CHE C'AZZECCA?

 

CHE C'AZZECCA?

Lo scrittore CHRISTIAN RAIMO è il fratello maggiore della scrittrice finalista premio Strega e sceneggiatrice Veronica Raimo, nel suo articolo pubblicato dal quotidiano DOMANI oggi 6 giugno 2023 scrive che il fascismo oggi è rappresentato dalla “COMUNITA’ DI DESTINO” a cui fa riferimento la Signora Giorgia Meloni nel suo account INSTAGRAM.

Ma cos’è LA COMUNITA’ DI DESTINO che secondo Raimo sarebbe IL FASCISMO 2023?

La Signora Giorgia Meloni lo spiega qui https://www.governo.it/.../nazione-e-patria-idee.../22731

Per anni, forse per decenni, noi abbiamo dimenticato di cosa siamo stati capaci, di cosa siamo capaci. Di quanto l’Italia sia capace di stupire, di innovare, di essere avanguardia, di insegnare. Di quanto la nostra identità, la nostra Nazione, la nostra Patria siano ammirate e stimate. Ma non possiamo far innamorare gli altri di noi se non amiamo per primi noi stessi e se non riscopriamo ciò che ci lega e ci rende una comunità di destino.

Credere in ciò che siamo è la benzina più potente che possiamo mettere nel motore della Nazione. È il carburante di cui abbiamo bisogno per tracciare nuove rotte e tornare protagonisti in Italia e nel mondo.

MA LA CONSAPEVOLEZZA DI ESSERE COMUNITA’ DI DESTINO VIENE DAL SESSANTOTTO e ce lo spiega qui https://ytali.com/.../siamo-una-comunita-di-destino.../ Mauro Ceruti che è professore ordinario di Logica e Filosofia della Scienza presso la IULM di Milano, già senatore eletto nelle liste del Partito Democratico, e autore di numerose opere sui temi dell’Europa e della globalizzazione.

Tra le altre cose il Prof. Ceruti dice:

Il Sessantotto fu la scintilla di una coscienza planetaria… Io leggo il Sessantotto come figlio del modo in cui finì la Seconda Guerra mondiale. E della discontinuità che provocò nella condizione umana. L’esplosione atomica di Hiroshima, nel 1945, fu la campana d’allarme di un rischio fino ad allora inconcepibile: il rischio che la distruzione locale potesse precipitare nell’annientamento globale. Questo rischio dilatava l’orizzonte delle responsabilità individuali e collettive, fino a concernere la stessa sopravvivenza futura dell’umanità nel suo insieme. Questo inedito rischio trasformava alla radice la condizione umana. Da questa possibilità di autosopprimersi è nata una comunità di destino planetaria.

Cosa ha significato la nascita di questa comunità di destino planetaria?

Abbiamo scoperto di vivere in un’ecumene completamente umanizzata, al cui interno ogni evento locale può comportare, almeno in linea di principio, conseguenze che possono amplificarsi rapidamente su scala globale. È in questo senso che la condizione umana è trasformata da un imprevisto e simultaneo aumento di potenza e di interdipendenza… Poi negli anni Cinquanta e Sessanta si pose la questione dell’impatto della civiltà umana sugli ecosistemi. Nacque il pensiero ecologico come pensiero planetario.

Sia la Signora Giorgia Meloni che il Prof. Mauro Ceruti accertano che la scaturigine della COMUNITA’ DI DESTINO è la possibilità della COMUNITA’ UMANA DI AUTOSOPPRIMERSI e della conseguente energia ed inventiva che tutti mettiamo per evitarlo.

PER DIRLA AL MODO DEL FAMOSO MAGISTRATO ANTONIO DI PIETRO: CHE C’AZZECCA LA COMUNITA’ DI DESTINO CON IL FASCISMO? Come diceva il poeta Giulio Rapetti Mogol “lo scopriremo vivendo”.

