Francesco Barbieri nato a San Cesario di Lecce, il 4 ottobre1908
Per Francesco Barbieri
Alessandro Laporta
Non è molto che l'acuta penna di Nicola De Donno,
accompagnata dalla sensibilità e dal gusto di Lionello Mandorino, ha dedicato
all'attività artistica di Carlo Barbieri una precisa e preziosa nota (1)
illustrandone in maniera ormai quasi definitiva l'opera, cui aveva già
precedentemente dedicato un'attenta monografia Alessandro Parronchi in
occasione della grande mostra nel 1977 alla galleria Pananti di Firenze. (2)
In questo saggio, rivelando un aspetto inedito dell'attività
multiforme dell'illustre sancesariese, i due autori esaminano i bozzetti o le
esecuzioni di alcune copertine di libri, dal Barbieri eseguite negli anni
1928-38 per l'amico suo ed ospite Francesco Negro.
Che l'arte con l'"a" maiuscola e la tipografia
(che è essa stessa un'arte) siano state coessenziali l'una all'altra sin dalla
nascita - avvenuta in tempi molto più recenti - di quest'ultima è cosa nota
(basti pensare alle raffinate xilografie che adornavano le prime opere a
stampa, all'eleganza dei caratteri tipografici, etc.); e tuttavia una storia
dei rapporti pressocché costanti nel corso dei secoli, delle influenze e dei
condizionamenti reciprocamente esercitati, delle mescolanze maggiori o minori
riscontrabili in prodotti affini, non è stata ancora tentata (ché affrontarla
sarebbe arduo e dispendioso).
A tale considerazione ci ha portati non solo la lettura del
saggio citato, ma anche la occasionale e certamente fortunata scoperta che
costituisce l'oggetto di questo nostro breve lavoro, che di questa storia
ideale occuperebbe qualche pagina.
Entrata a pieno merito fra le più genuine del nostro secolo,
caratterizzata da un esordio (a meno di vent'anni) precoce e grintoso, l'arte
di Francesco Barbieri (San Cesario di Lecce, 1908 - 1973), fratello maggiore
del più noto Carlo, meritò l'attenzione di quella che era ed è una delle più
prestigiose firme della nostra storia letteraria, Riccardo Bacchelli. Sempre
coerente ad un inalterato rigore stilistico, in progressivo superamento ed
affinamento di una tecnica già sapientemente impiegata fin dalle prime prove,
egli fu scultore robusto e prolifico, come il saggio dei Bacchelli dimostra ed
il nutrito elenco delle opere (pubblicato in calce) testimonia. E' tuttavia,
vocazionalmente predisposto al disegno, nella sua opera è dato sempre di
individuare le tracce di questa mai sopita primitiva esperienza. (3) Francesco
Barbieri, disegnatore al pari del fratello suo Carlo, è infatti il protagonista
(forse inatteso) degli appunti che seguono.
E' già sintomatico che lo splendido volume del Bacchelli,
tipograficamente perfetto, rechi in copertina un incisivo "Ritratto della
moglie Caterina Lelj" datato 1940: disegno che, inaspettatamente ed in
apparente contraddizione, fa da introduzione ad un saggio su Barbieri scultore.
Ma nello stesso anno 1947 un'aerea immagine di angelo
arricchisce la copertina di un altro libro assai raro, uscito dal torchio
magico di quel grande tipografo che fu il milanese Giulio Preda: le Lettere a
una giovinetta di Gianfranco Draghi (Milano, Officina Tipografica Gregoriana),
che di Barbieri fu amico e confidente negli anni del cosiddetto periodo
svizzero. Il testo, di ispirazione neoromantica, che a Francesco piacque
subito, fu stampato in soli cinquanta esemplari numerati e potè impreziosirsi,
in virtù di quella entusiastica adesione, di un suo raro disegno.
Ancora undici anni dopo, una affollatissima e gioiosa
rievocazione del Carnevale (ma il disegno è degli anni '43-'45) (4) è sulla
copertina di quel delizioso (sia per la forma, sia per il contenuto) libricino
dello stesso Draghi intitolato appunto CarnevaIe, messo a stampa per i tipi
della "Libreria della Parrucca" (Milano, 1958). (Una replica,
intitolata "Carnevale leccese 1920" datata 1955, fa parte della
collezione dell'Amministrazione Provinciale di Lecce).
Tre disegni di Francesco Barbieri dunque (uno scelto
probabilmente per l'occasione delle nozze, ma non alieno - come abbiamo visto -
da precisi riferimenti stilistici, gli altri due frutto del sodalizio e della collaborazione
con Draghi) ad illustrare tre libri, contro le cinque copertine (precedenti, è
bene ricordarlo) eseguite dal fratello Carlo per le raccolte poetiche di
Francesco Negro. Un'esperienza pressocché parallela nell'attività dei due
fratelli, meritevole di un ulteriore approfondimento, al di là della presa
d'atto di questa singolare costanza di rapporto tra arte ed editoria.
