La festa “ranne” e i suoi retaggi
I festeggiamenti in onore del Santo Patrono, San Cesario
Diacono e Martire, si svolgono nella quarta domenica di Luglio, giorno in cui
si ricorda la traslazione della Santa Reliquia dal Palazzo Ducale alla Chiesa
Matrice, avvenuta nel 1724.
La festa “ranne” (grande, la principale) è l’espressione del
sodalizio sacro e laico, essa coniuga i due poli del potere: quello civile, un
tempo rappresentato dai signori locali, i Duchi Marulli, oggi dal Comune,
quello religioso, espressione della devozione verso il proprio Santo
Protettore.
La storia paesana annovera due altri festeggiamenti in onore
del Santo che precedono questo della traslazione: San Cesariu te lu Sinnecu
(San Cesario del Sindaco) e San Cesariu te le tritici fòcare (San Cesario dei
tredici falò).
Il primo, si svolge tutt’oggi il 7 Novembre, coincide con la
festa liturgica vera e propria.
Data che ricorda l’anniversario del martirio del Diacono
Cesario, avvenuto sotto l’Imperatore Traiano nel I secolo d. C.
In questa occasione è consuetudine rendere un omaggio
floreale al simulacro lapideo del Santo collocato nel fastigio della facciata
della Chiesa Matrice, a 25 metri d’altezza, rituale attualmente condotto, per
ovvi motivi di sicurezza, con l’intervento dei Vigili del Fuoco.
Una volta il “rischio” di inerpicarsi a corpo libero fino
alla sommità della chiesa, attraversando la stretta cornice marcapiano, era
segno di profondo fervore religioso, un umano atto di devozione per invocare la
protezione del Santo sui lavoratori che rischiano la vita svolgendo l’attività
di muratori, carpentieri, scalpellini, imbianchini, ecc.
Il secondo, soppresso dalla Chiesa nel dopoguerra, si
svolgeva il 20 Febbraio a memoria di un evento miracoloso avvenuto nel XIX
secolo. Si tramanda che un violento nubifragio si era abbattuto sul paese e un
fulmine aveva colpito sul volto, deturpandolo, la statua lapidea del Santo
posta nel fastigio della Chiesa. Ad ogni ricorrenza gli abitanti delle tredici
contrade dell’antico abitato si riunivano per pregare e accendere “le focare”,
fascine di sarmento, in piazza o nelle rispettive vie:
San Gjuanne, Via Caponic,
Subbra ‘Llautu, Via Immacolata,
La Cruce te Lecce, Via Croce di Lecce,
Lu Puntune te Lecule, Via Lequile,
le Muline, Via Martini,
Santu Lia, Via Sant’Elia,
La Cannilora, Via Vincenzo Cepolla,
Santu Roccu, Via Dante Alighieri,
La Gjurdana e La Gjurdanella, Via Guglielmo Marconi,
Lu ‘Nfiernu, Via Cavour e Via Vittorio Emanuele II,
Le Puzze Noe, Via Giuseppe Mazzini,
Rethu la Chiesa, Via Duomo.
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Maria Grazia Martina
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