Luigi CEPOLLA , nato a san cesario di Lecce nel 1766, avvocato, letterato, latinista e grecista, docente di diritto a Napoli.
Lo sapevi che....?
Luigi CEPOLLA , nato a san cesario di Lecce nel 1766, avvocato, letterato, latinista e grecista, docente di diritto a Napoli. A lui si devono i disegni e le epigrafi che ornano l'obelisco di Porta Napoli in Lecce, costruito nel 1827.
L'OBELISCO DI PORTA NAPOLI A LECCE
DI MARIO FALCO
L'antica cerchia di mura della città era fasciata da una vasta zona di terreno demaniale incolto, circa 57 ettari. Questo terreno abbandonato e spesso acquitrinoso conferiva un'aspetto desolante e malsano alla periferia; le autorità locali decisero però di affrontare un programma di sistemazione, che fu affrettato per la visita a Lecce di Ferdinando I Re delle due Sicilie. Proprio a ricordo di questa visita fu innalzato l'Obelisco detto di Porta Napoli.
L'ampiezza del terreno dava la possibilità di una sistemazione a grande raggio, sicché, prosciugate le acque, furono aperti larghi viali e piazze agli incroci.
I lavori iniziarono intorno al 1818.
La parte centrale di tutto il progetto era lo spazio dirimpetto a Porta Napoli, qui fu aperta una piazza con due tronchi di strade che portano in città, e che continuano con l'attuale Via d'Aurio che porta a Taranto e due larghi viali perpendicolari, sicché la piazza con l'Obelisco diventò il centro ideale di
tutta la sistemazione.
Se i lavori urbanistici non presentano problemi di datazione, perché tutto si svolse negli anni tra il 1818 e il 1820, per l'Obelisco le fonti sono discordi. Giacomo Arditi che ne parla per primo, lo data al 1822 (Corografia della provincia di Terra d'Otranto, Lecce 1879, p. 257).
Sulla stessa data, 1822. l'Arditi torna ad insistere quando, parlando di Muro e accennando agli uomini illustri nati in quel Comune, presenta Vito Carluccio scultore, autore dell'Obelisco, nel 1822 (G. Arditi, o.c., p. 383).
Carlo Villani ( Scrittori ed artisti pugliesi, antichi moderni e contemporanei, Trani 1904, p. 1238), parlando di Vito Carluccio, lo considera ancora autore dell'Obelisco, riferendo la data 1822.
Nell'opera di Giuseppe Gigli (Il tallone d'Italia. Bergamo 1911, p. 46) non sí parla dí Vito Carluccio come autore e si riporta la data 1842.
Successivamente il Foscarini (A. Foscarini, Guida storica artistica di Lecce. Lecce 1929, p. 154) riporta la data approssimativa 1820.
Sulla stessa data, 1820, insiste anche il Paladini (G. Paladini, Guida storica ed artistica della città di Lecce, Lecce 1952, p. 14), mentre il Marti (P. Marti, Ruderi e monumenti della penisola salentina, Lecce 1932, p. 142) pone l'opera al 1829.
Se, dunque tutte le fonti concordano sull'autore, Vito Carluccio, le date oscillano tra il 1820 e il 1842.
Sull'Obelisco sono rappresentati gli emblemi mitici e storici delle varie epoche delle vicende della provincia di Lecce, secondo il Vacca-De Simone (Luigi G. De Simone, Lecce e i suoi monumenti... Nuova edizione postillata da Nicola Vacca. Lecce, Centro Studi Salentini, 1964, p. 512) sarebbero stati ideati dal1'Avv. Luigi Cepolla di San Cesario di Lecce. L'Obelisco è alto 10 metri, oltre la base, che si eleva su un ampio basamento, termina a piramide; le sue quattro facce sono dedicate ciascuna ai quattro circondari che costituivano la provincia di Terra d'Otranto e ne rappresentavano i motti e gli stemmi. In cima è scolpito un leone, simbolo della costellazione celeste che governa
la provincia di Lecce, 27 stelle e il motto « benigno hoc ridere nati ». Poi vi è scolpita l'uva intrecciata con le fronde di olivo e la frase « Bacchi et Minervae munera indigenis propria ». Nel distretto di Lecce è scolpita Minerva, il Dio Pan col lupo e l'aquila con la testa fra le nuvole col motto « licii cretenzees et salentini ». Segue l'iscrizione: Quisquis H jdruntum contendis pass. P.M. XXIV M. inde abes I felix adsit itineri Deus. Per ultimo il delfino che morde la mezza luna che si ripete su tutte le facce.
