Il conflitto tra poteri: una questione culturale che genera disagio

 


Il conflitto tra poteri: una questione culturale che genera disagio

L’equilibrio tra il potere religioso e quello civile ha da sempre rappresentato una questione complessa, che trova riscontro tanto nella tradizione quanto nella contemporaneità. La processione del Santo Patrono, in cui il prete in abiti liturgici precede il sindaco con la fascia tricolore, ne è l’emblema: un simbolico bilanciamento tra sacro e profano, tra autorità spirituale e temporale. Tuttavia, non sempre questa armonia si realizza, e ciò può degenerare in conflitti che, oltre a evidenziare tensioni culturali radicate, hanno conseguenze tangibili sul benessere collettivo.

Un esempio emblematico è quanto accaduto a Specchia, in provincia di Lecce, dove una lite tra la sindaca Anna Laura Remigi e il parroco Don Antonio Riva ha portato quest’ultimo a sentirsi male. Al centro del diverbio vi era la richiesta della sindaca di essere inserita come rappresentante istituzionale nello statuto del comitato per la festa di San Nicola, una proposta respinta dal parroco perché ritenuta non conforme alle linee guida. I toni si sono rapidamente inaspriti, fino al punto di costringere il parroco a ricorrere a cure mediche, ponendo fine alla riunione in un clima di imbarazzo generale.

Una questione culturale

Questo episodio, per quanto specifico, riflette una dinamica universale: la lotta per il potere, che non risparmia neanche gli ambiti più piccoli, come l’amministrazione di un condominio o l’organizzazione di una festa patronale. Si tratta di una questione squisitamente culturale, radicata nella tendenza umana a difendere il proprio ruolo e la propria autorità in modo assoluto, senza aprirsi a compromessi o dialoghi costruttivi. Come scrive il filosofo francese Michel Foucault, "Il potere non si dà, si prende; e una volta preso, si difende con tutti i mezzi" (Sorvegliare e punire, 1975). Questo atteggiamento, però, anziché rafforzare la comunità, la disgrega, generando conflitti che spesso sfociano in situazioni di disagio psicologico e fisico.

Disagio e malessere collettivo

Il caso di Specchia è significativo anche per un’altra ragione: dimostra come i conflitti di potere possano avere effetti diretti sulla salute delle persone coinvolte e, per estensione, della comunità. La tensione accumulata durante discussioni accese, l’ostilità percepita e il senso di frustrazione alimentano un clima che finisce per “ammalare” tutti. Lo psicologo Daniel Goleman, nel suo libro Intelligenza emotiva (1995), sottolinea come le emozioni negative prolungate possano influire non solo sul benessere mentale, ma anche sul sistema immunitario e cardiovascolare. Il malore del parroco Don Riva è dunque simbolico: un segnale d’allarme di un disagio più ampio che, se non affrontato, rischia di propagarsi come un virus all’interno della collettività.

Un richiamo alla responsabilità

Questi episodi ci richiamano alla necessità di una maggiore consapevolezza e responsabilità nella gestione delle relazioni di potere. Le autorità, sia religiose che civili, dovrebbero lavorare in sinergia, mettendo da parte i personalismi e focalizzandosi sul bene comune. Come scriveva il filosofo tedesco Hans-Georg Gadamer, "Il dialogo autentico è l’unico mezzo per superare i conflitti, poiché ci pone di fronte alla verità dell’altro e ci costringe a ridefinire la nostra posizione" (Verità e metodo, 1960).

Conclusione

Il conflitto tra la sindaca e il parroco di Specchia non è solo un aneddoto curioso, ma un monito che ci invita a riflettere sulla natura profondamente culturale delle lotte di potere e sui loro effetti deleteri. Il superamento di questi conflitti passa attraverso un cambiamento di mentalità che ponga il dialogo e la collaborazione al centro delle relazioni umane. Solo così sarà possibile creare una comunità sana, in cui il potere non sia strumento di divisione, ma risorsa per la crescita collettiva.


Bibliografia

  • Michel Foucault, Sorvegliare e punire, 1975.
  • Daniel Goleman, Intelligenza emotiva, 1995.
  • Hans-Georg Gadamer, Verità e metodo, 1960.

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