Buona riflessione

DIBATTITO PUBBLICO INQUINATO
La "comunità di destino" e quei riferimenti fascisti dietro la retorica di Meloni
CHRISTIAN RAIMO scrittore
Una delle ragioni per cui fatichiamo nella retorica fascista insufflata nel dibattito pubblico da questo governo è che per anni abbiamo discusso di fascismo dando per buone delle interpretazioni astoriche. Ci siamo indignati e allarmati, per l'evidente crescita di segnali fascisti, attraverso categorie semplificate tipo quella del fascismo eterno di Umberto Eco: la riproposizione quasi donata di forme politiche di un passato autoritario mitizzato. È la ragione per cui fascismo oggi rischia di diventare una weasel word, come si dice in sociolinguistica, una “parola donnola" che rosicchia dall'interno il suo significato (un termine sembra significare qualcosa di specifico proprio quando invece viene adoperato in modo vago). Questo sfarinamento del significato è molto utile, nell'opera di confondere le acque, per chi è veramente fascista e può sfruttare questo disordine concettuale per ripetere mistificazioni oscene come quell'espressione "il fascismo degli antifascisti" attribuita a seconda dei casi, a Pier Paolo Pasolini o e Leonardo Sciascia. Il primo non l'ha proprio mai pronunciata e anzi ha combattuto per tutta la vita ogni forma di fascismo: è stato l'editore Garzanti a intitolare così un recente libretto che raccoglie una selezione di Scritti corsari in cui Pasolini affrontava il dibattito degli anni Settanta, provando a titillare un lettore poco informato astraendo fino alla strumentalizzazione l'analisi pasoliniana. L'espressione "il fascismo degli antifascisti" si trova invece in Nero su nero di Sciascia. il suo zibaldone. accanto a altre riflessioni brevi. Ma proprio due pagine dopo si trova un brano più lungo che sembra chiarire la prospettiva di Sciascia e parlare a oggi: «i fascisti hanno i loro giusti libri. che il fascismo non è più una cosa fatta in casa con scampoli di malcontento e passamanerie dannunziane. Ed è un fatto da tenere in conto, cui fare attenzione ché troppo si è creduto il fascismo fosse ormai relegato nel folklore. Eppure questo fascismo più definito e consapevole, intrinsecamente migliorato (e cioè peggiore), non mi preoccupa se non nella prospettiva, di una convergenza parallela con quell'altro indefinito e inconsapevole, indefinitamente e inconsapevolmente disponibile, che si annida e nasconde in luoghi insospettabili, sotto diciture rassicuranti: come in un alberello di farmacia su cui si legge bicarbonato e contiene invece arsenico.). Sciascia sapeva usare il metodo storico per interpretare anche i suoi tempi Ed è quella la lezione che dovremmo fare nostra: riconoscere il fascismo del governo e delle schiere sempre più consistenti di corifei la "controegemonia" come gli piace intitolare la loro guerriglia culturale, come un fenomeno nuovo. Il fascismo con cui abbiamo a che fare non è (mai) un fascismo eterno, ideale, plastico. Questo per gli storici è diventato sempre più chiaro, anche per chi come Enzo Traverso o David Bidussa negli ultimi anni ha provato a foggiare categorie aggiornate, postfascismo o fascismo metastorico. Quello che spesso sfugge all'esame del fascismo italiano del 2023 è la concezione che anche di recente gli storici contemporaneisti hanno sottolineato. la modernità del fascismo, a partire da quello del Ventennio. Alessandra Tarquini scriveva qualche anno fa: «Con buona pace di Umberto Eco, che nel 1995 immaginava un urfascismo, una specie di Highlander, il regime mussoliniano non fu tradizionalista». I fascisti di governo, quelli che occupano ministeri e Rai, non sono (o almeno non si sentono) nostalgici, ma nuovi, fondativi Perciò per interpretare questo fascismo va studiato cos'è stato il fascismo soprattutto dal 1919 al 1922 e dal 1943 al 1945, quegli anni che rappresentano i riferimenti politici per i neofascisti dall'inizio della Repubblica, tanto dal Movimento sociale ai gruppi extraparlamentari o eversivi, fino ad arrivare a Fratelli d'Italia Fino a poco tempo fa questa era un'eredità catacombale, per decodificarla si potevano usare libri come Fascisti immaginari, che Luciano Zanna e Filippo Rossi scrissero nel 2003. Oggi alcune di quelle categorie vengono pensate invece come dinamiche, trasformative del presente Più che i bracci sghembi alla parata del 2 giugno quello che ci dovrebbe allarmare è quando Giorgia Meloni parla dal suo account instagram di "comunità di destino" come pochi giorni fa: è un'idea fondativa di un nuovo concetto di cittadinanza basata non su principi liberali ma su un nazionalismo del sangue e del fato. Di comunità di destino ne parlano i nazisti (Volksgemeinschafr), i teorici di Terza posizione odi Casapound come Gabriele Adinolfi o Aleksandr Dugin.

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