Il reliquiario dalle tre chiavi


A San Cesario di Lecce, nella Chiesa Matrice, il nostro Parroco Don Gino mi ha indicato, nell’altare dedicato a San Cesario, il reliquiario. Don Gino mi ha spiegato che in quel reliquiario vengono custodite e conservate  le  reliquie dei Santi, vale a dire resti corporei o secondari e ricordi di personaggi 'santi', oggetto di venerazione.
Don Gino mi ha anche spiegato che il reliquiario di San Cesario ha tre chiavi, con tre serrature diverse. Una chiave era custodita dal Procuratore del Capitolo, una dal Duca e infine l’ultima dal Sindaco.

Il reliquiario quindi poteva essere aperto solo in presenza di queste tre persone.
Don Gino ha voluto che il reliquiario fosse restaurato. Tale operazione, anche se è stato un impegno economico gravoso per la Comunità parrocchiale, ha restituito le decorazioni della porta di legno.
Ho ringraziato Don Gino per le preziose informazioni e mi sono riservato di andarlo a trovare ancora per ottenerne altre da scrivere nel mio blog.
Nell'ambito cristiano, la reliquia e il suo culto si basano sulla fede nella risurrezione dei morti, ovvero sulla dottrina della risurrezione della carne e sulla convinzione che Dio non permette che il suo santo "veda la corruzione" (Sal. 16 [15], 10; At. 2, 27).

Questo riguardò dapprima i martiri della Chiesa, come già si apprende dal resoconto del martirio del vescovo Policarpo di Smirne (m. nel 156 ca.), in cui Eusebio (Hist. eccl., IV, 15, 43; Die griechischen christlichen Schriftsteller, II, 1, Leipzig 1903, p. 353) riferisce che il sangue versato dal martire fu raccolto dai panni dei fedeli.
La morte venne pertanto intesa come dies natalis, la tomba come sanctorum locus. Nell'identità tra corpo perituro e trasfigurato, nel corpus incorruptum (Gregorio di Tours, De gloria martyrum, 62; MGH. SS rer. Mer., I, 2, 1885, p. 530) è dunque da riconoscere il presupposto sostanziale per la venerazione dei resti terreni dei santi, lapides vivi della Chiesa.

Antonio Bruno

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