La calda estate del 1963
D’estate la luce accecante e le strade polverose, i giorni
lunghi, che non passano mai. La fontana dell’Acquedotto pugliese, le bici
parcheggiate e invece di avvicinare la bocca, la mano che limita la portata e
che riempie di schizzi l’aria.
Noi ragazzi al mare ci andavamo di rado, le giornate erano
trascorse a bighellonare tra una fontana, una campana (il gioco con la staccia)
e li rusciuli (le 5 pietre).
Poi il pomeriggio. Tutto si ferma, tutto è immobile. Nessuno
fiata. Il caldo delle prime ore pomeridiane era affrontato dormendo. Io con
l’uscio aperto immergevo la mano nella scatola di cartone che conteneva i
fumetti. Tutto il pomeriggio a sognare guardando le figure e leggicchiando qua
e la i fumetti che spuntavano dalle bocche dei protagonisti.
Poi la sera, tutti fuori, donne uomini, bambini e vecchi,
ognuno con la sua sedia sulla strada. Discorsi, notizie, proclami, tutto in
quelle sere d’estate.
Io Ti chiedo solo una cosa, dato che il tempo è solo
un’illusione: perché non mi fai vivere di nuovo l’estate del 1963 in Via
Liguria a San Cesario di Lecce?
Antonio Bruno
Commenti
Posta un commento