Presidente del Comitato feste patronali del paese più bello del Mondo
Il Comitato feste patronali, con la direzione spirituale del
nostro parroco don Gino, è presieduto dal nostro concittadino Pietro Capone.
Durante tutto l’anno l’ho incontrato la domenica, all’uscita
dalla messa, sempre presente, e tutti quelli che l’hanno incontrato hanno
potuto constatare l’impegno per la raccolta dei fondi necessari all’allestimento
della festa del nostro Santo Patrono Cesario.
Le tradizioni, qui sto scrivendo delle tradizioni e di chi
si impegna in prima persona per mantenerle sempre vive.
San Cesario di Lecce è nel Salento che è un punto di approdo
per quanti provengono dall’altra parte dell’Adriatico, e di passaggio per
percorsi diretti verso l’oriente (la Terrasanta), e il santuario di Santa Maria
di Leuca.
L’intero territorio è reso, inoltre, fascinoso e
interessante dalle leggendarie presenze di cui si racconta, dai meccanismi
terapeutici legati al male di san Donato e al tarantismo, da un importante
repertorio di musica e di danza popolare, dalla varietà dell’alimentazione, dai
particolari sistemi di preparazione del cibo.
Ecco don Gino, Pietro Capone e i loro predecessori Don
Oronzo e i presidenti che l’affiancarono, don Francesco Carlà e i presidenti di
allora (mi fermo qui perché la mia memoria non va oltre) hanno contribuito a
mantenere il nostro Santo Protettore associato a spettacolari luminarie e
meravigliosi giochi pirotecnici, di cui i maestri salentini sono primi nel
mondo.
Qualche giorno fa ho incontrato Pippi Leo, il predecessore
di Pietro Capone che ha dato per 12 anni il suo contributo. Era contento di ciò
che era stato, anche se un po’ insoddisfatto per non essere riuscito a
infondere in tutti “li Sancisariani” l’amore per le nostre tradizioni.
Oggi ho incontrato Pietro Capone, mi ha chiesto che ne pensassi
dell’allestimento di quest’anno. Gli ho risposto che a me piaceva. Lui mi ha
riportato alcune osservazioni di “sancisariani”.
Vanno bene le osservazioni! Va bene anche dire che si poteva
fare di più e meglio. Solo che dopo questo, c’è la necessità trarne le necessarie
conseguenze, di far seguire un impegno. Si tratta di andare dal nostro Parroco
don Gino per dirgli: “don Ginu, nui la festa la facimu l’annu scene, e la
facimu mutu meju te lu Pietru”. Ecco questo è un bellissimo modo di competere
per cooperare.
Competere per cooperare al fine di rendere ancora più vive
le nostre tradizioni.
Il mio amico Prof Eugenio Imbriani già mi ha dato una mano
per riportare alla vita “li zzoccaturi te san cisariu”, chissà che, magari, chiedendoglielo,
non possa fare la stessa cosa con la festa, per far rivivere le tradizioni del
paese più bello del Mondo.
Antonio Bruno
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