchiodati tutti nelle case, davanti allo schermo, prigionieri di
quella luce fredda che somigliava tanto al neon, mentre fuori, le sedie erano
riempite dai più anziani, da quelli cui la Tv non era riuscita a evitargli la
bellezza della vita in diretta. Hanno resistito sino alla fine, con la loro
sedia, alcuni di loro accanto a una badante polacca o rumena.
Poi se ne sono andati tutti, e adesso se passate d’Estate, di
sera tardi, da Via Liguria, non ci sono più sedie fuori le palazzine, non ci
sono più bambini per strada; adesso se vi trovate a passare di li, e sostate un
pochino in silenzio, potrete ascoltare le urla dei litigi provenienti dalle
trasmissioni dei talk show che vanno in Tv.
Antonio Bruno
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