Il naufragio di San Cesario a Terracina
Superata la fase dell'adolescenza, Cesario decise di
partire, con i suoi compagni, alla volta di Roma, dove il Cristianesimo era una
religione illecita punibile con le massime pene: i suoi fedeli venivano
accusati, in particolare, di empietà in quanto si rifiutavano di compiere i
sacrifici, obbligatori per legge, agli dei della religione romana ufficiale. E'
da ricordare anche il rifiuto dei cristiani di adorare, oltre alle numerose
divinità pagane, la figura dell'imperatore (Cesare) come dio e per questo
venivano incriminati per lesa maestà e ateismo.
La nave tuttavia naufragò - a causa di una furiosa tempesta
- sulle coste di Terracina, una città situata all'estremità meridionale
dell'Agro Pontino e ai piedi dei Monti Ausoni, che qui si prolungano sino alla
costa separando la Pianura Pontina dalla più piccola Piana di Fondi. Il giorno
successivo i suoi compagni, percorrendo la via Appia Antica, si misero in
cammino per raggiungere la capitale dell' Impero, ma Cesario decise di fermarsi
in questa città in quanto era rimasto fortemente impressionato dal divario tra
ricchi e poveri: i malati, gli oppressi e i moribondi erano lasciati ai margini
della città, mentre al suo interno la nobiltà viveva nel lusso più sfrenato. Il
diacono si prese cura dei poveri, dei deboli e degli infermi perché nel loro
viso vedeva il ritratto di Dio.
Cesario rimase nascosto in città, nella casa di un
cristiano, il monaco Eusebio, servo di Dio: fu accolto nella comunità cristiana
formata da Epafrodito, uno schiavo di origine greca, primo vescovo di Terracina
nella metà del I sec. d. C.. Epafrodito fu uno dei settantadue discepoli
(primitivi seguaci di Gesù Cristo) e venne ordinato dall'apostolo Pietro nel 50
d. C.. Secondo la "Passio parva", il martirio di Cesario è avvenuto
in età neroniana (54-68 d.C.), datazione accettata anche dal famoso agiografo
tedesco Laurentius Surius: vi è un chiaro tentativo di avvicinare il nostro
diacono allo storicamente provato passaggio degli apostoli Pietro e Paolo nella
città di Terracina. L'evangelizzazione di Paolo lungo l'Appia è attestata dagli
Atti degli Apostoli, che fanno riferimento al suo viaggio da Pozzuoli verso
Roma con le soste a Tres Tabernae e a Foro Appio, nella zona pontina.
La sua sosta a Terracina viene ricordata negli Atti apocrifi
di Pietro e Paolo dello Pseudo Marcello: "Partiti da Baia, giunsero a
Gaeta, dove Paolo prese ad insegnare la parola di Dio. Vi rimase infatti per
tre giorni in casa di Erasmo, che Pietro aveva inviato da Roma a predicare il
vangelo di Dio. Partito da Gaeta, arrivò alla borgata di Terracina. Vi rimase
sette giorni in casa del diacono Cesario, ordinato da Pietro. Di qui navigò
attraverso il fiume ed arrivò ad un luogo detto Tre Taverne".
Il dato cronologico fornito dal narratore — la persecuzione
di Nerone — non è accettato da una parte della moderna critica storica, che
sposta la data del martirio di Cesario al 250 d. C., quindi durante la
persecuzione di Traiano Decio (249-251). Questa data però contrasta con la
cronologia tradizionale e con i periodi del martirio secondo le varie
Passiones.
Il diacono decise, dunque, di dedicarsi alla parte più
povera della popolazione, insieme al compagno e maestro spirituale, il
presbitero Giuliano. Cesario e Giuliano iniziarono la loro opera di
evangelizzazione a Terracina: imperniarono la loro missione sulla predicazione,
sulla conversione e sulla formazione di comunità cristiane nelle quali tutti
dovevano vivere nell'amore e nella libertà. Cominciarono a predicare prima con
l'esempio e poi con la parola. Inizialmente il popolo era piuttosto diffidente
nei loro confronti, ma ben presto cominciò a stimarli, a seguirli e molti
chiesero di essere battezzati. Secondo alcuni studiosi, Cesario sarebbe
"l'unico autentico martire" di Terracina, mentre il presbitero
Giuliano apparterebbe alla tradizione storica e culturale di altre chiese. Il
Lanzoni ipotizza che l'autore della Passio per descrivere la storia del giovane
diacono abbia congiunto il nostro protagonista con il martire Giuliano di
Anazarbo, mettendoli in relazione e facendoli morire insieme in quanto
accomunati dalla medesima modalità di esecuzione della sentenza di morte, ossia
la poena cullei. Durante il Medioevo, nel territorio di Sutri (Viterbo), la
precoce ricezione della Passio sancii Cesarii determinò la costruzione della
chiesa di San Cesario in Martula e successivamente quella dedicata al compagno
Giuliano, situata nella contrada Saccello.
Brano e disegno tratti dal Libro illustrato sulla vita di
San Cesario, o Cesareo, diacono e martire di Terracina: "CAESARIUS
DIACONUS" / Testi e illustrazioni di Giovanni Guida, 2015. (Studio della
Passio Sancti Caesarii diac. et Iuliani presb. Terracinae mart.)
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