IL REGIME RUSSO È AUTORITARIO E NON TOTALITARIO. E IL REGIME ITALIANO COM’ È ?
IL REGIME RUSSO È AUTORITARIO E NON TOTALITARIO. E IL REGIME ITALIANO COM’ È ?
Gianfranco Pasquino che è Accademico dei Lincei, nel suo articolo pubblicato dal quotidiano DOMANI di oggi 28 giugno 2023, sostiene e dimostra che in Russia Vladimir Vladimirovič Putin rappresenta un regime AUTORITARIO, NON TOTALITARIO e, conseguentemente che i cambiamenti sono possibili.
Il Prof. Pasquino nel suo articolo precisa che lui per cambiamenti intende quelli delle persone che esercitano il POTERE. Voglio dire che, secondo il Prof. Pasquino nel regime Russo Vladimir Vladimirovič Putin può essere tranquillamente sostituito.
Lo strumento utilizzato per LA SOSTITUZIONE, può essere rappresentato dalle elezioni, ma anche una destituzione ad opera delle oligarchie, dei servizi segreti e dei militari.
Il prof. Pasquino vede la possibilità della sostituzione di Vladimir Vladimirovič Putin con uno swing man, ovvero un giocatore versatile del potere, un jolly.
Che dire? Concordo con il prof. Pasquino. Concordo con il prof. Pasquino anche con la sua asserzione che tutto questo non rappresenti LA DEMOCRAZIA, MA UNA CONDIZIONE CHE CONDUCE A TREGUA E TRATTATIVE.
Non c’è nulla da fare, gli scienziati osservano e poi fanno per primi delle astrazioni che poi prendono tutti a paradigma.
Il Prof. Pasquino ha fatto un’astrazione sul potere, distinguendolo dalla democrazia ed io ci ho riflettuto confrontandolo con le mie osservazioni su ogni organizzazione antropologica artificiale a cui mi è capitato di prendere parte.
Quello che il Prof. Pasquino ha descritto per il regime russo di Vladimir Vladimirovič Putin si adatta perfettamente a ogni organizzazione gerarchica a cui ho preso parte, che ho avuto modo di osservare.
Quello che segue sono le mie riflessioni sulle organizzazioni di cui ho fatto parte, alla luce delle formidabili distinzioni/astrazioni scritte dal Prof. Pasquino.
La sintesi delle mie riflessioni è che io in Italia, nella mia vita ho preso parte ed ancora faccio parte di due tipi di organizzazioni antropologiche artificiali che sulla falsa riga delle distinzioni fatte dal prof. Pasquino ho chiamato ORGANIZZAZIONE TOTALITARIA E ORGANIZZAZIONE AUTORITARIA.
In alcune associazioni, partiti politici, fabbriche ed industrie italiane di cui ho fatto parte e alcune di quelle di cui ancora faccio parte, ho osservato che il coordinamento è operato da una sola persona con le dinamiche proprie dei regimi totalitari, i quali come sappiamo sono per definizione monolitici, e storicamente è possibile riscontrare che la rigidità di questi sodalizi si è accompagnata all'inesistenza di sostituti quando è crollato il capo supremo. Quante associazioni, partiti politici, fabbriche ed industrie italiane sono scomparse sotto i nostri occhi in questo modo?
In altre associazioni, partiti politici, fabbriche ed industrie italiane, di cui ho fatto parte e alcune di quelle di cui ancora faccio parte, ho osservato che è possibile realizzare LA TRANSIZIONE DA UN DETENTORE DEL POTERE ALL’ALTRO attraverso lo spostamento di una o dell'altra corrente e per la presenza di alleanze tattiche e temporanee, oltre che della comparsa di oppositori capaci di coordinare le sfide del detentore del potere economico, politico organizzativo e alle sue basi di sostegno per quanto possano essere estese e opportunistiche. Quindi sulla falsa riga delle formidabili astrazioni del prof Pasquino possiamo dire che tali comportamenti sono AUTORITARI e che le organizzazioni che li mettono in atto sono organizzazioni autoritarie.
