Il Maestro Alberto Tangolo e gli uccelli


C’è un profumo la mattina presto che aiuta la mente ad essere limpida. Guardo la skyline che una volta si diceva fosse l’orizzonte e sento gli uccelli che la mattina si producono in canti melodiosi.
E’ così che mi è venuto in mente il disinteresse di alcuni compagni di scuola delle elementari per qualunque cosa. Più che altro passavano il tempo stando con un braccio poggiato sul banco e la guancia poggiata sulla mano destra, gli occhi appannati e la compagnia degli sbadigli che rendeva interminabili quelle ore di scuola.
Ma di pomeriggio non era più così. Tornati a casa e consumato il pranzo preparato dalle mamme, eccoli per strada, a lanciare sassi, a rincorrersi e a cercare di catturare uccelli.
Ecco, gli uccelli.
Questi compagni avevano una straordinaria abilità nella costruzione delle fionde. Si cercava un ramo d’olivo stagionato a forma di forca , si lucidava con l’aiuto della carta vetrata e poi si inserivano gli elastici costituiti da strisce di gomma tagliate dalla camera d’aria di bicicletta che venivano legate ai due estremi a forca del ramo e al centro, tra un elastico e l'altro, si disponeva un po’ di pelle che ci si procurava dal calzolaio che doveva servire a contenere il piccolo sasso o, per i più esperti, pallini di piombo.
Catturavano ogni tipo di volatile e ne andavano fieri.
Fu li la bravura del maestro che intrigò i ragazzi che si assopivano suggestionandoli con la possibilità di ottenere nelle ore di lezione a scuola informazioni sugli uccelli che tanto li interessavano.
Cominciarono a leggere i fascicoli e i libri sugli uccelli e finirono con l’interessarsi di tutto.
Il Maestro Alberto Tangolo non faceva classifiche, non diceva chi fosse il più bravo né chi invece si dimostrasse somaro. Per lui eravamo tutti bambini, tutti meritevoli delle stesse identiche attenzioni per avere tutti le stesse opportunità.
Qualche anno dopo in Tv, allora c’era solo la Rai, venne trasmesso uno sceneggiato (così si chiamavano ai miei tempi quelle che oggi si chiamano fiction) dal titolo “diario di un maestro” era il 1973 e fu diretto da Vittorio De Seta e trasmesso la domenica sera su Rai Uno in quattro puntate, l'11, 18, 25 febbraio e 4 marzo 1973. Il soggetto era tratto dal libro autobiografico “Un anno a Pietralata” di Albino Bernardini.
La mia mamma, che aveva ascoltato tutti i miei racconti delle elementari pieni di ammirazione per il mio Maestro, scorgeva nell’interpretazione dell’attore Bruno Cirino il Maestro Tangolo. E’ come se ascoltassi la sua voce che mi dice: ”Antonio è proprio come il tuo Maestro Tangolo”. E anch’io vedevo in quell’uomo la stessa intensità, lo stessa determinazione e lo stesso calore e affetto per tutti gli allievi del mio Maestro. Tutti uguali, nessuno prima e nessuno dopo, ma uguali con le stesse identiche opportunità.
In questi giorni sto scrivendo di un tempo che mi vide immerso completamente nel paese più bello del mondo. Sono stati pochi anni.
Il Maestro Alberto Tangolo rappresenta per me l’emancipazione della fanciullezza verso l’adolescenza. Lui è l’inizio di quelli che sono, per me, gli anni più densi e che posso contare in appena 11 lunghissimi anni.
Tre di elementari, tre di medie e 5 di superiori, sino ai 18 anni che corrispondono a 110 anni di quelli che vivo da quando ne compì 26 nel lontano 1983. 
Undici anni sono pochi per un adulto, ma per un bambino che diviene adolescente sono un’eternità. 
Tutto accade in quei pochi anni, tutto il resto è informato da quei pochi anni.
Per me quegli anni sono stati importantissimi e sono ancora fondamentali. Ecco perché 50 anni dopo sono a scrivere di questo.

Pensaci, pensa ai tuoi anni passati alle elementari e alle medie, scorgici l’essenza e scoprirai il perché hai fatto quello che ha i fatto e ottenuto quello che hai ottenuto.

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