Sostanziale però la differenza fra loro, in quanto Carlo si mostra non
estemporaneo come nei disegni, ma elaboratore e riflessivo (sono parole di
Nicola De Donno), condizionato cioè dalla finalità del lavoro e dai confini del
libro; Francesco invece rimane - sempre - disegnatore ed il libro si
arricchisce della sua opera per pura affinità, senza mai condizionarla. Il
risultato, d'altra parte, è molto più suggestivo, e mentre per Carlo siamo
nell'ambito di una produzione minore, se pur importante, per Francesco non vi è
alcuna soluzione di continuità, né flessione qualitativa, e questi suoi disegni
- peraltro esemplari - restano a far corpo con gli altri. L'opera a stampa,
finalmente, prodotto di una serie di sapienti interventi, dalla composizione
all'impressione alla legatura, riceve l'ornamento ultimo con la preziosa
illustrazione di un valente artista, proprio come avveniva nei primi tempi
della sua storia (o ancor prima, nei manoscritti sapientemente decorati con
finissime miniature) e come è sempre avvenuto per quello che tradizionalmente
si definisce libro d'arte.
Certo la notorietà di Francesco Barbieri (che toccò il
culmine quando del 1955 eseguì il grande orologio bronzeo per la leccese piazza
S. Oronzo, immortalato anche da una celebre copertina della Domenica del
Corriere) (5) è legata alla sua opera di scultore: eppure di piace individuarne
la potenzialità del suo lavoro di disegnatore; così come - per restare nel
parallelo - di Carlo, del quale si è sottolineato l'impegno di disegnatore, ci
piace additare l'attività pittorica, in perfetta concordanza con Nicola De
Donno quando scrive (e dimostra) che il giudizio di chi privilegia in lui il
disegnatore sul pittore, entra in crisi.
Le due mostre di disegni tenute la prima a Lugano nel 1945,
la seconda, esattamente dieci anni dopo al "Sedile" di Lecce
(presentate rispettivamente da Riccardo Bacchelli e da Vittorio Bodini), dove
fu esposta una produzione notevole (e quantitativamente e qualitativamente)
meritevole - ed ancora in attesa - di essere criticamente rivisitata.
Itinerario tuttavia mai interrotto (come confermano, per esempio, i sette
disegni ospitati su La Fiera Letteraria del 12 giugno 1949, diretta allora da
Vincenzo Cardarelli, ed i numerosi altri affidati ai difficilmente reperibili
fogli di giornali e riviste) e costantemente caratterizzato da una osmosi con
la letteratura in genere e con le opere a stampa in particolare
(eccezionalmente incisivo, fra i suoi ritratti, quello a punta di penna di
Vittorio Bodini, che accompagna le poesie de La luna dei Borboni, pubblicate a
Milano nel 1952 per le "Edizioni della Meridiana") (6). Intuendo
esemplarmente il punto focale di tutta l'arte dei Barbieri, Riccardo Bacchelli
ha scritto:
"Sopra tutto, direi, i disegni, ansiosi di levità o di
finitezze o d'intenzioni sopraffini e talvolta quasi ineffabili, cercati sul
limite o di là dall'accentuazione, portata all'estremo, d'un partito o d'una
sensazione; intransigenti ed esigentissimi, sopra tutto i disegni dimostrano il
modo personale con cui si avvera in lui il momento solitario dell'artista
fanatizzato, per così dire, di sé medesimo. Il processo e il progresso di una
volontà di equilibrio, di chiarezza, di semplicità formale, di virtù
comunicativa, e insomma umana, capace di trascendere l'esasperazione e la
solitudine in opere armoniose e convenienti e facili di quella facilità che
risulta dalle difficoltà risolte; tal processo e tal progresso si scorgono
acquisiti per gradi nei disegni". (7)
Era nostro intendimento, con questa serie di appunti,
promuovere ulteriori indagini su questo poco frequentato settore della
produzione di Francesco Barbieri, e segnalare due sue autentiche rarità. Ci
auguriamo di essere riusciti nell'intento, e di aver contribuito, a più di
cinque anni dalla morte, a ravvivarne la memoria in quanti lo conobbero e lo
amarono.
NOTE
(1) - N. G. De Donno - L. Mandorino, Nota su alcune opere di
Carlo Barbieri, in "L'Albero", n. 58, 1977, pp. 123-146.
(2) - A. Parronchi, Novecento inedito: Carlo Barbieri,
Firenze, edizioni Galleria Pananti, 1977.
(3) - R. Bacchelli, Francesco Barbieri scultore, Milano,
off. tip. Gregoriana, 1947.
(4) -Devo la notizia alla gentilezza di Gianfranco Draghi,
che colgo l'occasione per ringraziare pubblicamente.
