del modo in cui "vediamo" e "capiamo" il mondo
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Questo scritto di Humberto Maturana è davvero profonda, ma cercherò di spiegarla in modo semplice, come se stessimo parlando con dei dodicenni. Lo scritto parla del modo in cui "vediamo" e "capiamo" il mondo, e come tutto ciò che pensiamo e vediamo dipenda dal nostro modo di osservare. Ecco come possiamo interpretarla:
Chi è l'osservatore? L’osservatore non è solo una persona che guarda qualcosa, ma è anche il modo in cui noi come esseri umani pensiamo e agiamo quando osserviamo qualcosa. Quindi, quando guardiamo il mondo, non stiamo solo guardando qualcosa di "indipendente" (come se il mondo fosse lì fuori, a prescindere da noi), ma stiamo usando il nostro modo di osservare per capire e spiegare quello che vediamo.
Esempio: Immagina di guardare un cielo nuvoloso e di dire "Oggi piove." Ma la tua affermazione "Oggi piove" non è solo una descrizione del cielo; è anche il modo in cui tu stai usando il concetto di pioggia per capire e spiegare quel che vedi, basandoti su quello che sai delle nuvole e del tempo. La pioggia non è solo una cosa che esiste da sola nel mondo, ma è un’idea che tu crei con il tuo modo di osservare.
Come funzionano le spiegazioni? Quando osserviamo qualcosa, di solito cerchiamo di spiegare cosa sta succedendo. Ma spesso il vero problema non è l'esperienza (cioè quello che vediamo, sentiamo o facciamo), ma è come la spieghiamo. Per esempio, se qualcuno vede un fenomeno naturale e lo spiega in modo diverso da come lo vedi tu, questo può portare a conflitti. In pratica, il problema non è "vedere" il fenomeno, ma come lo spieghiamo.
Esempio: Immagina di essere in classe e vedere un esperimento scientifico. Tu e un compagno vedete la stessa cosa, ma ognuno di voi la spiega in modo diverso: tu pensi che dipenda da una causa, il tuo compagno crede che sia solo una coincidenza. È l'interpretazione di quello che vedete che può creare confusione o divergenze di opinioni.
Il ruolo della nostra esperienza: Secondo Maturana, tutte le esperienze che viviamo (sia che siano emozioni, pensieri, o cose che vediamo) nascono da noi stessi. Non sono solo cose che accadono "là fuori" nel mondo, ma sono il risultato delle nostre operazioni mentali e cognitive, come il modo in cui pensiamo o osserviamo.
Esempio: Quando impari a giocare a un gioco, la tua esperienza del gioco è il risultato di come capisci le regole, di come le metti in pratica e di come ti senti mentre giochi. Anche se il gioco esiste fisicamente, la tua esperienza è unica per te, ed è costruita attraverso il tuo modo di osservare e fare le cose.
Cosa significa "realtà"? Molto spesso pensiamo che la "realtà" sia qualcosa che esiste da sola, indipendentemente da noi, come un oggetto che possiamo toccare o vedere. Ma Maturana dice che, in realtà, la nostra "realtà" è qualcosa che noi creiamo attraverso il nostro modo di osservare e pensare. Non è che non esista, ma è sempre collegata al nostro punto di vista.
Esempio: Immagina di guardare un’opera d'arte. Due persone potrebbero guardare lo stesso quadro, ma una potrebbe vederlo come bellissimo e l’altra come noioso. La "realtà" di ciò che vedono dipende dal loro punto di vista, dalle loro esperienze e dalle loro emozioni. Quindi, la realtà non è una sola, ma è qualcosa che cambia a seconda di come la osserviamo.
Il rischio di trasformare le idee in "fatti": Maturana ci avverte che a volte, prendiamo concetti astratti (come il "tempo", lo "spazio", o la "coscienza") e li trattiamo come se fossero cose concrete, come se fossero leggi universali che spiegano tutto. Ma in realtà, sono idee che usiamo per descrivere le nostre esperienze.
