La cultura
"Quando parliamo di cultura, parliamo di reti chiuse
di conversazioni che generiamo, realizziamo e conserviamo in modo principalmente
inconscio nel nostro vivere come esseri umani che vivono in essa... Il
carattere fondamentale inconscio della rete chiusa di conversazioni della
cultura in cui viviamo determina, in ogni istante, ciò che possiamo
spontaneamente pensare, sentire o fare senza rendercene conto, a meno che non
riflettiamo sui fondamenti di ciò che pensiamo, sentiamo e facciamo" (Humberto
Maturana e Ximena Davila, El árbol del vivir, pag. 69).
La riflessione che emerge dal testo citato ci invita a
prendere consapevolezza del carattere invisibile e influente della cultura
sulla nostra vita quotidiana. La cultura, descritta come una rete chiusa di
conversazioni, agisce come un contesto determinante che condiziona ciò che
pensiamo, sentiamo e facciamo, spesso senza che ne siamo consapevoli. Questa
riflessione richiama la necessità di un processo di introspezione e di
riflessione profonda, per poter comprendere come le dinamiche culturali e
relazionali influenzano il nostro comportamento e, di conseguenza, il nostro
benessere.
Nel contesto
scientifico, le neuroscienze e la psicologia sociale hanno ampiamente studiato come
le relazioni interpersonali e il contesto culturale plasmino il nostro cervello
e la nostra psiche. Ad esempio, la teoria dell’attaccamento, proposta da John
Bowlby, suggerisce che le prime esperienze relazionali con i caregiver
influenzano profondamente la capacità di una persona di instaurare relazioni
sane e soddisfacenti nel corso della vita. Le relazioni che costruiscono la
nostra realtà emotiva e cognitiva, così come le norme e le aspettative sociali,
sono integrate nel nostro sistema biologico, al punto da diventare parte del
nostro inconscio (Bowlby, 1969).
Inoltre,
secondo la teoria del costruttivismo sociale di Vygotskij, la cultura è vista
come un “strumento” fondamentale per la costruzione della nostra identità e del
nostro pensiero. Vygotskij afferma che “ogni funzione nella cultura appare due
volte, prima a livello sociale e poi a livello individuale” (Vygotskij, 1978).
Ciò significa che l’influenza della cultura non è solo un fatto esterno, ma si
radica nelle nostre capacità cognitive, modellando la nostra comprensione del
mondo e le modalità con cui interagiamo con gli altri.
Questa
consapevolezza ci invita a esplorare come possiamo espandere il nostro pensiero
e il nostro comportamento per promuovere un benessere maggiore nelle nostre relazioni.
Se la cultura e le dinamiche relazionali sono spesso invisibili e automatiche,
il nostro primo passo consiste nel rendere visibile e consapevole ciò che
accade all’interno di queste “reti chiuse”. Solo così possiamo iniziare a
comprendere e trasformare le dinamiche relazionali che supportano il nostro
spazio psichico, ovvero il nostro modo di essere nel mondo. L'invito ad
imparare dalla nostra natura biologica-culturale non è solo una sfida
intellettuale, ma una possibilità concreta di migliorare le nostre interazioni,
arricchendo la nostra vita affettiva e sociale.
In
definitiva, l’ampliamento del nostro pensiero non si limita a un'astratta
riflessione teorica, ma diventa un’esperienza concreta che ci invita a rivedere
le relazioni quotidiane, a scoprire nuovi modi di essere e di relazionarci.
Solo attraverso questa consapevolezza possiamo evolvere verso un benessere
relazionale che arricchisca la nostra vita e quella degli altri.
Fonti:
- Bowlby, J. (1969). Attachment
and Loss: Volume 1. Attachment. Hogarth Press.
- Vygotskij, L. S. (1978). Mind
in Society: The Development of Higher Psychological Processes. Harvard
University Press.
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