(5) - Vastissima la bibliografia sull'argomento, di cui si
interessò la stampa di tutto il mondo. Vai la pena di ricordare: Orio Vergani,
L'orologio più grande del mondo, in "Corriere d'informazione", a. XI,
n. 29, 3-4 - febbraio 1955; "La Domenica del Corriere", 6 febbraio
1955; G. Titta Rosa, L'orologio-meraviglia nella piazza principale di Lecce, in
Al Giornale Quotidiano indipendente" (di Napoli), a. XII, 1955, 22
febbraio, n. 45; F.M., Nato a Milano il gigante degli orologi, in
"Tempo", a. XVII, n. 9, 3 marzo 1955, pp. 19-20; Vittorio Bodini,
Francesco Barbieri maestro dell'orologio, in "Corriere del giorno", 8
maggio 1955; Vittorio Bodini, L'orologio di Lecce, in "Voce del Sud"
(di Lecce), 30 luglio 1955; Fernando Manno, Lecce nel poema di Francesco
Barbieri, in "Voce del Sud" (di Lecce), 20 agosto 1955; Vincenzo
Ciardo, Cronache leccesi: l'orologio di F. Barbieri, in "L'Albero",
nn. 23-25, luglio-settembre 1955, pp. 159-60. E l'opuscoletto di Oronzo Massari
intitolato L'orologio delle meraviglie (Lecce, ed. Salentina, 1955).
(6) Oltre il saggio citato nella nota (3), cfr.
sull'attività artistica di Francesco Barbieri: Luciano Anceschi, Uno scultore:
Francesco Barbieri, in "Libera Voce", a. V'°, n. 21, 5 luglio 1947;
Riccardo Bacchelli, Il fregio e la stele nel salone della B.C.I. in Bari,
Milano, tip. Gregoriana, 1951; Riccardo Bacchelli, Pensieri sull'arte di
Francesco Barbieri; Gianfranco Draghi, Arte e forza in Francesco Barbieri;
Vittorio Bodini, Barbieri e un bilancio omerico, tutti e tre in "La posta
letteraria del Corriere dell'Adda", a. li, n. 16, 18 settembre 1954. Per i
suoi disegni cfr.: Mostra al "Sedile" di disegni leccesi, in "La
Gazzetta del Mezzogiorno", 26 novembre 1955; Ennio Bonea, I disegni dello
scultore Barbieri, in "Voce del Sud", 3 dicembre 1955. A tal
proposito converrà rivendicare a Francesco la "bella testina" (come
la definisce Gianfranco Draghi) al n. 68 del recente catalogo della mostra di
Carlo Barbieri alla "Pananti" di Firenze, curato da Alessandro
Parronchi. E' infatti sulla copertina del depliant della mostra di Lugano.
(7) - R. Bacchelli, op. cit. alla nota (3), alle pp. 15-16.
Francesco Barbieri
Scultore, nato a San Cesario di Lecce, il 4 ottobre1908; ha
compiuto la sua preparazione artistica all'Accademia di Belle Arti di Roma.
Autore delle statue dei quattro Evangelisti sulla facciata della Cattedrale di
S. Marco e dei rilievi sull'arengo della Prefettura di Latina, opere nelle
quali l'artista risente di quelle influenze novecentistiche (non del tutto
aliene da manierismo ellenistico) tipiche del suo tempo e retaggio della
propria origine pugliese. Disegnatore esigente ed originale, Francesco Barbieri
"dimostra nelle sue opere misurata compostezza e baldanza narrativa, ma
tale irruente agilità si placa nell'equilibrio di una estrema delicatezza"
Cr. Sapori). Ha vissuto per lungo tempo a Milano. Nel 1948 ha partecipato alla
Rassegna Nazionale d'Arti figurative promossa dall'Ente Autonomo Quadriennale,
a Roma, con due opere, "Giocatore di morra" e "Primo ritratto di
Mario Negri". Nel 1951-1952 alla II Mostra degli Artisti d'Italia presenta
"Dafne". Di rilievo una sua partecipazione alla VI Quadriennale
romana con quattro sculture:"Pagliaccio", "Lo
Zufolo"," Eva stanca", "Narciso". Nel 1955 (6
febbraio) l'artista fa parlare di sé la prima pagina della Domenica del
Corriere con una tavola illustrata da Walter Molino con la didascalia:"
Dopo tre anni e sei mesi di lavoro, Francesco Barbieri di san Cesario, ha
costruito l'orologio più grande del mondo, per la torre di Sant'Oronzo di
Lecce". E' morto nel 1973.
FONTANA, 1959 di BARBIERI Francesco
tuttotondo in bronzo e marmo
cm. 270x120x100
Collocazione: Banca Commerciale, piazza di Spagna, Roma ITA
Eseguito c/o fonderia Lera, Viareggio e laboratorio Ettore
Mariani, Pietrasanta
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