Nel distretto di Taranto vi è scolpito il delfino che cavalca Taras, l'aquila con le ali aperte e negli artigli il fulmine, la clava di Ercole e l'eroe Falanto a cavallo, poi la seguente iscrizione: Viator Tarento XLV M. Pass. Alacris iter conficit morarum elettorum amoenit E XXIII Araberis.
Nel distretto di Brindisi è scolpito Bacco con la corona conviviale, amore con la cetra, il delfino cavalcato da Taras e la scritta: lime BRUNDISIUM usque vie olim invia nunc piana et expedita miliar XXIV. Nel distretto di Gallipoli la serpe sull'altare col sole a destra, Ercole con le spoglie del leone con la Fare tra e l'arco ed infine Ercole ignudo con una cornucopia mentre una vittoria alata lo incorona con la scritta: hac hospes si pergas A.D. XX lapidem ipsa te via Gallipolim
ducet. Oltre queste scritte augurali, ogni pannello decorativo ha un suo motto. Sul dado di base c'è invece una lunga iscrizione di dedica a Ferdinando I di Borbone, Re delle Due Sicilie. Dal punto di vista stilistico i pannelli decorati e gli ornamenti si inseriscono nelle tradizioni locali. D'altra parte il Carluccio è lo scultore che si inserisce nella scia della tradizione barocca, di quel barocco settecentesco sia pure di un barocco che ha perduto l'originalità fantastica. I richiami con sculture di S. Croce e con numerosi balconi anonimi di Lecce sono evidenti e dimostrano come, pur nella ventata neoclassica che richiamava austere forme dell'antichità, è viva la tradizione barocca da cui il popolo salentino non sa staccarsi.
DA LA ZAGAGLIA
Luigi CEPOLLA , nato a san cesario di Lecce nel 1766, avvocato, letterato, latinista e grecista, docente di diritto a Napoli. A lui si devono i disegni e le epigrafi che ornano l'obelisco di Porta Napoli in Lecce, costruito nel 1827.
L'OBELISCO DI PORTA NAPOLI A LECCE
DI MARIO FALCO
L'antica cerchia di mura della città era fasciata da una vasta zona di terreno demaniale incolto, circa 57 ettari. Questo terreno abbandonato e spesso acquitrinoso conferiva un'aspetto desolante e malsano alla periferia; le autorità locali decisero però di affrontare un programma di sistemazione, che fu affrettato per la visita a Lecce di Ferdinando I Re delle due Sicilie. Proprio a ricordo di questa visita fu innalzato l'Obelisco detto di Porta Napoli.
L'ampiezza del terreno dava la possibilità di una sistemazione a grande raggio, sicché, prosciugate le acque, furono aperti larghi viali e piazze agli incroci.
I lavori iniziarono intorno al 1818.
La parte centrale di tutto il progetto era lo spazio dirimpetto a Porta Napoli, qui fu aperta una piazza con due tronchi di strade che portano in città, e che continuano con l'attuale Via d'Aurio che porta a Taranto e due larghi viali perpendicolari, sicché la piazza con l'Obelisco diventò il centro ideale di
tutta la sistemazione.
Se i lavori urbanistici non presentano problemi di datazione, perché tutto si svolse negli anni tra il 1818 e il 1820, per l'Obelisco le fonti sono discordi. Giacomo Arditi che ne parla per primo, lo data al 1822 (Corografia della provincia di Terra d'Otranto, Lecce 1879, p. 257).
Sulla stessa data, 1822. l'Arditi torna ad insistere quando, parlando di Muro e accennando agli uomini illustri nati in quel Comune, presenta Vito Carluccio scultore, autore dell'Obelisco, nel 1822 (G. Arditi, o.c., p. 383).
