Raccontatemi la politica please!
E dopo Marco Damilano, giornalista politico e cronista
parlamentare e vicedirettore de L’Espresso, Stefano Cristante, docente di
Sociologia della comunicazione dell’Università del Salento, moderati da
Pierpaolo Lala si è chiusa, nel paese più bello del Mondo, la rassegna di
giornalismo politico “mi lasci finire, io non l’ho interrotta”.
San Cesario di Lecce può essere orgogliosa perché a
organizzare questa due giorni, insieme ad altri, ci sono stati Lucy Luperto, Luigi Patarnello, Gianni Nobile
e Giancarlo Greco che sono esponenti dell’Associazione Culturale L’Alambicco.
Personalmente li ringrazio per aver “regalato” questo evento che spiegherò poi perché,
a mio modesto avviso, rappresenta l’unico paradigma di giornalismo politico che
mi piace.
Quando Pierpaolo Lala ha citato “i sancisariani” ha aggiunto
che, anche se da lui sollecitati, non avevano inteso accettare di salire sul
palco. L’ha giustificato affermando che i soci dell’Alambicco sono persone
riservate e schive. Questo valore rappresentato dai nostri compaesani è un faro
per l’impegno di tutti noi, si tratta di servizio, fatto per il piacere di
farlo e senza la ricerca ossessiva dell’applauso o del consenso. Chapeau! Tanto
di cappello!
Ho accennato prima alla rassegna "sancisariana"come paradigma di comunicazione politica. Personalmente, da
anni, non guardo i talk show politici. Non mi piacciono e quindi non li guardo.
Ieri sera c’è stato un dibattito sul nuovo palinsesto presentato dalla Rai e Gennaro Pesante, giornalista, addetto stampa
della Camera dei Deputati, ha dato la notizia dei nuovi talk show politici oltre alla notizia del ritorno di Pippo Baudo
a “Domenica In” all’ascolto della quale io solo ho applaudito “spontaneamente”
(adoro Pippo Baudo).
Non sono riuscito a capre le differenze tra quest'anno e l'anno scorso parlava di Santoro e di Ballarò non so proprio che facciano i politici e giornalisti nei talk show. Invece ho seguito per 10 ore in due giorni la rassegna nel paese più bello del Mondo. Perché?
Non sono riuscito a capre le differenze tra quest'anno e l'anno scorso parlava di Santoro e di Ballarò non so proprio che facciano i politici e giornalisti nei talk show. Invece ho seguito per 10 ore in due giorni la rassegna nel paese più bello del Mondo. Perché?
Già! Mi sono chiesto perché.
La risposta mi è venuta spontaneamente ed è questa: perché ieri e l’altro
ieri a San Cesario di Lecce ci sono stati osservatori politici, ovvero
giornalisti e scienziati della Comunicazione, che mi hanno spiegato con chiarezza
e semplicità quello che sta accadendo nei parlamenti e governi eletti e da
leggere degli Stati Uniti, Inghilterra, Europa e Italia.
Tutto qui.
Io non ho le informazioni del Mondo dei parlamenti e governi
eletti e da leggere. Ma so che questo Mondo ha le sue dinamiche, le sue regole,
i suoi riti. Io non conosco le confidenze, i rumor (pettegolezzi, chiacchiere), le congetture che circolano
nei luoghi della rappresentanza politica.
Ci sei tu che fai il giornalista politico che me le racconti!
E siccome ciò che osserva Marco Damilano è la stessa cosa
che osserva Giuliano Ferrara o Alessandro Gilioli, è interessante ascoltare cosa
mi restituisce ognuno di loro, ognuno dal proprio osservatorio specialistico. Nella narrazione, nel racconto che ognuno di loro fa, posso cogliere a mia
volta un racconto nuovo, quello che poi andrò a fare io, a casa, a mia moglie o agli
amici o al bar.
Semplice no?
Ecco io sono stato 10 ore, inchiodato sulla sedia, alla
distilleria De Giorgi, nel paese più bello del Mondo perché ho assistito a
questo. Ci sono state persone che mi hanno dato preziosissime informazioni
semplicemente raccontandomi ciò che avevano visto e ciò che erano riusciti a
farsi raccontare.
Non ci sono stati insulti, non c’è stata nessuna rissa, non c’è
stata propaganda.
Si capiva perfettamente che c’era un giornalista che nutre speranza e fiducia nell’azione del capo del governo e un altro che invece non nutre speranze né fiducia.
Si capisce, è chiaro!
E nel racconto di chi nutre speranze e fiducia si colgono le ragioni di tali sentimenti, così come nel racconto dei dubbi e delle perplessità si percepiscono le ragioni degli altri.
Si capiva perfettamente che c’era un giornalista che nutre speranza e fiducia nell’azione del capo del governo e un altro che invece non nutre speranze né fiducia.
Si capisce, è chiaro!
E nel racconto di chi nutre speranze e fiducia si colgono le ragioni di tali sentimenti, così come nel racconto dei dubbi e delle perplessità si percepiscono le ragioni degli altri.
Senza violenza, senza tifoserie.
Ecco, auspico che i giornalisti facciano questo, spero di
avere la possibilità di seguire dibattiti di questo tipo. Con sincerità non ho
alcun interesse per tutto quello che propone adesso il giornalismo politico
fatto in presenza dei politici.
Il racconto che ha fatto Gennaro Pesante delle telefonate
dei politici ai conduttori televisivi, finalizzate a farsi invitare nelle
trasmissioni Tv, mi ha fatto capire che c’è l’esigenza, da parte dei rappresenti
politici, di parlare direttamente alla popolazione. Che lo facciano! C’è il
presidente del Consiglio che lo fa attraverso i social network insieme a tanti
altri.
Io affermo che è legittimo che questi politici appaiano in
Tv e che lo facciano con i professionisti della comunicazione disposti a farlo
insieme a loro.
Mi aspetto anche, però, che ci siano dei professionisti che
vogliano raccontarmi loro, dal loro osservatorio privilegiato, ciò che fa il
politico e ciò che fa la politica. Ecco questo mi aspetto, che poi è
esattamente quello che è accaduto l’8 e il 9 luglio a San Cesario di Lecce, nel
paese più bello del Mondo.
Antonio Bruno
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