In queste organizzazioni italiane autoritarie e non TOTALITARIE, spesso avviene un cambio nel regime quando emerge un'alternativa al capo, che altri non è che uno degli swing man che porta con sé parte di un’organizzazione, poi ne segue anche un vero e proprio cambio di regime con i vincitori che, entro limiti incerti, ma insuperabili disegnano un nuovo quadro politico. Non democrazia ma la condizione che conduce a tregua e a trattative.
La domanda sorge spontanea: allora in Italia non è possibile osservare comportamenti tali da far emergere la presa d’atto che si è di fronte ad una organizzazione democratica?
Se accettiamo il presupposto che la democrazia sia un modo di vivere con comportamenti tali per cui riconosciamo reciprocamente la legittimità e conseguentemente reciprocamente ci rispettiamo, posso assicurare che nel nostro Paese NON C’E’ DEMOCRAZIA.
Buona riflessione
AUTORITARIO, NON TOTALITARIO
Nel regime di Putin i cambiamenti sono possibili
GIANFRANCO PASQUINO accademico dei Lincei
La a compagnia di mercenari nota come Wagner muove per centinaia di chilometri sul territorio russo senza che le forze dell'ordine (i militari russi erano fronte tutti, tutti?) e i sostenitori di Putin vi si oppongano in qualche moda. Poi Evgenij Prigožin si ferma e accetta: cosa? asilo politico in Bielorussia? La guerra civile, se fosse diventata tale, è sventata; ma la debolezza di Putin appare in piena luce Oppure no, Possiamo e dobbiamo rincorrere gli avvenimenti ora dopo ora, ma poco comprenderemo e poco si riuscirà a dire se non si inseriscono quegli avvenimenti in una visione complessiva del regime russo.
Despota zar e altro Putin è il capo, nient’affatto carismatico di un regime autoritario non totalitario. Infatti Putin non è al vertice di una struttura, ad esempio un partito, solida, ampia, ramificata sul territorio, in grado di esercitare un controllo assoluto. Gli osservatori del regime sottolineano prevalentemente le caratteristiche personali del potere di Putin.
L'organizzazione che controlla davvero, per ragioni storiche e di competenza, sono i servizi segreti. La burocrazia russa, come molte burocrazie, esegue senza porsi troppi interrogativi. Le Forze armate hanno spazi di autonomia ma anche problemi di efficienza. Gli oligarchi godono di una situazione di relativa ma declinante prosperità, nessuno di loro apparentemente molto vicino al capo, tutti loro consapevoli che il capo tra già punito i dissenzienti in maniera definitiva. Sono potenzialmente oppositori di una guerra che ha enormemente peggiorato il loro tenore di vita ma non sembra che abbiano la capacità di organizzarsi e coordinarsi. Gelosie e paure li rendono nel migliore dei casi attendisti.
l pochi oppositori della/nella società civile politici, giornaliste/i e scrittori, sono tanto visibili quanto facilmente eliminabili e lo sanno. Tutti comunque posseggono qualche brandello di potere politico, sociale, culturale talvolta anche a livello locale dove è più difficile per gli operatori esterni acquisire informazioni.
I regimi totalitari sono per definizione monolitici, ma la loro rigidità si accompagna all'inesistenza di sostituti quando crollano. Nei regimi autoritari lo spostammo di una o dell'altra corrente, alleanze tattiche e temporanee la comparsi di oppositori capaci di coordinare le sfide del detentore del potere politico e alle sue basi di sostegno non sappiamo quanto estese e opportunistiche, possono aprire la transizione.
Prima, spesso viene un cambio nel regime quando emerge un'alternativa al capo, uno degli swing man che porta con sé parte di un’organizzazione, poi ne segue anche un vero e proprio cambio di regime con i vincitori che, entro limiti incerti, ma insuperabili disegnano un nuovo quadro politico. Non democrazia ma la condizione che conduce a tregua e a trattative.
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