Carlo Villani ( Scrittori ed artisti pugliesi, antichi moderni e contemporanei, Trani 1904, p. 1238), parlando di Vito Carluccio, lo considera ancora autore dell'Obelisco, riferendo la data 1822.
Nell'opera di Giuseppe Gigli (Il tallone d'Italia. Bergamo 1911, p. 46) non sí parla dí Vito Carluccio come autore e si riporta la data 1842.
Successivamente il Foscarini (A. Foscarini, Guida storica artistica di Lecce. Lecce 1929, p. 154) riporta la data approssimativa 1820.
Sulla stessa data, 1820, insiste anche il Paladini (G. Paladini, Guida storica ed artistica della città di Lecce, Lecce 1952, p. 14), mentre il Marti (P. Marti, Ruderi e monumenti della penisola salentina, Lecce 1932, p. 142) pone l'opera al 1829.
Se, dunque tutte le fonti concordano sull'autore, Vito Carluccio, le date oscillano tra il 1820 e il 1842.
Sull'Obelisco sono rappresentati gli emblemi mitici e storici delle varie epoche delle vicende della provincia di Lecce, secondo il Vacca-De Simone (Luigi G. De Simone, Lecce e i suoi monumenti... Nuova edizione postillata da Nicola Vacca. Lecce, Centro Studi Salentini, 1964, p. 512) sarebbero stati ideati dal1'Avv. Luigi Cepolla di San Cesario di Lecce. L'Obelisco è alto 10 metri, oltre la base, che si eleva su un ampio basamento, termina a piramide; le sue quattro facce sono dedicate ciascuna ai quattro circondari che costituivano la provincia di Terra d'Otranto e ne rappresentavano i motti e gli stemmi. In cima è scolpito un leone, simbolo della costellazione celeste che governa
la provincia di Lecce, 27 stelle e il motto « benigno hoc ridere nati ». Poi vi è scolpita l'uva intrecciata con le fronde di olivo e la frase « Bacchi et Minervae munera indigenis propria ». Nel distretto di Lecce è scolpita Minerva, il Dio Pan col lupo e l'aquila con la testa fra le nuvole col motto « licii cretenzees et salentini ». Segue l'iscrizione: Quisquis H jdruntum contendis pass. P.M. XXIV M. inde abes I felix adsit itineri Deus. Per ultimo il delfino che morde la mezza luna che si ripete su tutte le facce.
Nel distretto di Taranto vi è scolpito il delfino che cavalca Taras, l'aquila con le ali aperte e negli artigli il fulmine, la clava di Ercole e l'eroe Falanto a cavallo, poi la seguente iscrizione: Viator Tarento XLV M. Pass. Alacris iter conficit morarum elettorum amoenit E XXIII Araberis.
Nel distretto di Brindisi è scolpito Bacco con la corona conviviale, amore con la cetra, il delfino cavalcato da Taras e la scritta: lime BRUNDISIUM usque vie olim invia nunc piana et expedita miliar XXIV. Nel distretto di Gallipoli la serpe sull'altare col sole a destra, Ercole con le spoglie del leone con la Fare tra e l'arco ed infine Ercole ignudo con una cornucopia mentre una vittoria alata lo incorona con la scritta: hac hospes si pergas A.D. XX lapidem ipsa te via Gallipolim
ducet. Oltre queste scritte augurali, ogni pannello decorativo ha un suo motto. Sul dado di base c'è invece una lunga iscrizione di dedica a Ferdinando I di Borbone, Re delle Due Sicilie. Dal punto di vista stilistico i pannelli decorati e gli ornamenti si inseriscono nelle tradizioni locali. D'altra parte il Carluccio è lo scultore che si inserisce nella scia della tradizione barocca, di quel barocco settecentesco sia pure di un barocco che ha perduto l'originalità fantastica. I richiami con sculture di S. Croce e con numerosi balconi anonimi di Lecce sono evidenti e dimostrano come, pur nella ventata neoclassica che richiamava austere forme dell'antichità, è viva la tradizione barocca da cui il popolo salentino non sa staccarsi.
DA LA ZAGAGLIA
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