Finalmente ci sono le misure vere per la tutela del lavoro e del reddito

 

Finalmente ci sono le misure vere per la tutela del lavoro e del reddito

In questo nostro tempo di trasformazioni e incertezze, la politica sembra spesso farsi eco dei sentimenti di paura e scontento che pervadono la società. In particolare, la destra radicale ha dimostrato in Italia, come in altre nazioni, una notevole abilità nel capitalizzare le crisi sociali e il malcontento che ne deriva. Essa propone una politica dell’identità fondata sulla difesa della patria, della famiglia, dell’ordine e dei valori tradizionali, rispondendo così ai timori di una popolazione in cerca di punti di riferimento stabili.

Come osservato in paesi come l'Inghilterra e la Francia, e come è mia opinione possa accadere negli Stati Uniti, la destra radicale non trova terreno fertile quando esiste una valida alternativa. "La realtà è che siamo esseri di linguaggio e le nostre interazioni non sono mere espressioni di verità obiettive, ma di accordi e intese che nascono dal vivere insieme" (Maturana, 1988). L'alternativa, quindi, deve emergere attraverso misure concrete che rispondano alle crisi sociali e al malcontento con interventi tangibili a tutela del lavoro e del reddito.

Non possiamo che essere d'accordo su questo punto: tutti noi desideriamo misure autentiche di tutela del lavoro e del reddito. Non è questione di chi le metterà in atto, ma dell'essenza delle misure stesse. È essenziale avere chiaro quali siano queste misure, affinché i rappresentanti eletti possano discuterle approfonditamente in parlamento, "il luogo in cui si parla – il luogo in cui si conversa" (Maturana, 1990). Solo attraverso queste conversazioni possono emergere gli accordi necessari.

Noi cittadini abbiamo il compito di stimolare e sostenere queste conversazioni, facilitando così la creazione di accordi che portino alla realizzazione di progetti concreti per la tutela del lavoro e del reddito. Tuttavia, c'è un ostacolo specifico in parlamento che impedisce la realizzazione di tali accordi: la nostra cultura patriarcale della competizione. Questa cultura non favorisce la collaborazione tra coloro che concorrono per il potere.

"Viviamo in una società che premia la competizione e la vittoria, e questa mentalità si riflette inevitabilmente nelle nostre istituzioni politiche" (Maturana, 2000). Questa cultura della delegittimazione reciproca tra i rappresentanti eletti non fa altro che rappresentare una minoranza della popolazione votante, ignorando il bisogno di collaborazione e accordo per il bene comune.

È quindi necessaria una riflessione profonda da parte nostra, cittadini e rappresentanti, per superare questa cultura della competizione e favorire un ambiente di dialogo e collaborazione. Solo così potremo realizzare misure vere e concrete per la tutela del lavoro e del reddito, rispondendo efficacemente alle crisi sociali e al malcontento che ne deriva.

Buona riflessione.

Antonio Bruno

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