Esempio: Pensiamo al concetto di "tempo". Se diciamo che il tempo scorre sempre allo stesso modo per tutti, in realtà stiamo usando un'idea che ci aiuta a spiegare le cose, ma non è qualcosa che esiste "là fuori" indipendentemente da noi. Potremmo dire che il tempo è "uguale" per tutti, ma in realtà ognuno di noi lo vive in modo diverso, come quando siamo annoiati e il tempo sembra passare lento, mentre quando ci divertiamo sembra volare.
In sintesi, quello che Maturana vuole dirci è che noi non vediamo il mondo come un fatto oggettivo che esiste separato da noi, ma lo vediamo attraverso i nostri occhi, le nostre idee e le nostre esperienze. E quando cerchiamo di spiegare quello che vediamo, lo facciamo usando concetti che sono legati a noi, e non alla "realtà" oggettiva e immutabile che pensiamo ci sia là fuori.
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L’osservatore non è un’entità fisica, l’osservatore è una maniera di
operare degli esseri umani nel linguaggio. E’ attraverso le operazioni
dell’osservatore che emergono tutti i domini cognitivi, compreso il dominio
dell’osservazione. La fisica è la modalità con cui l’osservatore spiega
attraverso la coerenza della sua esperienza un particolare dominio di
esperienze che è denotato con il termine fisica.
In realtà l’osservatore stesso emerge come entità di cui noi osservatori
possiamo parlare attraverso l’operazione dell’osservatore che costituisce il
fondamento di tutto quello che noi umani facciamo.
Senza dubbio noi ci comportiamo nella nostra vita come se vivessimo in un
mondo che esiste indipendentemente da quello che noi facciamo, e che noi chiamiamo
realtà.
Ed è soprattutto per questo che ci
domandiamo come conosciamo la realtà, o il tempo, come se ci riferissimo
proprio a qualcosa che esiste indipendentemente da ciò che facciamo. Il mio
intento è stato diverso. La mia domanda non riguarda la realtà del tempo, o di
ogni altro tipo di entità, come se la sua esistenza indipendente potesse essere
presa per garantita. La mia domanda riguarda le esperienze o le operazioni che
noi facciamo come osservatori quando usiamo differenti nozioni, concetti o parole
che implicano distinzioni di entità o caratteristiche di un mondo indipendente.
L’esperienza che noi distinguiamo come
accaduta a noi non è mai un problema a meno che non ci accusiamo l’un l’altro
di mentire. È la spiegazione dell’esperienza che costituisce un problema come
fonte di conflitti. L’esperienza emerge spontaneamente letteralmente dal nulla,
oppure, se vogliamo, dal caos, dal dominio sul quale non possiamo dire nulla
che non nasca dalle coerenze della nostra esperienza. Ciò che dico è valido per
ogni dominio di esperienze, sia questo la vita, la fisica, la fisica
quantistica, le relazioni umane … Tutti questi differenti domini di esperienza
sono domini esperenziali vissuti come domini di spiegazioni delle nostre
esperienze attraverso le nostre esperienze. Ma le nostre esperienze non sono
disordinate, esse nascono coerentemente in quanto nascono in noi dal niente.
Così noi esistiamo in questa meravigliosa situazione esperienziale nella quale
noi, in quanto osservatori che esistono nel presente, siamo la sorgente di ogni
cosa, pesino di ciò che possiamo trattare nelle coerenze delle nostre
esperienze come osservatori, come entità che attraverso la loro operazione
danno vita all’operazione dell’osservare e di spiegare i loro accadimenti
all’interno di un dominio chiuso di spiegazioni.
La grande tentazione è di trasformare
l’astrazione delle coerenze che distinguiamo delle nostre esperienze con
nozioni come realtà, esistenza, ragione, spazio, coscienza.. oppure tempo, in
principi esplicativi.
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