Possiamo avere comportamenti di mutuo soccorso
Possiamo avere comportamenti di mutuo soccorso
Oggi 19 marzo 2022 il quotidiano DOMANI riporta una ricerca del prof. Enzo Risso (*) in cui si è accertato che tra il 2021 e il 2022 la spinta mutualistica e aumentata dell'11 per cento con punte che sono arrivate al 77 per cento tra la generazione z e al 76 per cento per i baby boomer.
Da molti anni con queste mie note rendo tutti quelli che riescono a capire quello che scrivo (non tutti comprendono, e chi non comprende è perché non ha mai conversato di questi argomenti in modo tale da trasformarsi) dicevo rendo tutti quelli che riescono a capire quello che scrivo protagonisti di una conversazione che ha l'obiettivo di interessare e ispirare i lettori, affinché in loro nasca la curiosità e il desiderio di sperimentare un senso di responsabilità individuale, sociale e ambientale attraverso atti concreti.
Io non propongo una bontà beata, bensì una condotta amorevole che è in sostanza una condotta etica portata a voler riconoscere l’altro anche quando esiste un dissenso o un dissidio nei confronti dell’altro. L’altro esiste e io ho il dovere di riconoscerlo per come è. Posso invece non concordare affatto con il suo credo, con le sue azioni. E dal momento in cui decido di riconoscerlo, io non posso non vedere questo mio pari e non osservarlo: vederlo e osservarlo sono due forme di riconoscimento della sua esistenza. Questa disponibilità a “vedere” è uno slancio emotivo che contiene amore.
Quanto antecedentemente scritto è la mia proposta in risposta alle esigenze registrate nella ricerca che Enzo Risso ha proposto.
Buona riflessione
(*)Prof. Enzo Risso docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi. Direttore scientifico della società SWG di Trieste. Presidente dell’Istituto Ires Piemonte, istituto di ricerche economiche e sociali della regione piemonte. Presidente dell’osservatorio culturale del Piemonte https://docenti.unimc.it/enzo.risso
IL CANNOCCHIALE - L'ECONOMIA E LA SOCIETÀ ATTRAVERSO I DATI
C'è un nuovo bisogno di legami sociali di fronte alla complessità
ENZO RISSO ricercatore
Stringere i legami sociali
Serrare le fila della società generando nuove forme di condivisione e cooperazione tra le persone. Rompere l'assedio dell'individualismo esasperato rigenerando forme di mutualismo, di scambio, di collaborazione tra i singoli.
La società si sente sfibrata e cerca nuove forme di saldezza, nuove dimensioni di intensità e di legami caldi.
L'80 per cento degli italiani avverte la necessità di più cooperazione tra le persone il 79 per cento sottolinea l'esigenza di sviluppare nuove forme di condivisione, di collaborazione. Infine il 72 per cento segnala quanto sia importante per il futuro, per far crescere la società, sviluppare e intensificare le forme di mutualismo, di scambio tra i singoli.
Dopo quarant'anni di sbornia liberista, di spinta a disinteressarsi della società, degli altri e di pensare solo a sé stessi, ad arricchirsi senza badare alle conseguenze, la società sembra mutare la direzione del proprio timone.
A incrementare le spinte cooperativistiche e mutualistiche non è stata solo la pandemia, ma hanno influito anche la guerra e lo scatto inflattivo. Tra il 2021 e il 2022 la spinta mutualistica è aumentata dell'11 per cento, con punte che sono arrivate al 77 per cento tra i giovani della Generazione Z e al 76 per cento tra i baby boomer.
Le spinte alla cooperazione sono lievitate in un anno di 10 punti percentuali. Analoga crescita si è registrata sul tema della condivisione, che ha fatto registrare un +10 per cento.
La società si sente in difficoltà e il bisogno di cooperazione e mutualismo è una delle facce dell'Italia di oggi, con la ricerca di nuovi legami e di comunanza tra le persone che mettano al primo posto il senso di essere tutti dalla stessa parte.
Si tratta di un sentimento che punta a serrare le fila della società, per fare fronte insieme alle intemperie della polifonia delle crisi e della transizione permanente. Non a caso dall'osservatorio Legacoop-Ipsos emerge che il concetto di mutualismo non è più sinonimo di un'utopia (lo pensa solo il 6 per cento), né viene più associato all'assistenza sanitaria pubblica (6 per cento), ma significa. innanzitutto, una forma di assistenza e aiuto reciproco (47 per cento) oppure un patto tra le persone per condividere dei benefici e dei vantaggi (23 per cento). Insieme al bisogno di nuova comunanza umanistica cresce il bisogno di sentirsi parte di una comunità (80 per cento).
All'interno di questa dinamica permangono, tuttavia, due visioni dicotomiche del senso di comunità, con una maggioranza del 52 per cento che ambisce a realtà aperte e cosmopolite e il 48 per cento che, invece, predilige realtà chiuse e tutelanti.
Sul primo versante troviamo maggiormente schierato il ceto medio (57 per cento), mentre sul secondo sono collocati primariamente i ceti popolari (58 per cento). Nonostante questa evidente dicotomia il tema della comunità e del suo rafforzamento è al centro delle dinamiche contemporanee.
In particolare, il profilo della comunità agognata è quello di una realtà in cui si esprimono i valori di solidarietà (67 per cento), onestà (51 per cento), inclusione (45 per cento), ma anche di fiducia (35 per cento). Multiculturalità e difesa delle tradizioni (sono rispettivamente al 24 e al 23 per cento). seguite dal bisogno di legami (22 per cento).
Il senso della comunità e le sue priorità sono sostanzialmente tre creare un ambiente più accogliente per le persone, in cui garantire un lavoro dignitoso e una crescita per tutti (49 per cento); sostenere la salute e il benessere delle persone (46 per cento); ridurre le disuguaglianze (44 per cento).
La dimensione della comunità non è, pertanto, solo l'alveolo della tutela delle tradizioni, ma sta divenendo sempre più la risposta alle contraddizioni aperte dal fluire e sovrapporsi delle diverse crisi.
La comunità come ambito caldo in cui si può ancora auspicare di ritrovare forme di benessere come contenitore in cui si vanno a ridurre le disuguaglianze, grazie alla partecipazione, alla cooperazione e all'impegno mutuale dei suoi partecipanti.
La comunità come entità salvagente, come territorio deterritorializzato, per reggere i cambiamenti in atto e generare nuove speranze per le persone. Entità non solo difensive, ma attori di una nuova dimensione della crescita, contro le esasperazioni individualistiche e liberiste.
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