La trasformazione, affinché avvenga e sia conservata, deve riguardare le due culture in relazione
La trasformazione, affinché avvenga e sia conservata, deve riguardare le due culture in relazione
Giovanni Tizian ha scritto un articolo pubblicato dal quotidiano DOMANI di oggi 19 giugno 2023 nel quale descrive le criticità della redistribuzione della ricchezza in Italia, che è un paese ricco che ha molte risorse. Se nel nostro Paese potessimo coesistere in armonia, benessere, conservazione delle risorse, potremmo osservare che l’Italia sarebbe un Paese che andrebbe avanti molto rapidamente verso il benessere che emergerebbe nel nostro vivere insieme.
Tizian descrive due culture che sono presenti in Italia. Una di queste è la cultura che ha come principi la violenza e l’abuso, l’altra cultura è quella di chi soffre oggi, oppure ha sofferto in passato, la violenza e gli abusi.
Solo se la cultura della violenza e dell’abuso e quella di chi riceve l’abuso verranno trasformate accadrà che la cultura che emergerà sarà conservata. Se invece sarà conservata la cultura dell'abuso, chi riceve l'abuso, non vedrà fare cose diverse nel vivere insieme; e questo sarà osservabile sia che ci siano leggi che prevedono pene per chi ha fatto l’abuso, sia che queste leggi non ci siano.
Chi riceve l’abuso, potrà vivere con gli altri senza più soffrire per questa forma di violenza, se cambiano entrambe le culture, ovvero se cambia sia la cultura di quelli che fanno gli abusi, che la sua cultura che è quella di coloro i quali ricevono gli abusi.
Non può cambiare solo una di queste due culture perché in una relazione la trasformazione, affinché si attui, deve riguardare tutti quelli che sono in relazione, e in questo caso specificamente deve riguardare sia chi fa gli abusi che chi li riceve, che sono i due attori in questa relazione. Il cambiamento avverrà solo nel momento in cui siamo consapevoli del fatto che siamo rispettati, e nella certezza che invece questo cambiamento non avverrà nella memoria del male che l'altro ha fatto e che prevede che noi dobbiamo punirlo.
In effetti Tizian non dice che questo: ci vogliono le leggi che puniscano chi fa gli abusi non essendo consapevole della loro inefficacia in tema di trasformazione, proprio perché non tiene conto dell’evidenza scientifica che si debbano trasformare tutte e due le culture. Quanto da me scritto è osservabile nel fallimento della trasformazione culturale che sarebbe dovuta avvenire in forza delle leggi che Tizian indica. Infatti il giornalista è convinto che solo attraverso quelle leggi che prevedono punizioni, si otterrà la trasformazione culturale e per questo le rimpiange manifestando evidente contrarietà per la loro abrogazione.
Ecco perché sta accadendo questa circostanza che descrive così bene Tizian, anche se lo stesso non riesce a vedere il fallimento di quelle leggi in tema di trasformazione culturale. Infatti è difficile ottenere comportamenti diversi quando le culture vengono trasformate perché richiede intelligenza, sincerità, onestà da entrambe le parti e la saggezza deve implicare quelle tre cose. Se ciò non accade, è perché non si è riflettuto sul desiderio di voler vivere insieme oppure si è giunti alla conclusione di non voler vivere insieme.
Allora la domanda sorge spontanea: se Tizian continua a vedere nella punizione di chi fa gli abusi il modo di trasformare le culture di chi abusa e di chi subisce gli abusi, nonostante tale modo storicamente non ha ottenuto alcuna trasformazione, com’è invece possibile ottenere la trasformazione di queste due culture stesse? Il modo di ottenerla è coltivare buone conversazioni basate sul rispetto reciproco e sulla collaborazione. Questo modo può diventare il mezzo più potente per trasformare il mondo in cui viviamo e quindi procedere verso obiettivi comuni.
Buona riflessione
IL COMMENTO
Salvare i potenti colpire gli ultimi. La giustizia del governo
GIOVANNI TIZIAN
Il reato di tortura? Da abolire. L'abuso d'ufficio e il traffico di influenze? Da cancellare o depotenziare. In questo agire c'è l'essenza della destra al governo, figlia del berlusconismo. C’è l'idea di una giustizia forte con i deboli e garantista con chi gestisce potete. E’ il garantismo della destra erede del sogno del Caimano, genuflessa davanti ai potenti, giustizialista nei confronti dl chi nulla ha. Nessuna delle norme presenti nel pacchetto Nordio migliorerà la vita degli indagati senza diritti davanti alla legge. Ogni punto mira a proteggere politici, faccendieri, lobbisti, imprenditori da possibili indagini della magistratura. Persino il lodevole tentativo di migliorare il processo decisionale sulla carcerazione preventiva si riduce a una farsa. Non potevamo aspettarci molto di diverso da una coalizione che è stata già al potere per lustri, seppure con equilibri diversi al suo interno. Sono gli eredi di chi ha firmato leggi come la Bossi-Fini sull'immigrazione. nella quale era previsto l’arresto obbligatorio per chi veniva fermato senza permesso di soggiorno (la Corte costituzionale ha poi dichiarato illegittimo quell'articolo). Sono gli eredi della legge Fini-Giovanardi sulle droghe la quale ha contribuito più di ogni altra legge al sovraffollamento carcerario. Con il tentativo di abolire l'abuso d'ufficio e di rendere inefficace il reato di traffico di influenze è finalmente chiaro il progetto della destra di governa liberare da lacci e laccioli chi gestisce il denaro pubblico, cioè le risorse di tutti. L’abrogazione dell'abuso permetterà di affidare appalti in via diretta (quando possibile) ad amici, parenti, amanti, cugini, clientele varie ed eventuali, senza il rischio di incorrere in processi. La rimodulazione del traffico di influenze— con l'idea che affinché il delitto si consumi sia necessario un passaggio di denaro — poterà all'azzeramento di indagini sulle transazioni tessute da mediatori in doppio petto che sfruttano le relazioni con la politica per ottenere commesse, appalti servizi. Sono, tuttavia rarissime ormai le bustarelle zeppe di contanti: i trafficanti di influenze pagano in consulenze offrono viaggi da sogno. regalano carte di credito aziendali. Nordio vanta di essere uno dei magistrati del caso Mose, una delle maggiori operazioni contro la corruzione fatta in Italia. Come può ignorare l'evoluzione del fenomeno? Il testo presentato ha più il sapore di una rappresaglia servita fredda, a distanza di anni. La resa dei conti è evidente pure contro l'antimafia. Nordio accusa i magistrati anti clan di vedere organizzazioni criminali ovunque l'ultimo a subire un attacco di questo tenore è stato Pietro Grasso, ex presidente del Senato, una vita trascorsa in prima linea contro Cosa nostra. La vendetta tocca anche i media: la limitazione della pubblicazione delle intercettazioni prevista dal testo della riforma è l'ennesimo tentativo di lasciare i cittadini all'oscuro di fatti che sono di interesse pubblico al di là della loro rilevanza penale. L'elogio del silenzio. il migliore alleato del malaffare.
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