San Cesario Conversione del console Leonzio
Quando Lussurio ebbe appreso
quest'evento soprannaturale, si recò immediatamente a Terracina ed
esclamò: "È vero, o Leonzio, che Cesario ha utilizzato i suoi
incantesimi magici ?"-"E' vero," rispose Leonzio; e
rivolgendosi a Cesario, disse: "Oggi sentirai gli effetti della
mia collera". Il diacono rispose: "Non temo né te né il
tuo imperatore: è vero, come dici tu, che oggi si infiammerà la tua
ira, ma svanirà domani, e quando sarete morti non potrete più
niente". Lussurio interruppe queste parole ed esclamò: "Eh
cosa, Leonzio, tu senti quest' infelice lanciare insulti contro i
nostri imperatori, e tu esiti ancora ad annientarlo?". Il
console Leonzio disse: "Che tipo di tortura vuoi imporre?"
e Lussurio rispose: "Perchè non convochiamo tutto il popolo nel
tempio dove ha esercitato la sua magia?". I pagani vedevano
effetti di magia nei miracoli, nei fatti straordinari che accadevano
tra i cristiani. Così tutto il popolo si incontrò in questo luogo,
esposero il cadavere del pontefice Firmino e Lussurio rivolse queste
parole alla moltitudine: "Vedete dinanzi a voi un uomo empio,
che non teme né gli dei né principi, ha appena ucciso il pontefice,
e distrutto con la sua stregoneria il tempio sacro costruito dai
nostri antenati". Cesario diacono esclamò: "E' giusto,
miei fratelli, obbedire a un uomo, piuttosto che a Dio Maestro
Sovrano dell'Universo. Qual è questa religione che comanda di
procurare la salvezza della vostra patria con l'effusione di sangue
umano? Vi chiedo di fare penitenza per il sangue innocente che è
stato versato; vi esorto a credere in Cristo, Figlio di Dio, e
servirlo". Tutte le persone gridavano: "E' un uomo
virtuoso, e ciò che ci propone è giusto". Lussurio lo fece
riportare nella prigione, dove fu lasciato un anno e un giorno. La
prigione - o custodia - secondo l'autore della Passio, era ubicata
presso il foro stesso: nulla è ancora emerso dalle ricerche
archeologiche, anche perché, se essa era veramente situata presso il
Foro Emiliano, sarà stata sostituita o inglobata dalle costruzioni
di epoca successiva.
Lussurio, trascorso un anno, inviò un
messaggero da Leonzio per consultarsi sul tipo di punizione da
infliggere al giovane diacono. Il console decise di far condurre di
nuovo l'accusato in Forum civitatis Terracinae: Cesario uscì dalla
prigione emaciato dalla sofferenza della fame e spogliato dei suoi
vestiti, ma coperto dai suoi lunghi capelli: durante il periodo di
prigionia un angelo del Signore l'aveva vegliato giorno e notte.
Quando fu portato al centro del foro, disse ai soldati che lo
tenevano in catene:"Voglio pregare, allentatemi un po' le
catene, affinché possa rendere grazie al mio Signore Gesù Cristo,
che si è degnato di annoverarmi tra i suoi servitori".
Immediatamente si gettò a terra ed adorò il Signore,
dicendo:"Signore, mio Dio, Padre del mio Signore Gesù Cristo,
mostraci la tua Misericordia". In quel momento una luce celeste
apparve e rischiarava tutto il corpo del giovane diacono. Vedendo
ciò, il console Leonzio gridò a gran voce: "Il Dio che predica
Cesario è veramente il Signore Onnipotente". Si gettò ai piedi
del diacono, si tolse la clamide, vestì Cesario e lo pregò, davanti
a tutto il popolo, di battezzarlo. Cesario disse: "Credi, e
vedrai presto una Luce radiosa". Poi prese l'acqua e battezzò
Leonzio nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, mentre
il presbitero Giuliano - che si trovava lì presente - gli amministrò
il Corpo e il Sangue del Signore Gesù Cristo. Dopo aver ricevuto
questi sacramenti, Giuliano recitò una preghiera sulla sua testa,
terminata la quale, Leonzio spirò. Il corpo di Leonzio fu salvato
dalla moglie e dai figli, che gli diedero sepoltura in 'Agro Varano",
nelle vicinanze della città, /H Kat Nov. (30 ottobre). Dalla lettura
del testo risulta evidente che Leonzio trova sepoltura poco prima di
entrare in città, chiaramente extra urbem, ma molto vicino ad essa.
Non siamo completamente all' oscuro circa il luogo nel quale si
tenevano le adunanze dei primi cristiani e circa la località dove
esisteva il loro cimitero.
L'area indicata con il toponimo "in
Agro Varano" apparteneva ad una agiata famiglia
romano-terracinese, i Vari ("Gens Vara"). Questa famiglia,
convertitasi al cristianesimo, offrì la sua casa per le riunioni
della parola di Dio e per la celebrazione dell'Eucarestia. La Domus
Christiana dei Vari sorgeva presso l'attuale ferrovia di Terracina,
lungo la via Appia antica - dov'è oggi ubicata la nuova chiesa dei
Martiri Terracinesi. Questa casa, essendo situata in prossimità
dell'Appia, frequentatissima in ogni ora del giorno e della notte,
non doveva richiamare troppo l'attenzione su coloro che vi si
recavano. In questo campo i cristiani avevano anche il loro
coemeterium. La legge romana consentiva la proprietà di un cimitero
alle associazioni funerarie (collegi«fimeraticia). Un cimitero già
funzionante, quindi, e nel quale venne posto lo stesso Cesario,
all'indomani del suo martirio, precisamente nella proprietà del
presbitero Quarto di Capua. Sulla tomba di Cesario fu eretta la prima
chiesa cristiana della città, dedicata a Santa Maria ad Martyres,
Santa Maria sulle tombe dei martiri, lo stesso titolo del Pantheon
cristianizzato. La conferma che potesse essere un edificio a
carattere funerario è indirettamente rintracciabile dalla presenza
nella zona di sepolture di età romana, alcune delle quali definite
"tarde". Quella terra divenne uno dei beni del capitolo
della Cattedrale e la località fu ed è chiamata "Le Prebende".
Per quanto concerne la miracolosa conversione e morte di Leonzio,
secondo altre Passiones egli sarebbe rimasto un duro persecutore e
avrebbe fatto morire anche le vergini Rosina e Silvia ed il soldato
Montano. Secondo l'archeologo Francesco Maria Pratilli, dopo la morte
del nostro Leonzio fu Consolare della Campania Virio Turbone. Leonzio
di Terracina è venerato come santo e confessore dalla Chiesa
cattolica.
Brano e disegno tratti dal Libro
illustrato sulla vita di San Cesario, o Cesareo, diacono e martire di
Terracina: "CAESARIUS DIACONUS" / Testi e illustrazioni di
Giovanni Guida, 2015. (Studio della Passio Sancti Caesarii diac. et
Iuliani presb. Terracinae mart.)
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