VOGLIAMO VIVERE INSIEME CON TUTTI GLI ALTRI ITALIANI?

 

VOGLIAMO VIVERE INSIEME CON TUTTI GLI ALTRI ITALIANI?

CARLO TRIGILIA che è Professore emerito di sociologia economica dell'università di Firenze, ha scritto un articolo pubblicato dal quotidiano DOMANI di oggi 23 giugno 2023.

In estrema sintesi, la proposta che fa il prof. Trigilia in questo suo SCRITTO è quella di redigere un progetto politico di convivenza tra i cittadini italiani che abbia lo scopo di ottenere l’UGUAGLIANZA.

Lo studioso rivolge questo invito esclusivamente al Partito Democratico; io invece penso che questo invito, e l’auspicio di uguaglianza in esso contenuto, debba essere esteso a tutti i cittadini che si presentano alle elezioni per chiedere la responsabilità della redistribuzione della ricchezza attraverso il governo del paese.

I miei valori di riferimento sono Libertà, Uguaglianza e Fraternità, ne consegue che la proposta del Prof. Trigilia mi trova molto interessato.

Faccio un’altra osservazione. Se desideriamo ottenere l’uguaglianza attraverso un progetto politico, significa che i progetti politici che sono stati formulati ed attuati sino ad oggi, NON HANNO OTTENUTO L’UGUAGLIANZA.

Facciamo insieme un altro piccolo passo di bimbo. L’uguaglianza è un valore che si esprime attraverso una comparazione. Voglio dire che io, che sono il cittadino Antonio Bruno, osservo il cittadino Carlo De Benedetti Imprenditore, in questa osservazione faccio delle distinzioni che sono definibili come COMPARAZIONE TRA I DIRITTI E LE OPPORTUNITA’ DI ENTRAMBI. L’ESITO DI TALE COMPARAZIONE DETERMINA LA CONCLUSIONE CHE RAPPRESENTA LA MIA CONSAPEVOLEZZA DI ESSERE UGUALE O MENO AL CITTADINO CARLO DE BENEDETTI IMPRENDITORE IN TEMA DI DIRITTI E PARI OPPORTUNITA’.

Faccio un altro passetto di bimbo. Io cittadino Antonio Bruno con quali altri cittadini faccio queste comparazioni? In termini di diritti e pari opportunità faccio una comparazione con il cittadino degli USA Donald Trump che è stato il 45º presidente degli Stati Uniti?

Ebbene le comparazioni finalizzate alla consapevolezza dell’uguaglianza in termini di diritti e pari opportunità, le faccio con i cittadini con cui vivo insieme.

Ecco perché la domanda che ci dobbiamo fare è: VOGLIAMO VIVERE INSIEME CON TUTTI GLI ALTRI ITALIANI?

Perché se fingiamo di voler vivere insieme e non vogliamo farlo, lo faremo barando e alla fine saremo scoperti.

Ultimo passetto di bimbo.

Abbiamo detto che l’uguaglianza in termini di diritti e pari opportunità è tra tutti gli italiani perché è con tutti gli italiani che io mi comparo.

L’articolo del Prof. CARLO TRIGILIA suggerisce di elaborare un progetto politico per l’ottenimento dell’uguaglianza, ma non è un progetto. Voglio dire che nello scritto dello studioso, non c’è la sequenza di azioni da mettere in atto affinché si realizzi l’UGUAGLIANZA.

Io invece ho elaborato un progetto di convivenza sociale con al suo interno la sequenza di azioni da mettere in atto affinché si realizzi l’UGUAGLIANZA, che metto a disposizione di tutti i cittadini che si presentano alle elezioni per chiedere la responsabilità della redistribuzione della ricchezza attraverso il governo del paese

Il mio progetto parte dal presupposto che abbiamo deciso sinceramente di vivere insieme. Perché se vogliamo coordinare le nostre azioni, i nostri sentimenti e il nostro modo di pensare con onestà in un comune scopo in qualche particolare ambito della nostra vita, dobbiamo desiderare di vivere insieme (vale a dire, in rispetto reciproco) in quel dominio perché è solo se vogliamo vivere insieme che saremo in grado di sviluppare desideri coerenti comuni che definiranno in ogni istante il corso di ciò che facciamo, insieme o indipendentemente, nell'armonia di uno scopo comune.

Se non vogliamo vivere insieme, non saremo in grado di coordinare onestamente i nostri sentimenti e azioni nel rispetto reciproco in uno scopo comune perché saremo impegnati a fare le nostre riflessioni in “domini cognitivi diversi” e ascolteremo e parleremo con sentimenti interiori diversi.

Buona riflessione

RILANCIARE L'OPPOSIZIONE
II futuro del Pd si gioca tutto nel contrasto alle disparità
CARLO TRIGILIA sociologo
Il problema di fondo del Pd è Io stesso degli altri partiti di sinistra europei come contrastare le disuguaglianze sociali e recuperare la rappresentanza dei gruppi sociali più deboli che hanno virato verso l’astensione e verso formazioni di nuova destra radicale. Essi non si sentivano più rappresentati da partiti che avevano sostanzialmente accettato le politiche della destra. Deregolazione, ridimensionamento di welfare e relazioni industriali, più spazio al mercato. Dietro questa nuova offerta politica della Terza Via si sente dunque l’influenza della cultura neoliberista.
È certo positivo il riconoscimento pieno da parte della sinistra del mercato come grande calcolatore al servizio dell’uomo come diceva lo storico Fernand Braudel.
Ma il mercato può funzionare come migliore strumento di efficienza economica a condizione che sia regolato da istituzioni che contrastino la tendenza a costruire rendite aggirando la concorrenza. E che si contrastino le disuguagliante che il mercato stesso, se non regolato, alimenta continuamente con gli scossoni che produce sulla società. Gai ultimi decenni hanno mostrato ampiamente le criticità della deregolazione e della globalizzazione. Si è dunque avviato un processo di revisione dell’offerta politica della sinistra che ha il suo nodo cruciale nella capacità di mettere a punto politiche redistributive efficaci contro le disuguaglianze che allo stesso tempo sostegno la crescita (welfare e politiche fiscali, relazioni industriali, politiche per l'innovazione e I ‘ambiente). I partiti nordici e anche la Spd dopo Schroder si sono spinti più avanti in questa direzione, ma il processo non è compiuto.
Nel Pd non è invece davvero iniziato.
I critici del renzismo (la forma italiana della Terza Via) si sono concentrati su aspetti relativi al partito come la leaderizzazione e le filiere di potere locali.
La cultura della maggioranza che ha vinto tra gli iscritti resta ancora influenzata dalla Terza Via renziana. Essa fa da sfondo a un debole riformismo governista che ha finora evitato persino di discutere le ragioni della perdita di milioni di voti. E che usa il rapporto con i cinque stelle della nuova segretaria come misuratore di riformismo e strumento di difesa negli equilibri interni. Se Elly Schlein non vuole fare la fine di coloro che l’hanno preceduta, dovrebbe allora innalzare il livello del confronto e sfidare i riformisti sul terreno dell'efficacia della loro proposta rispetto al contrasto delle diseguaglianze e allo sviluppo inclusivo contrapponendogli un progetto più credibile ed efficace di riformismo sul quale confrontarsi, non solo una lista di singole questioni, per quanto importanti. Non bastano le iniziative pur apprezzabili dell’estate militante. Occorrerebbe uscire presto dalla condizione per cui oggi si può solo dire “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”.

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